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Termini Imerese ha paura degli accordi internazionali Fiat

L'amministratore delegato Fiat assicurà che i tagli ci saranno ma evitando il più possibile traumi sociali

08 maggio 2009

Il piano presentato dal Gruppo Fiat al governo tedesco per l'operazione Opel prevederebbe la chiusura di diversi stabilimenti in Europa, tra cui due in Italia. A rivelarlo è stato ieri il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che cita un documento, "Project Phoenix" (Progetto Fenice), di cui il giornale afferma di essere entrato in possesso. Non vengono riportati i due impianti italiani che Fiat avrebbe intenzione di chiudere, ma il quotidiano riferisce che si tratterebbe di uno stabilimento nel Nord e un altro nel Sud del Paese (LEGGI).

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha inviato una lettera al presidente e all'amministratore delegato della Fiat, Luca di Montezemolo e Sergio Marchionne, per sottolineare "l'importanza dell'accordo con Chrysler e delle trattative con Opel", ed evidaziare "la centralità degli stabilimenti italiani". "E' fondamentale ora - ha scritto il ministro - il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare ad essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese. Nella certezza che l'eccellenza degli stabilimenti italiani continui ad essere assicurata - ha concluso Scajola -, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attiverò dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il Governo potrà continuare ad offrire".

Le notizie arrivate dalla Germania preoccupano parecchio i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese (PA), tanto da far lanciare al rappresentante Cgil degli operai di Termini, Roberto Mastrosimone, un vero e proprio grido d'allarme. "Lo stabilimento è gravemente in bilico. Si parla di un ballottaggio per la chiusura tra noi e Pomigliano. Penso che, purtroppo, siamo favoriti", ha detto. "La Fiat non ci parla, nessuno ci comunica niente. Le indiscrezioni sono pessime. Ecco, se dovessi ragionare con la loro testa non avrei dubbi. Termini può essere sacrificata". Ma, tiene a precisare Mastrosimone, non manca la voglia di lottare, di difendere il proprio posto di lavoro: "Porteremo avanti una lotta durissima. Ma abbiamo paura".

Se Marchionne non ha dato ancora una risposta chiara agli operai di Termini Imerese, la filosofia
del piano di ristrutturazione che ha presentato nei giorni scorsi alle autorità tedesche per rilevare la Gm Europa, la si può leggere in una intervista rilasciata all'Economist:
tagliare nel lungo periodo evitando il più possibile traumi sociali. Insomma, nel piano dell'ad del Lingotto non vi sarebbe la chiusura di stabilimenti di assemblaggio finale, almeno nell'immediato, ma "la riduzione graduale della capacità produttiva". Nel testo viene anche indicata l'entità di quella riduzione, il 22%. Questo significa che, nel giro di qualche anno, verrà chiusa, in media, una linea di produzione su cinque.
Marchionne userà una sorta di "air bag" sociale: la capacità produttiva dovrebbe essere ridotta in modo soft utilizzando misure come il blocco del turn over e gli ammortizzatori sociali. Parallelamente partirà la riorganizzazione produttiva per ridurre i costi realizzando sulle stesse linee auto di marchi diversi. In questo quadro il piano prevede di dare "una nuova missione" allo stabilimento di Termini Imerese, dove oggi si produce la Y e dove l'Ue ha recentemente concesso un finanziamento di 46 milioni di euro per la produzione di un nuovo modello erede della stessa Y (LEGGI).

La Regione Siciliana, da parte sua, chiederà un piano di salvaguardia per lo stabilimento di Termini Imerese. Il presidente Raffaele Lombardo, che ieri ha incontrato i sindacati confederali e le organizzazioni territoriali allarmati per il futuro della fabbrica siciliana, al presidente del Consiglio e al ministro Claudio Scajola chiederà la convocazione di un incontro con il vertice dell'azienda.
Con i sindacati Lombardo ha concordato anche la partecipazione alla manifestazione del 16 maggio a Torino e l'emanazione di una direttiva per attivare misure di sostegno al reddito dei lavoratori dello stabilimento e delle aziende dell'indotto produttivo.
L'altro punto dell'intesa riguarda la richiesta da avanzare al presidente della conferenza Stato-Regioni perché preveda un confronto tra la Fiat e le regioni interessate. L'obiettivo è quello di portare la trattativa nella sede di un incontro promosso dal governo nazionale con l'azienda e con il "cartello" delle Regioni. È una decisione che si richiama alla manifestazione sindacale del 30 aprile a Roma alla quale avevano aderito i presidenti delle regioni in cui sono presenti siti produttivi della Fiat.
Nell'incontro di ieri i sindacati hanno ribadito la richiesta che vengano completati i programmi di sviluppo infrastrutturale dell'area di Termini perché siano superate le condizioni di marginalità dello stabilimento siciliano.

[Informazioni tratte da www.economiasicilia.it, Repubblica.it (articolo di Paolo Griseri), SiciliaInformazioni.com]

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08 maggio 2009
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