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Tensione e paura

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiudono le ambasciate nello Yemen per ''ragioni di sicurezza'' legate alla minaccia terroristica

04 gennaio 2010

Dopo il fallito attentato del 25 dicembre scorso su un aereo diretto a Detroit (LEGGI) e il falso allarme che ha scatenato la paura a Time Square l'ultimo giorno del 2009, la tensione si è spostata nel New Jersey, dove stamane, nel Newark Liberty International Airport, gli imbarchi sono stati bloccati per alcune ore, dopo che un uomo sembra sia riuscito a bypassare i nuovi controlli della sicurezza ed è uscito dallo scalo da una porta laterale del checkpoint.
Insomma, gli Stati Uniti rischiano di ripiombare nell'incubo del terrorismo e la tensione va facendosi sempre più vasta, mentre dalla Casa Bianca i riflettori sono tutti rivolti verso lo Yemen.

Dopo il fallito attentato di Natale il presidente americano Barack Obama ha convocato una riunione con i responsabili dei servizi d'intelligence. "E' chiaro che nella vicenda dell'attentato all'aereo per Detroit ci sono state falle nel sistema nazionale di sicurezza", aveva detto l’inquilino della Casa Bianca definendo "inaccettabile" quanto accaduto. Per questo vuole provvedere a un'immediata verifica di quelle che ha definito "mancanze umane e sistemiche" che hanno permesso a Umar Farouk Abdulmutallab, nigeriano di 23 anni con presunti legami coi militanti islamici, di salire a bordo di un volo da Amsterdam agli Usa con dell'esplosivo. Quanto accaduto ha scatenato le immediate accuse dei repubblicani per i quali è stato trascurato l'antiterrorismo e non sono state sanate quelle falle nei servizi d'intelligence che erano rimaste aperte anche dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.
"Martedì, a Washington, incontrerò personalmente i capi delle agenzie più importanti per discutere delle verifiche in corso e anche dal rafforzamento della sicurezza e dei miglioramenti in materia di condivisione delle informazioni sulla sicurezza interna e sulle operazioni antiterrorismo", ha detto Obama in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
Un rapporto preliminare dovrebbe indicare nel dettaglio i "buchi" alla rete di intelligence che hanno fatto sì che Abdulmutallab riuscisse a imbarcarsi sul volo della Northwest con esplosivi nei vestiti. Il rapporto dovrebbe contenere anche delle raccomandazioni sul miglioramento della condivisione di informazioni tra le 16 diverse agenzie di intelligence statunitensi.

Intanto, all'indomani del discorso in cui Obama ha accusato esplicitamente al Qaeda in Yemen di aver armato la mano dell'attentatore del volo per Detroit, l'ambasciata americana a Sana'a ha deciso di chiudere le porte al pubblico. La rappresentanza diplomatica, si legge sul sito ufficiale, ha comunicato la sua decisione, facendo riferimento alle "minacce di al Qaeda nella Penisola araba (Aqpa) di attaccare gli interessi americani in Yemen". Non viene specificato quando verrà riaperta. "Vi sono segnali di un attentato pianificato contro un obiettivo" nella capitale yemenita, Sana'a, ha affermato John Brennan, consigliere di Obama per la Sicurezza.
Anche la Gran Bretagna ha deciso la chiusura dell'ambasciata nello Stato arabo. Londra ha motivato il provvedimento con "ragioni di sicurezza" legate alla minaccia terroristica. Così, l'alleanza tra Gran Bretagna e gli Stati Uniti trova, dopo le guerre in Iraq e Afghanistan, un nuovo motivo di consolidamento. "Downing Street e la Casa Bianca vogliono rafforzare la loro azione congiunta contro il terrorismo in Yemen e in Somalia dopo il fallito attentato di Natale" sul volo Amsterdam-Detroit, si legge in un comunicato dell'ufficio del primo ministro britannico Gordon Brown. Tra le "iniziative - si legge nel testo - il premier ha concordato con il presidente Obama un piano britannico-americano per finanziare una speciale unità antiterrorismo della polizia yemenita" mentre in "Somalia" i due leader "ritengono che serva una forza di peacekeeping più consistente (rispetto all'attuale) e insieme sosterranno questa posizione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite".
Al momento in Somalia non ci sono caschi blu dell'Onu ma ad arginare con estrema difficoltà il caos è dispiegata la missione Amisom dell'Unione Africana, con l'imprimatur del Palazzo di Vetro. La missione è formata da 5.250 baschi verdi (2.700 dell'Uganda e 2.550 del Burundi) e dal gennaio del 2007 ha contato oltre 50 vittime.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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04 gennaio 2010
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