Tanti i tesori nei musei d'oltre oceano che appartengono alla Sicilia e alla quale sono stati trafugati
E i musei americani fanno un figurone con la roba che appariene a noi
L'abbondanza di tesori in Sicilia, e il grande lassismo dei siciliani nei confronti di tanto lusso, ha fatto si che pirati di tutti i generi e di ogni tempo, arraffasse a piene mani dallo scrigno isolano, andando ad arricchire collezioni estere che hanno così aumentato la loro fortuna.
Nel momento in cui qualcuno si è reso conto di quale grave danno tale sciacallaggio rappresenti per la cultura della Sicilia, e scoperti i lestofanti che si sono approfittati della debole attenzione, tipica dei siciliani, la battaglia per la restituzione delle opere sono esplose fragorose rivelando particolari veramente sorprendenti.
Fra i ''grandi indiziati'', accusati di pirateria culturale ci sono il Paul Getty Museum, di Los Angeles, e il Metropolitan Museum di New York.
Dopo che i loschi traffici tra il Paul Getty e i tomabaroli siciliani sono stati scoperti, un po' per ripulirsi la coscienza, un po' crediamo noi, per distogliere l'attenzione, il museo losangelino ha da poco annunciato la restituzione di tre reperti all'Italia: un cratere firmato da Asteas, pittore di Paestum, che raffigura una scena mitologica con Europa, una epigrafe greca di Selinunte e un candelabro etrusco in bronzo. Ma non è questa l'unica restituizione, nel '99 infatti, era stato restituito al museo di Valle Giulia a Roma un vaso dichiarato di ''valore inestimabile'' e che sarebbe stato comprato nel 1986 per dieci miliardi di lire.
Poca roba, comunque, rispetto a quanto trafugato. Su 104 opere che il Paul Getty possiede, e che definisce capolavori inestimabili, ben 54 provengono da scavi clandestini in Italia e soprattutto in Sicilia. Tra questi la famosa Venere di Morgantina, una statua alta oltre due metri venduta al museo nel 1988 per quasi venti milioni di dollari.
Una lestofante compravendita che andava avanti da svariati anni e che, visto il clamoroso valore degli ''articoli'', sarebbe stata prima o poi inevitabilmente punita.
E giusto qualche settimana fa, l'ormai ex direttrice Marion True si è dimessa dal Paul Getty, perché coinvolta in uno scandalo: avrebbe comprato una casa nell'isoletta greca di Paros con 400 mila dollari pervenuti tramite un amico greco, Christo Michailidis, abituale fornitore di reperti trafugati. Scoperto l'affaire, la True si è dimessa probabilmente anche per non mettere in imbarazzo il museo, visto che sarà presto processata a Roma per l'acquisto dei reperti trafugati.
Sui ''tesori rubati'' del/dal Paul Getty Museum il ''Los Angeles times'' ha pubblicato una inchiesta in cui appariva come la direzione del museo sapesse che circa metà dei reperti acquistati in Italia erano probabilmente trafugati. Dall'inchiesta risulta inoltre che sin dal 1985 il museo sapeva che tre fra i suoi principali fornitori vendevano reperti trafugati, ''il che non ha impedito al museo di continuare ad acquistare da loro''.
L'Italia, giustamente offesa, chiede la restituzione di 42 opere d'arte tra cui la Venere di Morgantina. Certo, sarebbe corretto che il Paul Getty la restituisse al legittimo proprietario, ma in tanto il museo prende sfacciatamente tempo restituendo pezzi di minor pregio, nella speranza di allentare la pressione delle autorità italiane e dell'opinione pubblica americana, ormai largamente contraria all'acquisto di opere trafugate all'estero.
Ma la ladroneria non è esclusiva del Paul Getty Museum, come dicevamo all'inizio anche il celebre Metropolitan Museum di New York custodisce oggetti il cui proprietario sarebbe quell'isola a forma triangolare che sta proprio al centro del Mediterraneo. Al Metropolitan si trova infatti il tesoro d'argento di Morgantina (14 pezzi), alcune coppie di acroliti di gran pregio e monete d'oro coniate a Morgantina, attuale Aidone, in provincia di Enna.
[La foto della ''Venere di Morgantina'' è stata scattata nel 1993 al Museo di Malibù, Los Angeles, California, da Rino Baeli]