Totò Riina chiede venia...
Sembra che il "capo dei capi" abbia chiesto l'intercessione del cardinale Tettamanzi per mettere fine alla sua detenzione
"Arrivato alla soglia degli ottant’anni d’età, e dopo diciassette di carcere, Totò Riina pensa alla grazia..." Nei giorni scorsi il giornalista Giovanni Bianconi ci ha fatto sapere dalle colonne del Corriere della Sera (LEGGI) che il "capo dei capi" Totò Riina ha chiesto al cappellano del carcere di Opera di intercedere presso l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, per l’appoggio a un provvedimento di clemenza.
"L’incontro è avvenuto un paio di settimane fa - ha scritto Bianconi - ed è stato riferito alla Procura nazionale antimafia dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, a sua volta informata dal direttore del carcere milanese. L’appunto trasmesso alla Superprocura, guidata da Piero Grasso, fa esplicito riferimento alla grazia a cui Riina aspirerebbe, anche se ciò potrebbe avvenire solo attraverso un complesso iter che non è stato nemmeno messo in moto ed è difficile immaginare che possa trovare uno sbocco concreto. Tanto che l’avvocato del boss, Luca Cianferoni, dice di non saperne niente. La notizia è stata comunque ritenuta di interesse per il massimo ufficio inquirente in materia di mafia, vista la personalità e il ruolo del protagonista, del quale vengono costantemente monitorate tutte le mosse. Soprattutto dopo che nove mesi fa accettò per la prima volta di incontrare i magistrati di Caltanissetta. Senza diventare un ‘pentito’, ma per sostenere davanti agli inquirenti che hanno riaperto l’indagine su quell’eccidio, che nella strage del luglio ’92 in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta c’entravano pezzi dello Stato, con generici riferimenti ad apparati e servizi segreti deviati".
"Non mi risulta che il mio cliente abbia chiesto, attraverso il cappellano del carcere in cui è detenuto, la grazia al ministro della Giustizia". Luca Cianferoni, avvocato difensore di "Totò 'u curtu", ha commentato così la notizia pubblicata dal Corriere. Ignara della vicenda anche la Procura di Palermo. "Non ne abbiamo notizia - ha detto il procuratore Francesco Messineo - e comunque la competenza per l’inoltro della domanda di grazia sarebbe della procura generale".
La Diocesi di Milano, attraverso il portavoce del cardinale Tettamanzi, don Davide Milani, ha reso nota la proprio posizione sulla questione: "Questi non sono atti che competono ad un vescovo", ha detto. La presunta richiesta di grazia da parte di Totò Riina, secondo quanto si apprende, non è giunta all’attenzione del cardinale Tettamanzi che, peraltro, in questi giorni, si trova in pellegrinaggio in Francia con cento preti. Inoltre, si fa notare, un cappellano, come ogni prete, riferisce ad ogni vescovo ma solo sugli aspetti pastorali non nel merito delle singole questioni.