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Totò Cuffaro: un detenuto comune

L'ex governatore siciliano, condannato in via definitiva a 7 anni di carcere, nei giorni scorsi è stato trasferito in una cella insieme a tre detenuti "comuni"

28 gennaio 2011

Salvatore Cuffaro, condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e per violazione del segreto istruttorio, è da un paio di giorni in una cella con altri tre detenuti 'comuni', di cui uno sta scontando una pena per duplice omicidio e un altro per truffa.
Da una cella singola del reparto G12, riservato ai 'nuovi giunti', l'ex governatore della Sicilia - secondo quanto si è appreso - è stato trasferito nella sezione G8, sempre al piano terra, tra i reclusi in cosiddetta 'media sicurezza'. Si tratta, in sostanza, di detenuti comuni, che devono scontare una condanna definitiva. Per Cuffaro questa potrebbe essere tuttavia una sistemazione temporanea: probabilmente - si è appreso da fonti penitenziarie - presto gli verrà assegnata una cella singola, sempre a Rebibbia. I primi giorni di detenzione l'ex senatore del Pid li avrebbe trascorsi tranquillamente, per lo più leggendo.

Nei giorni scorsi l'ex presidente della Regione Siciliana ha ricevuto la visita del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi. L'immagine che l'on Craxi ha dato all'Ansa di Totò Cuffaro è quella di un "uomo conscio della forza che deve trovare in se stesso" nei confronti del quale è stata emessa una "sentenza di inusitata durezza". Quella di Cuffaro - ne è convinta il sottosegretario agli Esteri - è "una vicenda decisamente politica" nella quale ciò che infastidisce di più è "l’ipocrisia pelosa dei compagni di partito che hanno espresso rispetto per la sentenza e solidarietà umana verso Cuffaro". E a tutti loro la Craxi ha dato un consiglio: "Se la solidarietà non è politica, piena e totale come la mia, sarebbe meglio tacere". "Fa impressione vedere in prigione un uomo che sicuramente non è un delinquente", ha osservato ancora Stefania Craxi sollevando delle perplessità sul concorso esterno in associazione mafiosa, il reato imputato a Cuffaro: "è un reato - ha detto - che non si riesce a configurare e che però è sottoposto alle stesse misure riservate ai mafiosi". Ci sono anche altre cose che non convincono Stefania Craxi come "lo scontro in Sicilia tra guardie e ladri e coloro che hanno fatto dell’antimafia una professione". "Prima di andarmene dalla prigione - ha raccontato Craxi - gli ho chiesto se desiderava qualcosa e lui mi ha risposto: fai coraggio alla mia famiglia. Credo - è l’impressione ricevuta - che gli fosse perfino doloroso avermi di fronte". Poi una confessione: "Uscendo da Rebibbia mi sono chiesta: se fossi il presidente della Regione Sicilia sarei in carcere anch’io?".

[Informazioni tratte da Ansa, Corriere del Mezzogiorno.it]

 

 

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28 gennaio 2011
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