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Terror to London

Un nuovo attentato, fortunatamente fallito, ha fatto ripiombare Londra nel terrore

22 luglio 2005

AGGIORNAMENTO
Il terrore che ha già colpito due volte Londra sembra essere tornato in azione anche questa mattina. La polizia ha sparato e colpito a morte un uomo, un sospetto kamikaze, che stava per salire su un treno della Northern Line alla fermata della metropolitana di Stockwell.
L'uomo sarebbe stato colpito alla testa. Un testimone, Briony Coetsee, ha raccontato: ''Eravamo nel metrò e abbiamo sentito qualcuno gridare "Uscite, uscite" e poi ci sono stati degli spari. Qualcuno in borghese, credo un poliziotto in abiti civili, aveva estratto la pistola e aveva iniziato a sparare, mentre ci diceva di uscire. E poi abbiamo sentito spari''. La stazione di Stockwell è stata evacuata e due linee della metropolitana, Northern e Victoria, sono state sospese. Un altro testimone, citato da Bbc, ha detto che il presunto attentatore sembrava essere di origine asiatica. E' stato visto correre verso un treno della metropolitana, inseguito da tre uomini in borghese. ''Lo hanno spinto per terra e gli hanno sparato addosso cinque pallottole. È morto'', ha detto il testimone, Mark Whitby. [Corriere.it]
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Bisogna non cambiare le nostre abitudini. Bisogna non cadere nella trappola della paura. Bisogna rispondere con coraggio e senza abbassare gli occhi, ma a testa alta.

Esattamente due settimane dopo le stragi del 7 luglio, mentre ancora salire su un autobus o prendere la metropolitana a Londra significa pensare al peggio, il peggio si è di nuovo manifestato, con le stesse dinamiche, seguendo lo stesso disegno, seminando nuovamente il panico ma fortunatamente, ed è stato solo un caso fortuito, senza lasciarsi vittime dietro.
Quattro esplosioni in metro e in bus e Londra è ripiombata nel terrore.
Ecco cos'è il terrorismo. E' azione inaspettata, efferatezza, mancanza di umanità, mostruosa determinazione. E' invisibile, eppure in mezzo a noi.

Poteva, e forse per i terroristi doveva, essere un nuovo 7 luglio, ma stavolta gli attentati sono falliti. Una catena di lievi esplosioni che hanno coinvolto tre stazioni della metropolitana - Shepherd's Bush, The Oval e Warren Street - e un autobus a due piani: un copione identico a quello di 14 giorni prima, ma con conseguenze per fortuna molto meno gravi, il bilancio, infatti, secondo quanto rivelato da Scotland Yard, è di un ferito lieve.
Danni materiali limitati, dunque, ma nella capitale britannica è tornata la paura.
Tutto è cominciato poco prima delle 12,30 ora locale (un ora adatta per provocare una strage) coi tre ordigni piazzati in tre diversi punti del "tube" che sono esplosi contemporaneamente.
In un primo tempo è stato detto che si trattava di bombe riempite di chiodi; poi che sono esplosi solo dei detonatori. In una conferenza stampa, il capo di Scotland Yard Ian Blair ha parlato di "bombe", più piccole di quelle del 7 luglio, ma che comunque lo scopo degli attentatori sarebbe stato quello di uccidere.
Oltre agli episodi nella metro, un ordigno di debole potenza ha fatto saltare i finestrini del piano superiore dell'autobus numero 26 in Hackney Road, nella zona orientale della città.

Poco dopo gli attentati, un uomo di aspetto asiatico è stato fermato a Downing Street (è stato subito rilasciato dopo gli accertamenti necessari, perché estraneo ai fatti).
Nei pressi di una delle stazioni interessate dagli allarmi - quella di Warren Street -, la polizia in armi ha fatto irruzione in un ospedale dando la caccia, secondo testimoni, a un uomo - in fuga con dei cavi che fuoriuscivano dalla maglietta - poi fermato. Anche quest'uomo è stato rilasciato senza alcuna accusa.
E sempre a Warren Street sono accorse anche unità equipaggiate con tute anti agenti chimici, come misura di precauzione dopo che era stata segnalata la fuoriuscita di fumo da un convoglio. L'allarme però è rientrato subito.

Gli attacchi hanno avuto una pronta rivendicazione (sulla cui attendibilità gli esperti non si sono ancora pronunciati) nuovamente da parte delle Brigate Abu Hafs Al-Masrì, la stessa organizzazione che si era attribuita la paternità degli attentati del 7 luglio.
Con un comunicato diffuso nella notte sui forum islamici in Internet, i presunti attentatori hanno scritto una nota in cui si dice: ''In verità le parole dei mujahidin che sono in agguato dominano ancora i fatti e un altro colpo è venuto. Questo nuovo colpo nel profondo della capitale miscredente britannica non è stato altro che un nuovo messaggio per tutti i governi europei. Esso dice che non ci calmeremo e non staremo zitti prima che voi facciate uscire tutti i soldati miscredenti dalla terra irachena. È un ammonimento a tutti coloro che sono dietro alla politica del capo principale del terrorismo nel mondo e capo dei paesi miscredenti, l'America''.
Ancora una volta insomma, il presunto gruppo islamico chiede il ritiro delle truppe straniere dall'Iraq, ponendolo come condizione per cessare gli attentati.

''Vogliono metterci paura, e la cosa migliore è reagire con calma'', ha detto Tony Blair apparso in televisione per un messaggio al Paese, ma ha avvertito: ''Non possiamo minimizzare quello che è successo''.
C'è terrore a Londra e la caccia all'uomo è in corso, perché a differenza del 7 luglio, gli attentatori sono stavolta sopravvissuti al loro progetto. Scotland Yard vuole prenderli presto, prima che tornino a colpire. Ma il problema rimane comunque un altro: potranno fermare questi uomini, ma il terrore sembra proprio non voglia arrestarsi.

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22 luglio 2005
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