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Tornano in Sicilia i "gioielli di famiglia"

Il Getty museum riapre le porte e rientrano in Sicilia 63 opere d'arte

17 gennaio 2014

Tornano in Sicilia 63 opere archeologiche che dopo aver fatto il giro tra i più importanti siti museali del mondo rientrano nelle loro sedi originarie.
Beni di inestimabile valore: dall'Auriga di Mozia alla Phiale aurea di Caltavuturo custodita nel parco di Himera, da un cratere attico a maschere teatrali ai rilievi votivi con Demetra e Kore. E ancora medaglioni a rilievo, arule, coppe con emblema, statuette fittili, pissidi e antefisse, brocchette e bronzi.

"Dopo aver fatto bella mostra di sé al Paul Getty Museum di Los Angeles e al Cleveland Museum of Art nel 2013 - ha detto l'assessore regionale ai Beni Culturali Maria Rita Sgarlata - ed essere state in giro con la mostra 'Sicily: Art and Invention between Greece and Rome' tornano i 'gioielli di famiglia' per essere opportunamente valorizzati nella loro terra di appartenenza".

I reperti, infatti, torneranno nei vari siti museali di provenienza: il museo archeologico di Agrigento, di Aidone, di Cefalù, il parco archeologico di Himera, il museo archeologico di Gela, Lipari, Palermo, Siracusa, Trapani e Catania. "Perchè è là che questi reperti devono stare - ha precisato l'assessore Sgarlata - e non nei 'mostrifici' sganciati da contesti di effettiva qualità in giro per il mondo. Questo non vuole dire chiusura nei confronti degli scambi culturali, piuttosto è una sorta di "fermo biologico" in previsione di riequilibrio del rapporto con i musei stranieri".

A giovarsi degli scambi culturali e di beni d'arte "non devono essere solo gli altri - ha aggiunto l'assessore Sgarlata - ma anche e soprattutto la Sicilia che troppe volte ha avuto come tornaconto solo un ritorno di immagine. Non si tratta di una pratica oscurantista o protezionista ma di buon senso il cui fine è solo quello di valorizzare, come meritano, i nostri beni. Questi sono i principi della nuova stagione di "reciprocità'".

Nel corso della conferenza stampa Jerry Podany, Senior Conservator of Antiquities del J. Paul Getty Museum ha illustrato anche il progetto per una nuova base antisismica dell'Auriga di Mozia, meglio conosciuto come il "giovinetto". "L'attuale configurazione di supporto della scultura - ha spiegato - non è sufficiente a proteggerla dai danni in caso di terremoto di medio livello. Il supporto attuale collegato alla testa non impedirebbe, infatti, il movimento della scultura verso l'alto né sarebbe sufficiente a frenare lo spostamento in direzione laterale". Per Podany "il fissaggio della scultura ad un piedistallo espositivo sarebbe una soluzione più fattibile e più sicura. Il supporto attuale della base (composto da numerosi pezzi) dovrebbe essere sostituito con un unico blocco di supporto in acciaio".                                                           

E proprio il "giovinetto" di Mozia, appena tornato a casa, è stato al centro di un qui pro quo tutto siciliano: il giovane auriga scolpito 2.500 anni fa, trovato nel 1979 fra i vigneti di Mozia, nell’isola sullo Stagnone fra Trapani e Marsala, appena atterrato a Malpensa, avrebbero voluto portarlo al Baglio Anselmi, un museo di Marsala. E perfino una deputata del Pd aveva emesso una nota euforica per ringraziare la Regione, l’assessore ai Beni culturali. Ma, dopo le polemiche esplose, è arrivato il contrordine dell’assessore Sgarlata: "Il giovinetto torna nella sua "casa", a Mozia".
Il giovine statuario, insomma, ha rischiato di diventare il vessillo di una guerra di campanile. Da una parte, Marsala e il Baglio Anselmi dove sono custoditi i resti di una preziosa nave punica. Dall’altra, la Fondazione Whitaker composta da quanti preservano l’eredità del colto collezionista, amante dell’archeologia, al quale si devono tante magnifiche strutture, da Villa Malfitano alla sede della prefettura di Palermo. A Marsala che dista appena cinque chilometri dall’isola avevano tutto pronto per l’esposizione, con soddisfazione di Antonella Milazzo, la deputata regionale del Pd pronta a ringraziare con comunicati ufficiali la scorsa settimana l’assessore Sgarlata per il via libera. Entrambe ignare del putiferio scatenato da Renato Albiero e Fabio Virdi, un cardiochirurgo e un avvocato che, in sintonia con la segretaria generale della Fondazione, Enza Carollo, hanno convocato un minaccioso consiglio di amministrazione. Quanto è bastato per determinare la retromarcia, spiegata dall’assessore Sgarlata: "Non se ne farà niente. Il giovinetto torna a Mozia. Ma non sarebbe stato un dramma se fosse rimasto per qualche settimana, in periodo invernale, in un museo sulla terra ferma...".

A Mozia, però, lo avrebbero considerato un ulteriore "scippo": "Abbiamo perduto 200 mila euro all’anno. Chi arriva davanti alle barche per venire a vedere il giovinetto, si informa e non parte per l’isola. La Regione pensava di mandare in giro per il mondo questo gioiello per accendere interesse e fare approdare turisti da Londra o dagli Stati Uniti. La verità è che non ne è arrivato nemmeno uno".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo, Corriere.it]

- La Venere di Morgantina... solo un fallimento? (Guidasicilia.it, 16/01/14)

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17 gennaio 2014
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