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Terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro

Le mani di Cosa nostra anche sui lavori eseguiti nel porto di Trapani per la Louis Vuitton Cup

09 aprile 2013

Secondo gli investigatori Cosa nostra avrebbe messo le mani anche su alcuni lavori eseguiti nel porto di Trapani. E' uno degli elementi che quanto emerge dall'operazione che all'alba di oggi ha messo i sigilli a beni per oltre 30 milioni di euro di proprietà di due imprenditori, Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ritenuti vicini al latitante Matteo Messina Denaro.
Sotto sequestro una società che gestisce un maxiappalto da 41 milioni di euro nel porto trapanese, aggiudicato nel 2004 nell'ambito della Louis Vuitton cup, un'iniziativa dell'America's Cup.

Gli inquirenti ritengono di avere "disvelato l’attività di Cosa nostra per il controllo degli appalti e delle forniture relative ai lavori di strutturazione del Porto di Trapani condotti tra il 2001 ed il 2005. Su direttiva del boss Francesco Pace - dicono gli investigatori - gli imprenditori Morici avevano effettuato rilevanti forniture di materiali per le opere pubbliche realizzate in Trapani nel contesto della manifestazione "Louis Vuitton act 8 e 9", preregata della America’s Cup , la cui organizzazione era stata affidata al Dipartimento della Protezione Civile, per il Grande Evento".
All'alba gli investigatori hanno sequestrato le banchine già realizzate nella parte Ovest del porto. Toccherà adesso al Tribunale affidare i lavori a un amministratore giudiziario.

In occasione della "Louis Vuitton Cup - Act 8-9" i Morici, secondo gli inquirenti, "si accordavano con Cosa nostra per aggiudicarsi la gara afferente il "Completamento dei moli foranei e lavori di realizzazione delle banchine a ponente dello sporgente Ronciglio" nel Porto di Trapani, con importo di 46 milioni 344 mila euro". Dalle intercettazioni è emerso, ma anche dalle dichiarazioni rese dai vari indagati, "l’esistenza di intese con il boss mafioso Francesco Pace, esponenti politici ed imprese partecipanti, per favorire i Morici nell’aggiudicazione e utilizzare materiali non conformi, tali da alterare la stabilità dell’opera nel tempo", tant'è che, a causa di infiltrazioni di acqua, recentemente la litoranea ha ceduto: sulla strada si è aperta una voragine.
Per questi lavori, ancora in corso, le operazioni di sequestro ed amministrazione giudiziaria riguardano, oltre alle imprese, anche il cantiere sulla relativa aerea portuale di Trapani.

Ma sono in tutto sei le società dei Morici poste sotto sequestro anticipato su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani e su proposta del questore Carmine Esposito, a conclusione di accertamenti compiuti dalla Divisione anticrimine della Questura e dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza.
Oltre alle 6 società figurano anche 142 immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari e 9 partecipazioni societarie.
I provvedimenti sono stati eseguiti a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone. La proposta del questore (accolta dal Tribunale) si basa sulle carte processuali del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore del Pdl Antonio D'Alì, in corso di svolgimento dinanzi al gup di Palermo.

"Il senatore D'Alì estraneo ai fatti" - "Ancora una volta siamo costretti a intervenire per chiarire l'assoluta estraneità del senatore D'Alì in merito all'aggiudicazione degli appalti che hanno dato luogo ai sequestri di questa mattina" dichiarano in una nota i legali del senatore Antonio D'Alì, Stefano Pellegrino e Gino Bosco che sottolineano: "all'epoca dei fatti il senatore D'Alì non era presidente della Provincia". "All'epoca dei fatti - precisano i legali del senatore D'Alì - la carica di presidente della Provincia era ricoperta dall'onorevole Giulia Adamo. Inoltre, dalle numerose indagini, difensive e degli stessi pm, è emerso che nessun intervento è stato fatto dal senatore D'Alì in ordine all'aggiudicazione di quegli appalti. Gli stessi componenti della Commissione aggiudicatrice hanno dichiarato di non conoscere il senatore D'Alì e di non aver mai rilevato alcuna possibile interferenza nelle fasi di aggiudicazione della gara da parte dello stesso. Ciò è da diversi anni agli atti e siamo ancora una volta costretti a ribadirlo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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09 aprile 2013
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