Termini Imerese incrocia le braccia
Gli operai dello stabilimento Fiat e delle aziende dell'indotto hanno cominciato la loro protesta
"Per Termini Imerese la conversione è un progetto ancora da intraprendere ma da fare con serenità avendo un obiettivo chiaro. La gente reagisce in maniera irrazionale, io ho aperto la porta ad un intervento della regione e del governo per cercare una soluzione che vada bene anche per la Sicilia. E' impossibile concepire la continuità di quello stabilimento come un asset produttivo di vetture considerando che non esiste il minimo livello di indotto intorno a quello stabilimento. E' una cosa che non può essere sostenuta: non c'è niente intorno e i costi di logistica sono enormi". Insomma, per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non un c'è futuro di produzione automobilistica nemmeno se "la Regione Sicilia dovesse investire nelle infrastrutture" (LEGGI).
Dalle chiare parole dell'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, a quanto sta succedendo in queste ore a Termini Imerese, il passo è stato brevissimo e prevedibile. Infatti, se Marchionne ha definito "insostenibile" che la SicilFiat continui a produrre vetture anche dopo il 2011, per i sindacati e gli operai è "insostenibile" quanto detto da Marchionne. Quindi, sciopero e picchettaggio nella fabbrica e nelle aziende dell'indotto, sono la risposta altrettanto chiara del timore rappresentato dal "non-futuro" prospettato.
Questa mattina gli operai dello stabilimento siciliano non sono entrati in fabbrica. Stessa cosa per le fabbriche dell'indotto. I cancelli sono stati presidiati dai lavoratori che, subito dopo un'assemblea, hanno deciso di incrociare le braccia. Alcuni delle tute blu si sono dirette in corteo presso la vicina stazione di Fiumetorto e, dalle 8.30 fino alle 11, hanno bloccato la circolazione ferroviaria tra Palermo e Messina. Coinvolti due treni del trasporto regionale, che Trenitalia ha sostituito con altrettanti bus, uno da Campofelice a Palermo, e l'altro da Cefalù a Palermo. L'Intercity Palermo - Roma, invece, ha maturato un'ora di ritardo in partenza. Altri lavoratori, invece, si sono diretti sull'autostrada A19 Palermo-Catania, dove stanno distribuendo volantini in cui si spiegano le ragioni della protesta. Una protesta alla quale, secondo i sindacati, hanno aderito tutti gli operai.
Per il segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone "lo sciopero e i blocchi a Termini Imerese sono la risposta degli operai a Marchionne e al suo progetto di chiudere lo stabilimento". "E' anche la risposta - aggiunge - a chi ha consigliato agli operai di non scioperare e verificare il piano di riconversione".
Per il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, stamane a Trapani, "le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat sono incomprensibili". "Se questa scelta dipende dalla domanda di auto - ha aggiunto - prima vediamo come va la domanda. E' una decisione contraddittoria rispetto a quanto fatto e detto dalla Fiat fino a qualche giorno fa. Una scelta, anche dal punto di vista del tempo e del metodo, priva di senso".
Ieri gli operai avevano ricevuto la solidarietà e l'impegno della Regione siciliana con le parole pronunciate dal neo assessore all'Industria Marco Venturi che, rispondendo all'ex governatore Cuffaro, ha annunciato di "non mollare" la questione Termini Imerese.
"La Sicilia non molla. Il governo regionale intende riaprire un tavolo di confronto con l'azienda privata Fiat. La Regione Siciliana dovrà fare il possibile per convincere Fiat a non dismettere la produzione di auto a Termini Imerese". "Oltre a trovare le risorse per fare cambiare opinione a Fiat - ha detto ancora Venturi - dobbiamo riacquistare affidabilità con il gruppo industriale. Una svolta rispetto al passato. Non si può promettere la luna se poi non si è in grado di mantenere le promesse. Fiat dichiara con l'Ad Marchionne di abbandonare la produzione a Termini Imerese e di non rilanciare l'auto perché il precedente governo Cuffaro non ha mantenuto le promesse e si è reso inaffidabile".
Gianfranco Miccichè contestato dagli operai siciliani - Ci sono stati momenti di tensione ieri nell'aula consiliare a Termini Imerese, dove alcuni operai della Fiat e dell'indotto hanno contestato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, che stava parlando durante una riunione di sindaci, amministratori e sindacati sul futuro della fabbrica. Un lavoratore ha cercato di raggiungere Miccichè, che è anche vice sindaco della città, ma è stato bloccato da altre persone. Sono volati insulti e parole grosse. La contestazione è scattata quando Miccichè ha consigliato ai sindacati e ai lavoratori di non organizzare scioperi e proteste contro la Fiat che ha deciso di non assemblare più auto nella fabbrica termitana a partire dal 2012, ma di chiedere al Lingotto spiegazioni sulle nuove produzioni e garanzie sui livelli occupazionali, accogliendo come un'opportunità il progetto di riconversione annunciato dall'ad Sergio Marchionne.
Miccichè ha rivelato di aver parlato della Fiat con il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, che avrebbe ribadito il suo interesse per la Opel fornendo come ulteriore garanzia al piano industriale che a Termini Imerese non si assembleranno più auto. Di fronte alla reazione del gruppo di lavoratori, Miccichè ha minacciato di abbandonare l'aula perché non gli facevano più esporre le proprie argomentazioni. La riunione si è poi conclusa, in un clima di forti tensioni.
Alla fine della riunione sindaci e amministratori hanno costituito un coordinamento per fare fronte comune in difesa dello stabilimento, schierandosi contro la riconversione e per il mantenimento dell'attuale mission produttiva, l'assemblaggio di auto. Il coordinamento è stato costituito alla presenza di Fim, Fiom, Uilm e Fismic. E' stato il sindaco di Termini, Salvatore Burrafato, a proporre agli altri amministratori la formazione del coordinamento, ottenendone l'adesione.
[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa.it, LiveSicilia.it]