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Totò Cuffaro, già dimissionario, viene sospeso dal Governo. La Giunta regionale siciliana decide di sollevare il conflitto

31 gennaio 2008

Nonostante si sia dimesso... diciamo... ''di sua spontanea volontà'', per Salvatore Cuffaro da Palazzo Chigi è arrivato il decreto di sospensione.
L'atto è stato emesso lunedì scorso dal Consiglio dei ministri ai sensi dell'articolo 15 comma 4 bis della legge 55/90 e notificato martedì mattina allo stesso Governatore dimissionario. ''Ho appreso che il presidente del Consiglio dei ministri ha firmato il decreto con il quale si dispone la mia sospensione da presidente della Regione siciliana - ha dichiarato ieri l'ex governatore della Sicilia -. Credo che tale atto sia solo da considerare come una provocazione politica poiché, come è noto, ho già lasciato spontaneamente la carica con le mie dimissioni irrevocabili. Sono esterrefatto e nel contempo preoccupato per la grave violazione di legge oltre che per l'ennesima scelta operata ignorando le prerogative dello Statuto siciliano, che è legge costituzionale, e della autonomia speciale della nostra Regione".

Il provvedimento firmato da Prodi nasce in applicazione di una legge che sospende gli amministratori se condannati, anche in primo grado, per favoreggiamento. Ricordiamo che Cuffaro si è dimesso sabato scorso, dopo le polemiche seguite alla sua condanna a cinque anni per favoreggiamento con la interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dopo la condanna il procuratore di Palermo Francesco Messineo aveva inviato la richiesta di sospensione per Cuffaro al commissario dello Stato Alberto Di Pace, come previsto dalla legge. Il commissario poi ha trasmesso la documentazione al dipartimento degli Affari regionali della presidenza del Consiglio.
Il governatore, dopo la condanna emessa il 18 gennaio, aveva superato nell'aula dell'Assemblea regionale siciliana la mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra e bocciata dalla maggioranza dei deputati regionali. Poi però sono montate le polemiche, anche da parte di esponenti della Cdl, perchè il governatore era stato fotografato con un vassoio di cannoli quasi a voler festeggiare la sentenza che ha escluso l'aggravante mafiosa, e quindi sono seguite le dimissioni.

Da Palazzo Chigi hanno fatto sapere con una nota che: “Il decreto di 'accertamento della sospensione' nei confronti del Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, su proposta dei ministri dell'Interno e degli Affari Regionali, è un atto dovuto in doveroso adempimento  dell'articolo 15 della legge n° 55 del 1990 che recita: 'sono sospesi di diritto dalle cariche coloro che hanno riportato una condanna non definitivà per il delitto, tra altri, di cui all'art. 378 del Codice Penale in relazione all'art. 416 bis dello stesso codice'”. "Nel caso specifico il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palermo ha trasmesso in data 22 gennaio 2008 al Commissario dello Stato presso la Regione Sicilia la sentenza dello stesso Tribunale ai sensi dell'articolo 15, comma 4-ter, della legge 55, che recita: 'A cura della cancelleria del tribunale... i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione sono comunicati al Commissario del Governo. Il Commissario del Governo ne dà immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri il quale, sentiti il Ministro per gli affari Regionali e il Ministro dell'Interno, adotta il provvedimento che accerta la sospensione per la Regione Siciliana. Le competenze del Commissario del Governo sono esercitate dal Commissario dello Stato". "Le dimissioni del Presidente Cuffaro non risultavano, quindi, atto sufficiente ad interrompere un procedimento previsto dalla normativa vigente, in mancanza del quale si sarebbe potuto ipotizzare anche un'omissione da parte dello stesso Presidente del Consiglio dei Ministri. Non esiste dunque alcuna motivazione politica, nè azione indotta da altri intendimenti - conclude la nota - se non il rispetto della legge".

"La decisione del Presidente Prodi è inaccettabile!". Così hanno esordito i parlamentari dell'Udc che ieri a Roma hanno firmato un documento comune. “Con questo gesto - si legge nella nota - si riapre in primo luogo una vicenda politica che era stata conclusa dal Presidente Cuffaro con le sue dimissioni. Inoltre, le premesse costituzionali e amministrative della decisione di Prodi sono insostenibili e verranno certamente smentite in sede giudiziaria [...] La coincidenza con la crisi di Governo - conclude la nota - dimostra in realtà che l'unico scopo del provvedimento contro il Presidente Cuffaro è quello di far gestire a un commissario la campagna elettorale politica nazionale e regionale in Sicilia. In questo modo, Prodi non solo calpesta la Costituzione ma, con spirito vendicativo, cerca di mettere le mani sull'isola".

Intanto stamani la giunta regionale siciliana, presieduta dal vicepresidente Lino Leanza (Mpa), ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, dopo il decreto di sospensione. La decisione della giunta, spiegano dall'ufficio legale della presidenza della Regione, è stata adottata sulla base della dottrina (fatta propria da studiosi come Guido Corso e Salvatore Raimondi) che ritiene "esaustivo" lo Statuto speciale siciliano per tutto ciò che attiene alla carica del presidente della Regione. Secondo questa interpretazione, non è prevista alcuna sospensione per il governatore ma la rimozione, contemplata nello Statuto soltanto per due motivi: la reiterata violazione della Costituzione o delle leggi, e motivi di sicurezza nazionale.
Come dicevamo la sospensione di Cuffaro dalla carica di consigliere regionale è stata adottata da Prodi ai sensi della legge 55 del '90, ed è proprio questa norma, secondo l'ufficio legale della presidenza della Regione, che in Sicilia non è applicabile.
Entro 60 giorni la decisione assunta oggi dalla giunta dovrà essere notificata alla presidenza del consiglio. Successivamente il ricorso sarà inviato alla Consulta.

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31 gennaio 2008
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