Terraferma
Emanuele Crialese porta a Venezia una tematica importante, forse la più importante dei nostri tempi
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TERRAFERMA
di Emanuele Crialese
In un'isola siciliana abitata da pescatori, rimasta intatta e poco battuta dal turismo, i comportamenti e la mentalità degli isolani sta cominciando a mutare, anche a causa dei continui sbarchi di clandestini. E' qui che si svolgono le vicende della famiglia Puccillo, in cui a dettare le regole è un vecchio di grande autorità, che si intrecciano con quelle di Sara, una donna che arriva dall'Africa insieme al figlio Ernesto di nove anni...
Anno 2011
Nazione Italia, Francia
Produzione Riccardo Tozzi, Marco Chimez, Giovanni Stabilini per Cattleya, Rai Cinema e Babe Film, con la partecipazione di France 2 Cinéma, Canal+, Cinécinéma e il supporto del Centre National di Cinéma et de l'Image Animée (CNC)
Distribuzione Rai Cinema/01 Distribution
Durata 88'
Regia Soggetto e Sceneggiatura Emanuele Crialese
Con Filippo Pucillo, Donatella Finocchiaro, Mimmo Cuticchio, Beppe Fiorello, Timnit T., Martina Codecasa, Filippo Scarafia, Pierpaolo Spollon, Tiziana Lodato, Rubel Tsegay, Claudio Santamaria
Genere Drammatico
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"E' un'immagine che resterà impressa per sempre nella memoria emotiva di chiunque vedrà 'Terraferma' di Emanuele Crialese. È un primo piano: quello in cui Timnit, profuga africana con una figlia in grembo, ringrazia chi l'ha raccolta nelle acque del Mediterraneo, salvandola da quella morte in mare a cui la legge italiana condanna quelli come lei: i dannati della terra. Gli ultimi. I profughi, gli esuli, i clandestini. Quelli che non hanno nulla da perdere. Quelli che non hanno niente di niente. Quelli che un Parlamento che anche noi abbiamo eletto condanna a morte solo perché osano rivendicare anche per sé il diritto alla vita. Il volto di Timnit emerge dal buio. Nero come il nero che lo avvolge. Eppure vivido, luminoso, abbagliante. Il suo grazie è poco più che un sussurro. Un bisbiglio. Ma taglia. Graffia. (...) 'Terraferma' drammatizza un conflitto etico-giuridico fra l'antica, millenaria legge dei pescatori ('non si lascia mai nessuno in mare') e la brutalità di una legge come quella italiana che invece infrange la legge del mare e trasforma chi soccorre e raccoglie un naufrago senza permesso di soggiorno in un criminale perseguibile per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non è un film a tesi, 'Terraferma'. Non vuole dimostrare nulla. Non credete allo snobismo elitario di quei critici che hanno arricciato il naso, accusandolo di finire suo malgrado nell'estetica del barbarico, nell'estetizzazione del folklorico o, ancora, nella fascinazione del primitivo. Crialese ha in mente il mito piuttosto che il romanzo. Racconta per blocchi. Non abbisogna di psicologie. Gli bastano i gesti. A volte opera perfino per allegorie. "
Gianni Canova, 'Il Fatto Quotidiano-Saturno'
"I pescatori italiani conoscono la 'legge del mare e molto altro ancora'. Sanno bene che ci sono 'cose che non si possono fare', dentro il Mediterraneo e fuori. Sono stati infatti costretti a studiare ogni cavillo del diritto internazionale e dei codici penali tunisini, libici e marocchini visto che per pescare qualcosa penetrano da decenni clandestinamente, e senza virgolette, in acque territoriali altrui, dopo che le grandi compagnie di pesca hanno fatto scempio ormai dei nostri fondali. (...) Per criminalizzare un cittadino come 'clandestino' bisogna prima analizzare la sua richiesta di soggiorno. Ma ha fatto male, Crialese, a non farcene vedere neppure un'immagine della lotta. Come mai? La rivolta popolare, lo scontro di piazza è ormai un oggetto tabù, è antiquariato dell'immaginario? Eppure tutti questi black block vecchietti avrebbero spinto il buon senso collettivo almeno a decidere di abbassare, e non di alzare, l'età pensionabile... Ha fatto bene Emanuele Crialese, cineasta, a spezzare una lancia contro questi orrori morali e illegali e a puntare tutto il film sulla presa di coscienza e sui conflitti etici di Filippo (l'attore Filippo Pucillo, che è un po' per lui quel che Ninetto Davoli era per Pasolini e Harpo Marx per i suoi fratelli), giovane e ingenuo pescatore orfano di padre, che si sbatte per un futuro part-time da operatore turistico senza licenza, sopportando pure amici scellerati, donne pavide e un trio di orridi coetanei del nord in subaffitto, e a includere nella fiaba, ma a forti contenuti polemici, satirici e realistici, la sua ribellione contro un mondo 'arcaico' che la crisi sta cancellando ma che si sta arrendendo alla prepotenza dei più forti, allo sfruttamento schiavistico dei più deboli (qui rappresentati da una mamma etiope, anche violentata dalle guardie di Gheddafi), alle speculazioni, al profitto e a un modello di piacere e divertimento piuttosto miserabile."
Roberto Silvestri, 'Il Manifesto'
"A Emanuele Crialese sono bastati due film, 'Respiro' e 'Nuovomondo', per proporsi fra gli autori più significativi del cinema italiano di oggi. Ce lo conferma ampiamente questo suo terzo film, 'Terraferma', ambientato nella stessa isola di 'Respiro', anche se, in questo caso, il desiderio dei suoi principali personaggi è di lasciarla per rifarsi una vita in terraferma, luogo mitico e ad un tempo reale, tramato di sogni ma anche di dati concreti. I personaggi più coinvolti in questo sogno sono due donne e un ragazzo. (...) Un film prezioso. Per i suoi climi, ma soprattutto per gli accenti tra favola e cronaca con cui limpidamente si affrontano e per un senso del cinema - studiato, meditato - che si realizza sempre all'insegna dello stile. Lo completa un'interpretazione felice, da Donatella Finocchiaro (Giulietta) a Filippo Pucillo (Filippo), già incontrato quest'ultimo in occasione di "Respiro". Un duetto che lascia il segno. Specie si vi si aggiunge l'altra donna, Timnit T., l'immigrata, un viso dolce da Madonna nera."
Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo'
"Tema importante, di quelli che dividono e fanno discutere. Svolgimento così così: tra realismo magico e svolazzi poetizzanti, un pizzico di Malavoglia e un copione perso strada facendo. Magari la foto sul manifesto, che è poi la sequenza più reclamizzata in tv, l'avrete vista. Una barchetta in mezzo al mare, una folla di gente che si butta in acqua contemporaneamente, a formare un'immagine suggestiva. (...) 'Terraferma' si propone come una ballata corale, arsa dal sole e toccata da una pietas che si vorrebbe intensa, emotiva, slegata dalla cronaca. La fotografia di Fabio Cianchetti è densa, non artefatta; la musica di Franco Piersanti intonata e non invadente; e gli interpreti, specialmente i 'locali' Donatella Finocchiaro, Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio e Giuseppe Fiorello, offrono un timbro veritiero nell'uso del dialetto. E tuttavia il film, quasi una versione deluxe di 'Sul mare' di Alessandro D'Alatri, non è proprio risolto sul piano drammaturgico: schematico, a tratti ideologico, così estetizzante da diventare lezioso. Il regista, romano di formazione newyorkese, sposa totalmente il punto di vista della famiglia Pucillo scossa dalle mutazioni sociali, dalla tragedia dell'esodo, dal bisogno di guadagnare. Così i turisti sono ritratti perlopiù come viziati e insensibili; il vecchio Ernesto appare come un personaggio epico che giganteggia sulla mediocrità del figlio avido di guadagni facili; il rapporto tra le due donne si nutre solo di sguardi e poco di parole. Sfoltire ancora non era possibile, il film dura solo 88 minuti. Magari bisognava pensarci prima."
Michele Anselmi, 'Il Riformista'
Produzione realizzata nell'ambito del programma Sensi Contemporanei, con l'Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana Servizio CineSicilia-Filmcommission. Ha ottenuto il patrocinio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) Ufficio per il Sud Europa - Premio 'Francesco Pasinetti' alla 68ma Mostra Internazzionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2011).