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Tra disperazione e diplomazia

Ieri a Lampedusa sono arrivati oltre 200 migranti provenienti dalla Libia: "Non era più possibile restare lì"

16 aprile 2011

In tanti sono scappati via dalla Libia perché, come raccontano, "non era più possibile restare lì". Troppo rischioso, troppi mercenari e criminali che sparavano a vista. Si assomigliano quasi tutte le testimonianza finora raccolta al centro di prima accoglienza di Lampedusa dei primi profughi dei 220 sbarcati ieri pomeriggio sull'isola, tra cui molte donne e bambini, salvati dalla Guardia costiera dal naufragio. Portati nella struttura di contrada Imbriacola sono stati avviati le operazioni di identificazione e il fotosegnalamento. Alcuni di loro, chiacchierando con i ragazzi dell'Unchr o dell'Oim, hanno raccontato delle paure vissute in Libia da cui sono partiti 4 giorni prima. Anche la traversata è stata terribile con un mare forza 4-5 che non si è mai calmato.
In acque internazionali l'imbarcazione con a bordo i 220 profughi avrebbe anche incontrato due navi militari, con ogni probabilità della Nato, che si sarebbero limitati solo a dare loro delle bottiglie di acqua senza soccorrerli. Ma sono ancora racconti frammentari. Altri ancora parlano, invece, delle vicissitudini e delle sofferenze che hanno dovuto patire in Libia prima di partire. Ad alcuni sono stati uccisi i parenti dai militari di Gheddafi. Ecco perché la decisione di rischiare di affondare nel canale di Sicilia pur di scappare dalla Libia.

Intanto, riprendono oggi, dopo lo stop di ieri, i voli da Lampedusa per rimpatriare gli immigrati tunisini, così come previsto dall'accordo tra l'Italia e la Tunisia dopo la firma del 5 aprile. Al Centro d'accoglienza si sono vissute ore di tensione e 'trattative', tra le forze dell'ordine e gli i tunisini che oggi dovrebbero essere rimpatriati. Degli oltre 150 immigrati presenti nella struttura di contrada Imbriacola, ne dovrebbero essere scelti 30 per il primo volo di rimpatrio. Ma le operazioni sono rallentate dal rifiuto dei tunisini di radunarsi perché molti di loro sostengono di avere i requisiti per potere continuare a restare in Italia e non essere rimpatriati. Alcuni legali si stanno mettendo in contatto con il centro di accoglienza per tentare di dimostrare che alcuni dei migranti sono nati in Francia o in altri paesi europei. La tensione attorno al centro di accoglienza è altissima, con decine di carabinieri e poliziotti che impediscono ai giornalisti di avvicinarsi alla struttura.

Il Piano per l'accoglienza dei migranti - E' operativo il Piano per l'accoglienza dei migranti predisposto dalla Protezione Civile in collaboirazione con gli enti locali italiani. E' stata firmata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l'ordinanza sulle disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza immigrazione, che prevede, da parte del ministero dell'Economia "una prima assegnazione di 30milioni di euro al Fondo della protezione civile", quale "acconto rispetto al maggiore stanziamento necessario per il superamento dell'emergenza": L'ordinanza - in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - nomina il capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a fronteggiare l'emergenza.
Destinazioni e strutture sono state individuate, come previsto dal Piano, secondo criteri stabiliti dalle cabine di regia regionali e dalle intese con Province e Comuni, in stretto raccordo con le Prefetture. L'ordinanza, composta di 6 articoli, prevede che il Commissario Delegato, "in accordo con le Regioni e i rappresentanti di Anci e Upi, predisponga il Piano nazionale per la distribuzione sul territorio, la prima accoglienza e la sistemazione dei cittadini extracomunitari che vengono dal Nord Africa ai quali sia riconosciuto lo status di profughi o per i quali siano adottate misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie". "Il piano, che si articola per fasi successive - si legge nell'ordinanza - si basa sull'equa e contestuale distribuzione dei cittadini extracomunitari fra tutte le Regioni, come stabilito dall'accordo stipulato il 6 aprile 2011 tra il Governo e le stesse Regioni. Il Commissario, attraverso i soggetti attuatori, deve individuare o realizzare strutture per il ricovero e l'accoglienza dei cittadini extracomunitari". Ma "in accordo con il ministero della Difesa, il Commissario delegato può utilizzare come strutture anche immobili militari in via di dismissione". Per quanto riguarda le iniziative umanitarie "il Dipartimento della Protezione Civile può, attraverso il ministero degli Affari Esteri, mettere a disposizione della Repubblica Tunisina beni da utilizzare per l'assistenza delle popolazioni del Nord Africa. Per questo è autorizzata la spesa di 1milione di euro, a carico del Fondo della protezione civile". Mentre il ministro del Lavoro "è autorizzato a dare un contributo ai Comuni che hanno offerto accoglienza a minori stranieri non accompagnati".

Il ministro Maroni chiede all'Ue una risoluzione in tempi - "Accelerare i negoziati con i paesi del Nord Africa e in particolare con la Tunisia, per stringere accordi operativi ed organizzare pattugliamenti congiunti in collaborazione con le autorità tunisine, applicando la convenzione Onu di Montego Bay, in base alla quale sarà possibile concludere le operazioni di ricerca e soccorso con il rimpatrio in territorio tunisino". E' quanto ha scritto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in una lettera inviata al Commissario europeo per gli Affari interni, Cecilia Malmstrom, e al ministro dell'Interno ungherese Sandor Pinter. "Tale dispositivo - ha aggiunto Maroni - permetterà, se attivato immediatamente, di coadiuvare la parte tunisina nell'attività di prevenzione delle partenze degli immigrati dalle proprie coste e rappresenterà un deterrente anche per le organizzazioni criminali coinvolte nel traffico di migranti".
"Il dibattito sviluppato in occasione dell'ultimo Consiglio Giustizia/Affari Interni a Lussemburgo - ha premesso Maroni nella missiva inviata al Commissario europeo Malmstrom - ha messo in luce come la situazione di criticità esistente in Nord Africa richieda una mobilitazione dell'Ue in termini concreti ponendo in essere una serie di misure urgenti".
Tra le misure alle quali bisogna "dare corso con immediatezza", il ministro ha citato proprio "il punto 5 delle conclusioni del Gai", per "accelerare i negoziati con i paesi del Nord Africa per stringere accordi operativi e l'organizzazione di pattugliamenti congiunti".
Quanto alle autorità tunisine, Maroni ha concluso la lettera sostenendo che queste ultime "nel recente incontro con il presidente Barroso hanno mostrato una disponibilità a collaborare che - ha scritto il ministro - dobbiamo essere pronti a cogliere, affinché si possano raggiungere risultati concreti nel contenimento dei flussi verso l'Europa".

Ma, rimane un nodo: quello dei permessi temporanei. Ieri, nel corso della riunione del 'Gruppo di contatto' sulla Tunisia, Silvio Berlusconi e i ministri competenti hanno fatto il punto sulla situazione dei flussi migratori provenienti dal paese nordafricano. Il presidente del Consiglio, secondo quanto riferito da fonti governative, ha posto l'accento sulla posizione di Josè Manuel Durao Barroso, sottolineando che le argomentazioni usate dal presidente della Commissione europea rafforzano quelle già enunciate dalla commissaria competente Cecilia Malmstrom sulla validità dei permessi temporanei. Il problema è però giuridico.
Gli altri Paesi europei, a cominciare dalla Francia, sostengono che il documento di per sè non garantisce il libero transito. Il governo italiano, invece, ritiene che la situazione di emergenza consente una deroga alla normativa vigente ed invoca l'eccezionalità della situazione.
Una distanza che Berlusconi spera di accorciare nel corso della bilaterale italo-francese prevista il 26 aprile prossimo a Roma, dove sarà presente anche il presidente francese Nicolas Sarkozy. Anche se, a quanto si apprende in ambienti ministeriali, la strada appare in salita visto che, nonostante la posizione di Bruxelles, gli altri partner Ue sembrano poco disposti a far tenere un vertice europeo prima di quello già previsto in giugno.
Nel frattempo, però, resta il problema di come gestire i migranti già arrivati. Ed in particolare quelli sbarcati sulle coste italiane prima del 5 aprile, data dell'accordo con la Tunisia. Questi dovranno al momento restare in Italia, mentre tutti gli altri, come ha spiegato Berlusconi qualche giorno fa in conferenza stampa, saranno gradualmente rimpatriati.
Nel corso dell'incontro, infine, Berlusconi ha confermato la necessità di abbassare i toni rispetto alle polemiche verso l'Unione europea. L'ipotesi ventilata dal leghista Roberto Maroni di mettere in discussione i trattati, insomma, è ormai una vicenda archiviata.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Lasiciliaweb.it]

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16 aprile 2011
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