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Testa ca' un parra si chiama cucuzza...

Il neo sindaco di Trapani non vuole parlare di mafia per "non dare importanza ai boss"

03 giugno 2012

Anni e anni di educazione alla legalità e di cultura antimafia alle ortiche. Già, perché, almeno stando alle sue recenti parole, per il neo sindaco di Trapani, (generale dei carabinieri in pensione): "Non bisogna parlare di mafia perché si rischia di dargli soltanto troppa importanza". E' questa la linea di Vito Damiano, esplicitata durante un recente incontro con gli alunni e i genitori della scuola media 'Simone Catalano', dove il primo cittadino ha detto: "I progetti dove si parla sempre e solo male della mafia, in realtà danno importanza ai mafiosi".
Secondo il sindaco di Trapani bisogna pertanto "puntare su progetti improntati che riguardano lo sviluppo sociale". Damiano ha apprezzato, ad esempio, due progetti della scuola: uno sull'educazione alimentare e l'altro sull'integrazione tra gli alunni. "Questi - ha concluso - sono i tipi di progetti che io sosterrò in qualità di sindaco".

L'uscita di Damiano ha sollevato un vespaio. E dall'opposizione lo si invita a ritrattare parole "di una gravità assoluta" che evocano il profilo di un suo predecessore, Erasmo Garuccio: il sindaco che nel 1985 si spinse a dire "la mafia non esiste".
Ma l'ex generale dei carabinieri non ritratta e rincara: "È giusto parlare di legalità ma di legalità concreta. Io preferisco finanziare un laboratorio ed uno studio finale dedicato ai prodotti tipici locali che uno studio sulla mafia, dove magari gli studenti recitano perché imbeccati". Per il sindaco "ci sono le ore di educazione civica per parlare di mafia. Finché ci sarò - tuona - si parlerà di mafia nella maniera più contratta possibile, per non fare vivere i ragazzi nella paura".

"Le dichiarazioni del sindaco di Trapani sono inaccettabili. Nelle scuole deve esserci il confronto ed è proprio lì che si formano le coscienze dei cittadini". Così ha invece commentato l'uscita del sindaco Damiano il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini.
"Ogni cittadino - ha aggiunto Morosini - deve potersi fare un'idea su quanto accade intorno a lui anche riguardo alle situazioni determinate dalla mafia che mettono in discussione i diritti fondamentali dei singoli e della collettività e che costituiscono un concreto pericolo per la democrazia". "Non so se nel caso specifico ci sia un tabù sulla parola mafia - ha concluso Morosini - ma non parlarne in certe terre è qualcosa di antistorico e di pericoloso per la pacifica convivenza tra i cittadini".

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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03 giugno 2012
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