Termini Imerese aspetta...
Fiat dice sì alla cessione dello stabilimento siciliano e al prepensionamento per metà dei lavoratori
AGGIORNAMENTO
Quando dal vertice tra Fiat e sindacati al ministero dello Sviluppo Economico iniziano a giungere notizie sconfortanti, come la ferrea volontà dell’azienda di abbandonare il sito industriale, a Termini Imerese scatta, quasi spontanea, la protesta. Centinaia di lavoratori dello stabilimento aderiscono allo sciopero di un'ora proclamato dalla Rsu della Fiom-Cgil in concomitanza con l'incontro di Roma. Le tute blu sono uscite dai reparti a mezzogiorno e si sono unite al sit-in organizzato dai sindaci del comprensorio e dall'arciprete di Termini Imprese davanti ai cancelli della fabbrica, in segno di solidarietà agli operai.
"Tra Termini Imerese e Roma in questo momento c'è una sorta di filo diretto - ha detto il sindaco di Campofelice di Roccella, Francesco Vasta - siamo in contatto col sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, che ci aggiornerà sull'esito dell'incontro. Noi oggi siamo qui per testimoniare la vicinanza delle istituzioni locali ai lavoratori ma anche perché siamo molto preoccupati per il futuro dell'intero comprensorio, se la fabbrica chiude sarà un disastro".
Quali le notizie riportate dal "filo diretto" con Roma? Durante la riunione si valutano le sette proposte arrivate fino a questo momento al ministero, riguardanti la mobilità dei lavoratori o la costruzione di auto o mezzi pubblici elettrici. Al tavolo, anche gli imprenditori che hanno avanzato alcune proposte di riconversione dello stabilimento siciliano.
Ma la posizione della Fiat sembra scolpita nella roccia. Nessun interesse a mantenere alcuna delle sue attività industriali a Termini Imprese, ribadiscono i rappresentati dell’azienda.
Già fissato per il prossimo 5 marzo il proseguimento del tavolo su Temini Imerese al ministero dello Sviluppo Economico. L'advisor per valutare le proposte per la riconversione dello stabilimento sarà Invitalia. Il governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, anch’egli presente a Roma, ha annunciato che la giunta regionale approverà lunedì un atto con una proposta su Termini da presentare al governo.
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Si è aperto questa mattina al ministero dello Sviluppo economico il tavolo tra governo, azienda e sindacati per la riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. La delegazione della Fiat è composta da Paolo Rebaudengo, responsabile del personale, ed Ernesto Auci responsabile delle relazioni istituzionali. E' presente anche il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo e i vertici di Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa. Al tavolo sono presenti anche gli imprenditori che hanno avanzato alcune proposte di riconversione dello stabilimento siciliano.
"Non chiediamo niente, lo abbiamo già detto in tutte le salse" ha detto Auci ai cronisti prima dell'incontro, rispondendo in merito alla possibilità che il governo vari nuovi incentivi per l'auto. Secondo quanto riferito dai sindacati, al tavolo con il governo e l'azienda Auci ha assicurato che ci sono "due anni di tempo per trovare le migliori alternative industriali per lo stabilimento di Termini Imerese". "C'è - ha aggiunto - massima collaborazione da parte nostra per ridurre l'impatto sociale dovuto allo stop produttivo".
Sempre secondo fonti sindacali, i rappresentanti della Fiat avrebbero annunciato che circa la metà dei lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese (806 su un totale di 1.658) ha i requisiti dei 31 anni di contribuzione per accedere alla mobilità finalizzata al prepensionamento. Considerando anche l'indotto i lavoratori che gravitano attorno allo stabilimento di Termini sono 3.100. I vertici dell'azienda avrebbero inoltre confermato che la Fiat non è più interessata a mantenere le sue attività industriali a Temini Imerese e si sarebbe detta disponibile a cedere lo stabilimento, ma non le tecnologie.
In attesa di quanto uscirà da nuovo vertice, oggi i sindaci del comprensorio di Termini Imerese e l'arciprete don Francesco Anfuso hanno effettuato un sit-in davanti ai cancelli della Fiat per manifestare la propria vicinanza ai lavoratori. Tra questi c'è molto pessimismo sull'esito della riunione al Ministero.
Ieri i sindaci di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, di Campofelice di Roccella, Francesco Vasta e di Petralia Sottana, Santo Inguaggiato, hanno costituito un coordinamento col compito di programmare iniziative di mobilitazione in difesa dello stabilimento. "Istituzioni locali e mondo ecclesiastico - dicono il sindaco Burrafato e padre Anfuso - hanno fatto una scelta di campo, schierandosi a fianco dei lavoratori della Fiat e dell’indotto. Vogliamo creare un grande movimento che possa indirizzare la vertenza verso un esito positivo, perchè in ballo ci sono 2.200 famiglie e un intero territorio". "Se dalla sua parte l’ad Sergio Marchionne ha la Confindustria - conclude Burrafato – gli operai dalla loro hanno i municipi e la Chiesa".
Mentre domani il coordinamento dei sindaci e l'arciprete Anfuso incontreranno al municipio di Termini Imerese i segretari territoriali di Fim, Fiom e Uilm per fare il punto dopo la riunione al ministero e concordare eventuali ulteriori azioni di mobilitazione.
Ieri a redarguire la Fiat è stato il presidente del Senato Renato Schifani. "Bisogna avere il coraggio di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali". "Il patrimonio industriale e produttivo della Fiat di Termini Imerese - ha sostenuto Schifani - deve essere salvato, non dobbiamo e non possiamo disattendere questo impegno morale". Schifani ha poi definito "un fatto scellerato" la chiusura dell’impianto siciliano. Dunque, la seconda carica dello Stato si è augurata che "non succeda" perché Termini Imerese "é un polo industriale strategico del Mezzogiorno e il Mezzogiorno non può consentirsi questa grande battuta di arresto". "Mi auguro fortemente che qualcuno ci ripensi" ha aggiunto Schifani che ritiene necessario "guardare con una strategia complessiva quelli che sono i problemi della produzione italiana come sta facendo il governo". "Ritengo che anche la Fiat - ha detto ancora Schifani - debba guardare all'interesse etico-sociale della produttività e del lavoro. Occorre fare squadra, fare sistema tra mondo produttivo e mondo delle istituzioni, in un momento in cui la crisi tocca anche l'Italia". "Bisogna guardare al senso etico del fare impresa, aumentare e mantenere i livelli occupazionali. Questo - ha sottolineato il presidente del Senato - significa richiamarsi a quella coesione sociale della quale il capo dello Stato spesso ci fa insegnamento". E infine: "In Sicilia l'occupazione è la prima e irrinunciabile risposta dello Stato e della società al giogo della mafia, che si avvale, sfrutta, ricatta i lavoratori e le loro famiglie, utilizzandoli al pari di merce di scambio con i propri interessi criminali".
Il presidente Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo a margine dell'inaugurazione dell’anno accademico della Luiss, ha assicurato che tra Fiat e il governo "c'è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto, così come deve essere". Secondo Montezemolo, "le scelte industriali che servono a mantenere competitive un’azienda non potranno essere disgiunte dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone".
Il presidente del Lingotto ha poi garantito che Fiat "è e rimane italiana". "Non solo perché è l’unica azienda il cui nome è Fabbrica italiana auto Torino - ha aggiunto - ma anche perché da quando sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, cioè dalla metà del 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro e in Italia oltre 16". "Oltre due terzi sono stati investiti in Italia e intendiamo andare avanti su questa strada", ha aggiunto. "Da quando ci siamo noi - ha detto infine - la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato".
Le bugie di Montezemolo - "Montezemolo dice una bugia grossolana. La fiat ha sempre ricevuto soldi pubblici. A tal proposito è necessaria una verifica seria delle risorse che sono state date in questi ultimi dieci anni all’azienda torinese". Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia.
"È scandaloso - aggiunge Lumia - che si rinunci a Termini Imerese. La verità è che la fiat è decisa a sacrificare una delle sue realtà produttive più importanti per dislocare la produzione all’estero dove il costo del lavoro è più basso. Il governo ha la grande responsabilità di non aver saputo affrontare la crisi. Piuttosto che tergiversare avrebbe dovuto proporre tempestivamente incentivi e politiche di rilancio della produzione automobilistica per tutelare e promuovere gli
stabilimenti italiani".
Le Barzellette di Montezemolo - "Cosa? Se è una barzelletta la dichiarazione di Montezemolo per cui la Fiat, da quando c'è lui, non ha ricevuto un euro dallo Stato, allora la barzelletta non fa proprio ridere. Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio allora la faccenda assume contorni sanitari...". Così il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli replica alle affermazioni del presidente della Fiat. "Non mi attendevo, sicuramente, della riconoscenza, ma la negazione dell'evidenza - sottolinea il ministro leghista - mi porterà ad assumere, a titolo personale, un atteggiamento completamente diverso e intransigente rispetto a un'azienda, quale la Fiat , che i nostri padri consideravano un'azienda di Stato proprio per via degli interventi statali che ha ricevuto nel corso degli anni".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, LiveSicilia.it, La Siciliaweb.it, Corriere.it]