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Terza indagine di mafia sul generale Mario Mori

Trattativa mafia-Stato: indagati anche il capitano De Donno e i boss Riina, Provenzano e Cinà

04 marzo 2010

Spuntano i primi indagati nella cosiddetta "trattativa" tra lo Stato e Cosa nostra che sarebbe stata avviata dai Carabinieri del Ros dopo le stragi mafiose del '92. La Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, che secondo Massimo Ciancimino, sarebbero stati gli autori della trattativa attraverso il padre, Vito Ciancimino.
Mori e De Donno sono indagati, come scrivono oggi alcuni quotidiani, in relazione all'articolo 338 del codice di procedura penale: "violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario". Insieme con i due alti ufficiali sono stati indagati anche i boss mafiosi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, oltre al medico Antonino Cinà.
L'indagine nei confronti di Riina, Provenzano e Cinà era già nota. I capimafia avrebbero promesso, in cambio di alcuni favori (come ad esempio la revisione del maxi-processo o la modifica delle leggi sui pentiti) di fermare la strategia stragista.

L'inchiesta è stata aperta dopo le dichiarazioni rese ai magistrati dall'ex ministro Claudio Martelli, che ha spiegato come già dopo le stragi del '92 l'ex direttore generale del Dipartimento giustizia, Liliana Ferrara sarebbe stata informata da De Donno della "trattativa". Quest'ultima raccontò all'allora Guardasigilli che nel giugno del '92, tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, sarebbe stata avvicinata dal capitano De Donno che l'aveva informata di avere avviato contatti con l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Una circostanza smentita dallo stesso De Donno.

Dunque, il generale Mario Mori per la terza volta si trova coinvolto in un processo di mafia a Palermo: la prima volta con il "capitano Ultimo", per la mancata perquisizione al covo del boss Totò Riina (entrambi assolti); la seconda volta con il colonnello Mauro Obinu, per la presunta mancata cattura nel ’95, e la consegunte 'copertura' del boss Bernardo Provenzano, per la quale il dibattimento di primo grado in corso (LEGGI).

Pronta la replica del legale di Mori, l'avvocato Pietro Milio. "Leggo sui giornali che il generale Mori sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per la 'trattativa' tra Stato e Cosa nostra. Ma io non ne so nulla giudiziariamente e al generale non è stato notificato alcun avviso di garanzia". "Non ho ancora parlato con i magistrati - ha spiegato ancora Milio - vedremo se gli notificano nei prossimi giorni questo annunciato provvedimento...". Proprio nei giorni scorsi, Mario Mori, rendendo dichiarazioni spontanee al processo in cui è imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, aveva smentito l'esistenza di una trattativa.

Sempre a riguardo della presunta trattativa tra mafia e Stato, la prossima settimana il capitano De Donno sarà interrogato dai magistrati. Lo stesso giorno gli inquirenti sentiranno anche il maggiore dei carabinieri Antonello Angeli (indagato per favoreggiamento) che nel 2006, da capitano in servizio a Palermo, perquisì l’abitazione di Massimo Ciancimino, all’epoca indagato per riciclaggio. L’inquilino si trovava all’estero ma - ha spiegato di recente - telefonò dicendo al suo "factotum" di mettere a disposizione la chiave della cassaforte, perché fosse aperta dagli investigatori. Ma non successe nulla di tutto questo, i carabinieri se ne andarono senza guardare nel forziere che conteneva - dice Ciancimino jr - il "papello" con le richieste mafiose del ’92 per far cessare le stragi (recapitato a Mori e De Donno, che negano) e altri documenti di suo padre.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Corriere.it]

 

 

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04 marzo 2010
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