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Torna a splendere il Cristo del Sinai

Il mosaico del VI sec. è stato 'salvato' da un gruppo di restauratori italiani

22 ottobre 2008

Il volto del Cristo rischiava di staccarsi e cadere. Ma l'intervento dei restauratori italiani e un importante finanziamento del Qatar hanno scongiurato il pericolo. Ed oggi il mosaico della Trasfigurazione del Monastero di Santa Caterina in Sinai può ritornare all'originaria bellezza, la stessa voluta da Giustiniano quindici secoli addietro.
L'intervento è stato illustrato durante la X Conferenza mondiale sui mosaici in corso a Palermo, organizzata dall'ICCM (Comitato internazionale per la conservazione dei mosaici) e dal Centro regionale di restauro, da Roberto Nardi, direttore del Centro di Conservazione archeologica di Roma, che ha curato il restauro.

Fu l'imperatore bizantino Giustiniano, tra il 527 e il 547 d.C., a volere la costruzione del convento del Monte Horeb nel luogo in cui, secondo il racconto biblico, Mosè ricevette le Tavole della Legge, 'I dieci comandamenti' sui quali sono fondate le dottrine ebraica e cristiana.
Il monastero - la più piccola diocesi al mondo ma anche il più antico convento cristiano esistente, oggi tra i siti protetti dall'Unesco - è rimasto tale e quale dal VI secolo, protetto da una cinta fortificata ma rispettato, comunque, da ogni religione. Infatti nonostante la conquista da parte degli arabi musulmani del Sinai nel 641 d.C., i monaci continuarono a vivere nel convento, salvaguardati da un editto di Maometto che assicurava protezione, provvedimento rispettato anche da Napoleone durante la Campagna d'Egitto.

Oggi nel monastero vivono 25 monaci, in maggioranza greci, che seguono la Regola di San Basilio. Santa Caterina è un luogo fuori dal mondo, con una basilica, costruita dall'architetto Stefano di Aila, e una torre campanaria ottocentesca; ma soprattutto conserva la seconda biblioteca più antica del mondo (dopo quella del Vaticano) e la più importante collezione di icone greche. Anche il mosaico absidale fu voluto da Giustiniano: è di fattura elaborata, secondo l'iconografia tradizionale bizantina, e di una ricchezza senza paragoni.
E' giunto perfettamente integro fino ai nostri giorni, anche se in pessimo stato di conservazione. Tanto che 50 anni addietro fu il National Geographic a lanciare un grido d'allarme: il mosaico si stava staccando e minacciava di crollare al suolo. C'è voluto mezzo secolo perchè l'appello venisse raccolto e nel 2005 iniziassero i lavori di restauro e consolidamento, portati avanti da otto restauratori del Centro di conservazione archeologica di Roma.

Il finanziamento, un impegno di quasi un milione di dollari, arriva per il 55% dall'emiro del Qatar, sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani, e per la restante parte dallo stesso Centro romano, con un piccolo aiuto del Getty Conservation Istitut.
"Abbiamo dovuto risolvere subito il problema dello 'sganciamento' del mosaico, nel punto di maggior curvatura, proprio all'altezza del viso del Cristo - spiega Roberto Nardi - era convesso, di fatto già staccato, sarebbe bastato togliere una tessera e veniva giù tutto. Per questo è stata costruita una struttura autoportante che ha sostenuto il mosaico nei tre anni di intervento". Il mosaico della Trasfigurazione sarà presentato in aprile, in occasione della Pasqua ortodossa. [La Siciliaweb.it]

- A Palermo la conferenza mondiale sui mosaici (Guidasicilia.it, 21/10/08)

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22 ottobre 2008
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