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Tra dimissioni e piani di rientro

Per Raffaele Lombardo, che oggi ha incontrato il premier Monti, è stato chiesto il rinvio a giudizio

24 luglio 2012

AGGIORNAMENTO - Un piano di rientro finanziario e di riorganizzazione della pubblica amministrazione regionale, che sia vincolante nei tempi e negli obiettivi, è il risultato dell'incontro tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. Lo puntualizza una nota di Palazzo Chigi.
"Non è mai esistita l'ipotesi di commissariamento. Confermo le mie dimissioni il 31 luglio" ha dichiarato il governatore Lombardo, dopo l'incontro a Palazzo Chigi. "L'incontro con il premier Monti è andato molto bene e il fallimento e il default della Sicilia era una grande balla" ha detto Lombardo. Poi ha aggiunto: "I conti sono solidi e le finanze sostenibili". "La nostra criticità - ha spiegato - si chiama liquidità. Liquidità legata alla riduzione delle entrate tributarie, ai crediti che abbiamo con lo Stato, che oggi ha sbloccato 240 mln per quanto riguarda la sanità, a prescindere dai 400 di cui si è parlato nei giorni scorsi". Il governatore della Sicilia non nega le criticità della sua regione. "Infatti - ha precisato ancora - le agenzie di rating ci classificano come il Veneto e un po' meno del Piemonte".
Riguardo al debito, il presidente della Regione Sicilia ha ricordato che "è stato onorato il 30 giugno scorso pagando la sua rata, che incide nella misura del 7% del suo Prodotto interno lordo. La Regione Sicilia - ha aggiunto Lombardo - paga i suoi stipendi e per ogni euro che entra garantisce la possibilità di onorare i suoi impegni".

"Abbiamo convenuto con il governo di avviare una collaborazione forte - ha inoltre reso noto - perché lo Stato sappia quello che fa la Regione Sicilia anche perché la Regione, ovviamente, si avvalga di questa collaborazione e ponga i propri problemi di fronte allo Stato". "Stiamo lavorando con il ministro Barca perché si acceleri, anche se i numeri si vedranno a fine anno, sull'impiego dei fondi strutturali. Lo stesso discorso - ha annunciato - lo faremo con i vari ministeri con i quali abbiamo avviato dei tavoli di collaborazione che saranno naturalmente potenziati".
"Siamo una delle poche Regioni a Statuto speciale - ha proseguito Lombardo - che non ha chiuso il tavolo relativo al federalismo fiscale". "In questi mesi, da qui alle elezioni - ha continuato - non ci saranno spese, non ci saranno sperperi. Si temevano spese pazze, niente di niente, di niente. Rigore nei conti, anche nei prossimi giorni a venire - ha quindi annunciato - ma soprattutto un programma di rientro della spesa, di investimenti per la crescita che dovrà essere, secondo quanto auspicato dal premier, il punto caratterizzante di qualsiasi governo che interverrà dopo di noi".

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Oggi è il giorno dell'atteso incontro. Quello tra il governatore siciliano, Raffaele Lombardo e il presidente del Consiglio Mario Monti. Un faccia a faccia che Lombardo ha esplicitamente richiesto al premier per dimostrare che la Sicilia non rischia il default e che "i conti tengono, nonostante la situazione sia difficile".
Il governatore siciliano porta con un corposo dossier predisposto dagli uffici della Regione durante il week-end. Al premier Monti, Lombardo, nei cui confronti proprio ieri mattina la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per reato elettorale aggravato dall'avere favorito l'associazione mafiosa, spiegherà che "il vero problema è quello della liquidità, avere il contante per pagare i fornitori", quindi presenterà il conto: "Ci è dovuto un miliardo di euro, spero che arrivi".

Ad assicurare che in Sicilia "non c'è un rischio default" ma "una situazione economica grave come in altre regioni italiane", anche il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, ieri in visita a Trapani e Palermo. Ma, nonostante le tante rassicurazioni, l'eco della crisi finanziaria dell'isola è arrivato anche sulla stampa estera: l'International Herald Tribune e il New York Times hanno definito la Sicilia come "la Grecia d'Italia", e non tanto per ricalcare quanto detto nei giorni scorsi dal vicepresidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ma dopo la decisione di Standard & Poor's di sospendere il rating, confermando BBB+ con outlook negativo, per "insufficienti informazioni".
Ma il governatore non ci sta e ad ogni occasione continua a ribadire la tenuta dei conti: "Abbiamo un debito di 6 miliardi a fronte di un Pil di 80 miliardi, abbiamo un debito che pesa per il 7% sul Pil, quello dell'Italia pesa per il 120%".
Intanto ieri pomeriggio, un nutrito gruppo di autonomisti, esponenti del Mpa, hanno assediato a Palermo l'ufficio del commissario dello Stato, da cui sarebbe partito l'affondo nei confronti del governo Lombardo e dell'autonomia statutaria. A gettare benzina sul fuoco è anche un ex deputato regionale, appena dimessosi per vicende giudiziarie: Cateno De Luca, leader del movimento 'Sicilia Vera', che ha trasmesso una nota al premier, con "gli artifizi contabili" che secondo lui "hanno consentito all'attuale governo regionale di occultare oltre 10 miliardi di debiti".

C'è anche da ricordare che all'esito del vertice a Palazzo Chigi è legato a stretto filo il testo di legge sulla spending review composto da 62 norme, tra cui il "taglio" di circa 2.500 dipendenti della Regione, attraverso il prepensionamento, oltre a riduzioni di società pubbliche, canoni di locazione e buoni pasto. Il provvedimento trasmesso ieri mattina dall'assessore all'Economia, Gaetano Armao, però s'è subito arenato in commissione Finanze dell'Assemblea regionale. Sembra che Lombardo non condivida alcune norme, a cominciare proprio dalla riduzione del personale, tagli che vorrebbe evitare, soprattutto in prossimità della campagna elettorale. Il testo, "bloccato" in attesa del vertice romano, dovrebbe essere comunque approvato dall'Ars, come emendamento all'assestamento di bilancio, entro il 31 luglio, giorno in cui il governatore dovrebbe dimettersi, come ha più volte annunciato.
Ma un altro caso rischia di sollevare nuove polemiche in tempi di tagli alla spesa. La Regione ha appena "arruolato" oltre mille 'rilevatori', personale esterno, inserito in due appositi elenchi, che sarà chiamato a svolgere indagini statistiche per i prossimi tre anni. Il numero è il doppio di quello del triennio precedente e il ricorso agli esterni viene motivato con la carenza di personale in una Regione che però conta 18 mila dipendenti.

LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO - Davanti al Gip di Catania, Marina Rizza, è iniziata ieri l'udienza preliminare per l'imputazione coatta per concorso esterno all'associazione mafiosa e voto di scambio al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e a suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. Il governatore era presente in aula.
A conclusione dell'udienza il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, ha reso noto che la Procura della Repubblica di Catania ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio.
L'udienza è stata caratterizzata dal controesame del maggiore dei carabinieri del Ros Lucio Arcidiacono, che sarà sentito anche il 9 ottobre, data in cui stato fissato il prossimo incontro in aula. Il governatore in quell'occasione chiederà di accedere al rito alternativo del processo abbreviato condizionato. Il procuratore Salvi ha preferito non fare anticipazioni: "La nostra valutazione - ha detto ai cronisti - sarà condizionata dalle condizioni che loro vorranno".
Ieri Lombardo si è presentato con un piccolo cerotto sulla guancia destra. "Non pensate male, non è stata mia moglie...", ha detto ai giornalisti. "La verità - ha spiegato il governatore - è che ho un gallo particolarmente aggressivo, che mi ha beccato: ho cercato di colpirlo con un calcio e non ho visto il ramo di un ulivo, ferendomi".

[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign]

 

 

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24 luglio 2012
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