Territorio. Ambiente. Sviluppo sostenibile. Agricoltura
L'importanza di queste parole in quella che si spera, dopo le elezioni, sia veramente una nuova Europa
Territorio. Ambiente. Sviluppo sostenibile. Agricoltura. Sono queste le parole-concetto che in una Unione europea diversa di quella che abbiamo avuto fino ad ora affondano le speranze. Un’applicazione seria di leggi mirate da far rispettare, un impegno profuso affinché le condizioni per una Europa più equa e sempre più vivibile si attuino, e la speranza che una nuova coscienza comune unisca veramente il vasto e vario vecchio continente, rientrano indistintamente nei programmi dei partiti che domenica prossima sosterranno l’esame delle elezioni europee. E' anche per questo motivo che 135 candidati - di tutte le liste e partiti più importanti - hanno aderito all'appello Wwf ''Creare una nuova Europa per il Pianeta''.
Aderendo all'appello, i 135 candidati italiani (sono 670 ad oggi in Europa) hanno deciso di ricordare a tutti che nella nuova legislatura il Parlamento europeo dovrà affrontare il cambiamento climatico, passare a un'economia efficiente nell'impiego delle risorse; fermare la perdita di biodiversità; incoraggiare consumi più sani, equi e sostenibili; assicurare acque pulite e salubri; salvaguardare l'ambiente in modo da garantire il benessere umano in tutto il mondo; bloccare il commercio illegale di legname e fauna selvatica; garantire un'agricoltura sostenibile; ripristinare gli stock ittici.
A sottoscrivere l'appello del Wwf sulle elezioni europee sono: 38 candidati del M5S, 33 dei Verdi-Green Italia, 32 della Lista Tsipras, 23 del Pd, 4 di Scelta Europea, 3 di Forza Italia, 1 dello Ncd e 1 di FdI. C'è un buon equilibrio di genere: sui 134 candidati, 59 sono donne e 76 uomini. La distribuzione geografica vede 36 candidati a parimerito nei collegi Nord Ovest e Centro, segue il Nord Est e il Sud con 29 e le Isole con 5.Le donne candidate che hanno sottoscritto l’appello sono il 62% (18 su 29) del totale dei candidati che hanno aderito all’Appello nel Nord Est, il 48% dei candidati (14 su 29) al Sud, il 36% (12 su 33) al Centro.
Ai candidati al Parlamento europeo ha inviato una lettera aperta Rosa Giovanna Castagna, presidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA Sicilia). Una lettera (che di seguito riportiamo) con la quale è stato chiesto - a chiunque avrà l'onere di rappresentare il nostro territorio in Europa - un apporto concreto per la difesa della nostra terra e della nostra economia.
Gentile Candidato,
alla vigilia di una tornata elettorale di così rilevante importanza e alla vigilia di decisioni cruciali in tema di politica agricola comunitaria, la CIA Sicilia sente la necessità di intervenire in un dibattito politico che non può non tener conto della strategica importanza dell’agricoltura in tutta l’economia dell’isola.
Il Parlamento europeo, grazie al Suo nuovo ruolo è chiamato ad esprimersi sulla quasi totalità delle proposte legislative e in ambito agricolo è sempre più rilevante il ruolo che è chiamato a svolgere, così come è successo durante la fase di negoziazione che ha portato alla nascita della PAC, a cui sarà destinata una fetta rilevante del bilancio europeo, ben il 38%. Si comprende quindi con facilità come diventi centrale il ruolo del Parlamento europeo, in difesa dell’agricoltura siciliana che spesso trova contrapposizione in lobbies che privilegiano un agricoltura continentale e le altre fasi della filiera produttiva.
Diventa quindi di fondamentale importanza che i nostri rappresentanti in Europa abbiano forza politica e competenze affinché risultino incisivi e determinanti nelle varie fasi decisionali, scelte a cui sono subordinate le singole politiche agricole degli stati membri.
Sinora la politica agricola comune ha favorito lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile sul piano ambientale e dal punto di vista igienico-sanitario. Non è però stata in grado di garantire un reddito in equilibrio con gli altri settori e all’interno di questo squilibrio persistono forti differenziazioni economiche tra paesi del nord ed aree mediterranee. Diventa quindi essenziale indirizzare le scelte politiche europee verso le reali esigenze delle nostre imprese, della nostra tipologia di agricoltura, delle reali necessità della nostra economia agricola. Vanno rafforzate politiche in direzione della riconoscibilità e della qualità dei prodotti, vanno dati maggiore impulso alle forme aggregative e una nuova e più forte incentivazione alla trasformazione, capaci di migliorare la commercializzazione del nostro prodotto e l’internazionalizzazione delle nostre imprese.
Vanno affrontate in sede Ue tutte le problematiche relative agli accordi bilaterali con i paesi terzi, che spesso hanno messo in difficolta alcune produzioni strategiche della nostra isola, una maggiore trasparenza dei flussi in entrata delle produzioni agricole e agroalimentari, un miglioramento delle barriere fitosanitarie per difendere gli interessi dei nostri produttori e maggiori risorse per affrontare alcune emergenze quali la tristezza degli agrumi.
All’interno di un panorama economico globalizzato è impensabile immaginare una commercializzazione chiusa all’interno di un’area nazionale o europea, ma bisogna incidere con più determinazione affinché le regole siano, laddove esistenti, ben applicate; è necessario di contro, in settori mancanti di precise normative, colmare il deficit legiferando con equilibrio.
Una politicacomunitaria incapace di uscire fuori da logiche strettamente nazionali e quindi frammentarie, rende debole tutta l’economia europea; ma fino a che non verranno superate queste logiche, si rende indispensabile una politica "mediterranea" che difenda la nostra economia agricola anche da forti poteri e interessi di paesi del nord Europa; non si può immaginare di operare all’interno dello stesso mercato con differenti regole di produzione o commercializzazione, regole che fino ad oggi hanno indebolito in maniera considerevole il valore di mercato del nostro prodotto.
Ecco perché chiediamo a chi sarà chiamato a rappresentare i cittadini siciliani al Parlamento europeo un impegno straordinario affinché quest’area di confine geografico non coincida con un territorio marginale, ma le venga riconosciuta la strategica importanza che merita, sia in termini economici, sia in chiave politica come sponda di imprescindibili relazioni all’interno dell’area del Mediterraneo.