Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Totò Cuffaro chiede giustizia Corte europea dei diritti dell'uomo

L'ex presidente della Regione, condannato per mafia, ha presentato ricorso alla Corte europea per avere "diritto a un equo processo"

01 novembre 2011

L'ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, presenta ricorso alla Corte di Giustizia europea. Un noto avvocato romano, nelle scorse settimane, ha indirizzato l'atto "al Cancelliere della Corte europea dei Diritti dell'Uomo - Consiglio d'Europa - F-67075 Strasburgo Cedex".
Tutto ruoterebbe intorno alla udibilità della frase ("allora ragioni avia Totò Cuffaro") pronunciata in casa del boss Giuseppe Guttadauro dalla moglie Gisella Greco. Secondo i legali dell’ex governatore siciliana tale intercettazione ambientale avrebbe avuto un ruolo importante nella condanna definitiva a sette anni di carcere, che Cuffaro sta scontando nel carcere romano di Rebibbia, e su cui si adombrano oggi le contestazioni degli avvocati. Un pool di esperti analizzando la registrazione avrebbe escluso categoriacamente che la frase sia stata mai pronunciata.
Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo conterrebbe sei o sette censure al processo con il quale l'ex Governatore della Sicilia ed ex senatore, prima Udc e poi Pid, è stato condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio nell'ambito del processo "Talpe alla Dda".

Gli avvocati hanno anche chiesto la revisione del processo "Talpe alla Dda", lamentando che Salvatore Cuffaro sarebbe stato vittima di una campagna di stampa che avrebbe influenzato la decisione dei giudici che hanno condannato il loro assistito.
Nel frattempo il nome dell’ex presidente della Regione siciliana è comparso nelle dichiarazioni del pentito Stefano Lo Verso che, nel processo a carico del generale Mori e del colonnello Obino che si sta celebrando a Palermo, viene indicato, insieme al presidente del Senato Renato Schifani, al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, e al senatore Marcello Dell’Utri, come personaggio politico nella mani della famiglia mafiosa di Villabate (LEGGI). [Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

Il giallo sulla perizia che incastrò Cuffaro (SiciliaInformazioni.com)
Il perito che inchiodò Cuffaro confermando di aver udito la famosa frase "Ragiuni avia Totò Cuffaro" avrebbe dichiarato più volte davanti al giudice Raimondo Lo Forti, che presiedeva nel 2006 il processo Miceli, di non essere sicuro che questa frase fosse stata effettivamente pronunciata. Ma non basta. Incalzato più volte dal Presidente del Collegio e dai difensori dell’imputato Miceli avrebbe dichiarato anche di non essere un tecnico, di "non essere un esperto" (ascolta il file audio).
La notizia del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo dell’ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro ha riacceso i riflettori sul processo che ha portato alla condanna a sette anni di carcere per l’ex governatore. Fra i vari punti oggetto di contestazione da parte dei legali di Cuffaro, ci sarebbe la superperizia su una intercettazione ambientale dove, secondo quanto dichiarato dal perito del Tribunale, Roberto Genovese, la moglie del boss Guttadauro, Gisella Greco, avrebbe pronunciato la frase "Ragiuni avia Totò Cuffaro".
Da quanto trapelato, tale intercettazione secondo i legali avrebbe avuto un ruolo importante nella condanna. Prodotta infatti all’interno del processo Miceli è stata acquisita come prova nel processo Cuffaro. Ma è proprio sulla udibilità di questa frase nell’intercettazione che si addensano oggi i maggiori dubbi. Sembrerebbe infatti, come si evince dalle dichiarazioni dello stesso Genovese davanti al presidente del collegio giudicante (file audio pubblicato da Radio Radicale) che l’udibilità di questa frase non fosse del tutto chiara neanche a lui. Il perito, d’altra parte, sempre in quella sede, si sarebbe professato non esperto. Durante il processo Miceli il Tribunale fece affiancare Genovese anche da Giampaolo Zambonini, un tecnico della Polizia scientifica di Roma. "E' stato operato un ascolto – affermò Zambonini - un ascolto da parte di un gruppo di dieci persone, appartenenti al servizio della scientifica. Il file audio è stato fatto ascoltare circa 10 volte agli operatori, singolarmente e in tempi diversi. Nessuno degli operatori è stato in grado di individuare il nome 'Totò Cuffaro' autonomamente. Solamente dopo aver selezionato la parte oggetto di indagine, gli operatori sono stati concordi sulla presenza auditiva delle sole vocali 'O' ed 'A'."
Ma il Tribunale ha ritenuto attendibile soltanto la tesi di Genovese così come la Corte d’Appello, che ha aggravato la pena a Cuffaro con il riconoscimento dell’aggravante di aver voluto favorire la mafia. A concordare con il perito Genovese fu anche il consulente dell’accusa Baldassare Lo Cicero. La sentenza di condanna è comunque passata in giudicato e Cuffaro dovrà scontare sette anni di carcere.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

01 novembre 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia