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Decade la par condicio per i talk show, mentre scoppia il caso ''Annozero''. Indagato Silvio Berlusconi

13 marzo 2010

Il Tar riaccende la miccia sotto la par condicio. Il tribunale, accogliendo un ricorso di Sky Italia e Telecom Italia Media, ha di fatto avviato un risiko sui talk show sospesi in campagna elettorale che porta dritto a viale Mazzini, dove lunedì prossimo si terrà un Cda straordinario.
L'Agcom, infatti, ha annullato le disposizioni in materia di par condicio per le Tv private dopo che il Tar ha sospeso il blocco dei talk show per le stesse emittenti. Inoltre, della sua decisione l'Autorità ha informato la commissione di Vigilanza Rai "per le valutazioni di sua competenza, in considerazione che i principi che regolano l'informazione e la comunicazione politica nel periodo elettorale sono comuni alla concessionaria pubblica e alle televisioni private e che fino ad oggi sono state omogenee le due distinte discipline regolamentari di applicazione". Proprio recependo il regolamento approvato dalla Vigilanza, il Cda della Rai aveva stoppato trasmissioni come 'Annozero', 'Ballaro'' e 'Porta a porta'.
Il presidente della Vigilanza Rai Sergio Zavoli non ha perso tempo e, entrando nel merito, si è espresso per una modifica del regolamento: "Voglio credere che la Rai, a questo punto, decida di rivedere la scelta di applicare nella versione più restrittiva il regolamento", ha detto. Il presidente della Vigilanza, per uscire dallo stallo, ha anche avanzato una proposta: "Ripropongo il mantenimento dei talk-show nelle reti della Rai, senza la presenza di politici né il ricorso a temi riconducibili all'attualità politica".

Per quel che riguarda i partiti, già subito dopo il verdetto del Tar si sono subito schierati: il Pd, ma in realtà tutta l'opposizione, ha chiesto (e argomentato) che adesso anche la Rai 'riammetta' i talk show. Per il Pdl, la decisione del Tar è solo il colpo di grazia alla legge sulla par condicio, che va superata. Una linea, questa, che ha trovato un interprete d'eccellenza, il presidente del Senato Renato Schifani: "La legge sulla par condicio è una legge che forse andrebbe migliorata, forse è un po' superata e obsoleta".
Della 'contaminazione', invece, del regolamento della Vigilanza da parte del verdetto del Tar è invece convinto Pier Luigi Bersani. "Ci aspettiamo che tali criteri siano fatti propri anche dalla commissione parlamentare di Vigilanza Rai e che tutto il sistema sia messo nelle stesse condizioni, il rischio è che il solo servizio pubblico rimanga ostaggio di norme che limitano libertà e discussione", ha detto il segretario del Pd.
La questione è non solo meramente interpretativa, e come sempre non è impermeabile alla politica. Non a caso, il consigliere Rai d'opposizione Nino Rizzo Nervo ha spiegato: "Le trasmissioni sospese devono andare in onda. Spero succeda, non so se accadrà davvero perché spesso in Rai la forza dei numeri ha prevalso sul buon senso".
Insomma, se lunedì si riprodurrano in Cda le divisioni politiche sarà difficile evitare la cristallizzaione delle situazione attuale. Il punto nevralgico però è quello adesso indicato dalla stessa Autorità, la omogeneità delle regole per Tv pubbliche e private.

Il Pdl, ieri mattina, si era appellato al fatto che il Tar, accogliendo i ricorsi di Sky e TM Media, ha anche respinto i ricorsi della Federconsumatori che riguardavano specificatamente il regolamento della Vigilanza e la delibera del Cda Rai che lo recepiva.
"Questo significa che per quanto riguarda la Rai il regolamento va benissimo così com'è - ha detto Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza Rai -. La notizia, semmai, è un'altra: la legge sulla par condicio, difesa per dieci anni dal centrosinistra, è giunta al capolinea, come noi abbiamo già detto in Vigilanza Rai".
Ma, dall'altra parte, con chiarezza il capogruppo dell'Udc in Vigilanza Roberto Rao aveva osservato: "Non possono esserci disparità tra la Rai e i suoi concorrenti".

E mentre si aspetta la giornata di lunedì, le polemiche divampano sul nuovo caso messo in luce dal Fatto Quotidiano: le presunte pressioni di Silvio Berlusconi al commissario dell'Agcom per tenere a bada, o meglio, per imbavagliare in qualche modo Michele Santoro e il suo "Annozero".
Un caso non soltanto giornalistico, infatti il premier, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il commissario dell'Authority Giancarlo Innocenzi sarebbero stati indagati nell'ambito di un procedimento aperto dalla procura di Trani e condotto dal pm Michele Ruggiero.
Ieri mattina il quotidiano diretto da Antonio Padellaro ha pubblicato un articolo in cui si parla di una indagine partita dal fenomeno delle carte di credito 'revolving' ma che poi si è sviluppata su altri temi. All'attenzione della magistratura sono finite, ha scritto 'Il Fatto', alcune intercettazioni della Guardia di finanza di Bari (comprese quelle con il Direttore generale Rai Mauro Masi che però non risulterebbe tra gli indagati) in cui il premier farebbe "pressioni" per arrivare alla chiusura di 'Annozero' di Michele Santoro e in cui si lamenterebbe tra gli altri anche del programma di Giovanni Floris, 'Ballarò', e del programma di Serena Dandini 'Parla con me'. Il direttore del Tg1 Minzolini (secondo il quotidiano chiamato "direttorissimo" al telefono dal premier), invece, nelle intercettazioni rassicurerebbe Berlusconi su alcuni servizi del Tg1.
Nelle intercettazioni che risalirebbero a circa tre mesi fa, si leggono, a margine del fascicolo, i nomi di Berlusconi, Giancarlo Innocenzi (membro dell'Agcom) e del direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Tutti, secondo "il Fatto", discutono della tv pubblica e dei suoi talk show. "La procura - scrive il giornale - ascolta in diretta le pressioni e le lamentele del premier per Annozero. Rivolte al membro dell'Agcom Giancarlo Innocenzi". Con inviti molto espliciti a chiudere il programma. In un'altra di queste telefonate il presidente del Consiglio si lamenta della presenza del direttore di Repubblica Ezio Mauro e di Eugenio Scalfari in un'altra trasmissione da lui odiata, Parla con me, condotta da Serena Dandini. Innocenzi avrebbe rassicurato il premier sulla "soluzione" del problema. E visto che per agire contro Annozero l'Agcom deve ricevere degli esposti, lo stesso Innocenzi si sarebbe detto disponibile a mobilitare alcuni suoi funzionari come consulenti sulla materia. Altrettanto clamorose le telefonate di Innocenzi al dg della Rai, Mauro Masi, in cui lamenta le continue pressioni del premier: "Nemmeno nello Zimbabwe", è il commento del direttore generale.
Disponibilissimo a venire incontro alle esigenze del capo del governo, sulla base delle rivelazioni del Fatto, è il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, che si sarebbe detto pronto a intervenire, ad esempio, sul caso Spatuzza: e infatti il giorno dopo in tv arriva il suo editoriale, in cui definisce "bugie" le parole del pentito di mafia.

Sulla vicenda è subito intervenuto il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, chiarendo che "in tutte le occasioni nelle quali è stata chiamata in causa, a vario titolo, l'Agcom ha sempre risposto in modo univoco: 'L'Autorità non esercita censure preventive perché contrarie all'art. 21 della Costituzione, rispetta la libertà dei giornalisti, tutela il pluralismo dell'informazione'". L'Autorità, ha detto ancora Calabrò, "parla attraverso i propri atti; e questi atti dimostrano inequivocabilmente la sua indipendenza e autonomia di giudizio. Anche in relazione alle regole da osservare nel periodo elettorale in materia d'informazione e di comunicazione politica l'Autorità non ha mancato di dare nelle sedi competenti il suo istituzionale contributo al chiarimento dei termini della questione".
Secondo il consigliere d'amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo, "se il direttore del Tg1 non smentisce e se le rivelazioni del Fatto saranno confermate si apre un problema molto serio che il Cda straordinario di lunedi dovrà affrontare con serietà ed urgenza. Garantire che non vi siano ombre sulla principale testata televisiva è un dovere ineludibile per chi amministra un servizio pubblico raiotelevisivo".
Augusto Minzolini, interpellato dall'AGI sulla questione ha dichiarato: "Non so di cosa si parla, non ho ricevuto nessun avviso di garanzia e quale è il reato? Berlusconi mi avrà telefonato due o tre volte, non di più e comunque quanto Casini e gli altri. Siamo alla follia, credo di essere la persona più cristallina del mondo, quello che penso lo dico in tv". "Tutto questo è demenziale, insulso, è un'intimidazione, ma non funziona assolutamente. Di fronte a una cosa del genere io vado ancora più dritto - ha detto ancora il direttore del Tg1 - Poi io con Santoro non c'entro nulla, faccio un'altra cosa, sono da un'altra parte".
In difesa di Minzolini è intervenuto il consigliere d'amministrazione Rai Antonio Verro: "Il tentativo di delegittimare il Direttore del Tg1 attraverso frammenti di ipotetiche intercettazioni, tra l'altro estrapolate da ogni contesto e messe insieme da un piccolo giornale non certamente noto per il suo equilibrio, è frutto di un clima politico avvelenato e convulso che, spiace constatare, appassiona purtroppo anche autorevoli voci vicine alla Rai". "Come Direttore - ha insistito Verro - anche attraverso i suoi dibattuti editoriali Minzolini ha sempre dato ampiamente prova della sua trasparenza, coerenza e onestà intellettuale e il pubblico televisivo glielo ha sempre riconosciuto, come dimostrano anche i suoi risultati di ascolto".

"E' una cosa di una gravita' inaudita. Mi auguro che le massime autorità dello Stato intervengano" è stato il commento di Michele Santoro. "Io per tanto tempo - ha affermato - ho condotto una battaglia solitaria contro un aribitro che dovrebbe essere terzo e invece è lottizzato da partiti. Mi pare che ora stia venendo fuori in tutta la sua gravità il carattere di arbitro 'farlocco' dell'Authority per le Tlc. D'altronde, basterebbe leggere l'elenco dei componenti dell'Autorità per capire che invece di garantire la terzietà stabilità dalla Costituzione per le Autorità di garanzia, l'unica cosa garantita è la lottizzazione", ha concluso Santoro.

"Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi, sono "asserviti" ai diktat di Silvio Berlusconi, quindi si devono dimettere" ha attaccato il presidente dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro che intervenendo alla Camera ha annunciato di aver già depositato un'interrogazione urgente che invita il presidente del Consiglio a riferire in Parlamento sul contenuto delle intercettazioni della Guardia di Finanza di Bari e sul relativo fascicolo aperto dalla procura di Trani. "L'Idv - ha dichiarato Di Pietro - vuole informare i cittadini del grave rischio che il 'novello Adolfo', chiuso nel suo bunker, sta mettendo in atto contro la democrazia. Oggi abbiamo appreso che Berlusconi era in contatto con un componente dell'Agcom per decidere quali trasmissioni e quale informazione doveva essere affossata e quale poteva andare in onda. Controllare l'informazione è tipico del regime". "Ogni giorno Berlusconi fa un decreto a suo uso e consumo: prima per non farsi processare, poi per truccare le regole elettorali a gioco in corso e adesso bloccando addirittura l'informazione per non far sapere ai cittadini quali sono i candidati e i loro programmi elettorali. Se non è regime questo... Meno male che esiste qualche giudice e qualche organo di controllo che cercano di bloccarlo. Ma il principale organo di controllo che lo può bloccare è il popolo che alle elezioni ha l'occasione di mandarlo a casa". "C'è un grave rischio per le democrazia, accertato e documentato - ha insistito il leader dell'Idv riferendosi all'inchiesta di Trani - costituito dal presidente del Consiglio che interagisce in prima persona con il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e con un commissario dell'Agcom allo scopo di controllare l'informazione. Così come avviene in Corea del Nord, cosi' come faceva Saddam Hussein o come faceva Adolfo dal suo bunker". "Abbiamo presentato un'interrogazione urgente al presidente del Consiglio affinché venga a riferire in aula, perché e con quale diritto, si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come Agcom. Riteniamo che il consigliere dell'Agcom indicato - ha concluso Di Pietro - debba dimettersi e debba essere cacciato fuori a pedate e lo stesso trattamento deve essere riservato a Minzolini che, ancora una volta, si è dimostrato essere asservito al suo datore di lavoro Berlusconi".

Dalla maggioranza è arrivato un coro di critiche contro il leader dell'Italia dei Valori. Per il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, "Di Pietro, con le sue solite espressioni sguaiate e violente, cavalca anche oggi la spazzatura che pubblica l'organo ufficiale del giustizialismo per cercare di colpire la libertà d'informazione. Di Pietro, adesso attaccando Minzolini e Innocenzi, persiste meticolosamente a coltivare la politica della demonizzazione dell'avversario perché è un fattore essenziale della sua strategia eversiva che punta all'esasperazione dello scontro politico''.
Duro anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "Antonio Di Pietro chiede le dimissioni del direttore del Tg1 e di Innocenzi non potendoli arrestare". Di bavaglio a Minzolini parla Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. "La sinistra vorrebbe mettere il bavaglio a Minzolini e lasciare invece i giornalisti 'graditi' liberi di costruire trasmissioni faziose, cariche di insulti e zeppe di menzogne. Vanno bene quanti rispondono ai loro servigi e inscenano patetiche invettive contro il premier, vanno invece cacciati tutti quelli che con coraggio e soprattutto con chiarezza dicono la verità a milioni di cittadini. Troppo comodo gridare allo scandalo a senso unico''. "La vera censura - ha sottolineato Gasparri - è quella che vogliono applicare i vari Di Pietro, facendo finta di dimenticare che trasmissioni come Annozero sono state più volte sanzionate per lo squilibrio con le quali sono state costruite. Noi invece difendiamo e tuteliamo la libera e corretta informazione soprattutto contro le vergognose intimidazioni di certa sinistra".
Contro le intercettazioni, invece, si schiera Gaetano Quagliarello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato: "Il vero scandalo è che in un Paese che si vorrebbe definire civile e democratico possano finire sui giornali le telefonate del presidente del Consiglio, del direttore del Tg1, del commissario dell'Agcom e del direttore generale della Rai per un'inchiesta che nulla ha a che fare con tutto ciò".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, AGI, Repubblica.it, Corriere.it]

- L'articolo de "Il Fatto Quotidiano"

- Santoro: "Testimonierò a Trani" di Edoardo Buffoni (Repubblica.it)

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13 marzo 2010
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