Telefono azzurro lancia l'allarme: ''depressione in aumento tra bambini e adolescenti''
Cresce in maniera preoccupante la prescrizione di farmaci antidepressivi ai bambini
Crescono emotività e depressione. Aumentano i consumi di psicofarmaci. Bambini e adolescenti, tremendamente soli, sono in una polveriera pronta ad esplodere.
Uno su cinque ne è coinvolto e andrà a costituire quel gruppo di adulti depressi, che in un terzo dei casi, ha sperimentato il primo episodio in epoca antecendente al 21 esimo anno di età.
La denuncia viene da Telefono Azzurro. Il suo fondatore Ernesto Caffo e il neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea lo hanno detto a chiare note, a Roma, presentando il Convegno, in programma a Modena da domenica prossima, su "Sistemi di cura in Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza".
In una ricerca l'Istituto Mario Negri e il Consorzio Interuniversitario hanno stabilito come sia in aumento la prescrizione di psicofarmaci in Italia a bambini e adolescenti. L'indagine ha rivelato però una situazione ancor più allarmante perché nasconde una realtà gravissima. Sono state prese in esame solo le prescrizioni di farmaci rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Non è quindi possibile stimare le prescrizioni delle benzodiazepine in classe C.
"Oggi - ha precisato Caffo - non esistono psicofarmaci per i bambini, in realtà sono molto pochi i farmaci in generale per loro: si ricorre a quelli per gli adulti a dosi ridotte".
L'industria farmaceutica sta lavorando alla messa a punto di psicofarmaci ''mirati'' all'età evolutiva. Che fare? Caffo parla della necessità di ''leggere'' l'ambiente nel quale il bambino è calato, la cultura in cui vive, analizzando le cause influenti sui comportamenti dell'età evolutiva. La critica è alla famiglia che si frantuma giorno dopo giorno con il bambino che vede alternarsi adulti intorno a lui. Il dito puntato anche sulla scuola che deve saper cogliere i momenti di difficoltà, attraverso insegnanti sempre più preparati e attenti.
Il percorso terapeutico e riabilitativo impone che genitori e insegnanti riconoscano nel pediatra e nel medico di famiglia non solo una figura di indirizzo verso lo specialista, ma il primo punto di riferimento nell'affrontare e gestire il problema.
Gian Ugo Berti
Fonte: Kataweb Salute