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Tra disperazione e speranza

A Pozzallo (RG) assieme a 176 immigrati clandestini, è sbarcata una nuova vita

03 giugno 2005

Centocinquantuno uomini, ventiquattro donne e un bambino. Complessivamente sono sbarcati a Pozzallo (RG) 176 immigrati. Raggiunti dalla Guardia di Finanza a circa 15 miglia dalla costa, dopo una segnalazione ricevuta da una nave mercantile, sono stati scortati fino a riva.
Probabilmente si tratta degli stessi immigrati avvistati l'altro ieri sera al largo di Malta e che avrebbero manifestato ai soccorritori de La Valletta la volontà di proseguire il viaggio verso la Sicilia. Dalla capitaneria di porto di Pozzallo dicono di non aver ricevuto comunicazioni dalle autorità maltesi.

Nel gruppo di disperati  anche una donna che ha partorito proprio mentre giungevano i soccorsi. Soccorsa dall'equipaggio di un'autoambulanza la donna è stata accompagnata all'ospedale di Gela, dove le sue condizioni e quelle del piccolo sono state giudicate buone.
E' nato un figlio del mare. Una vita ha cominciato il suo cammino sulle acque che hanno conosciuto troppe morti, quel Canale di Sicilia che conserva nel suo ventre tante vittime dell'immigrazione e della crudeltà umana.
Si chiama Marsha Argaty, ha 25 anni e proviene dalla Somalia. E' fuggita dalle guerre dalle carestie e dalle persecuzioni. Con se ha portato la speranza di una nuova vita.
Il suo neonato, venuto alla luce appena sbarcati nella ''terra della speranza'', arrivato all'ospedale è stato messo in un'incubatrice per superare gli effetti dell'ipotermia.

Il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che è andato a trovarlo in ospedale e che con la madre ha conversato in arabo, gli ha scritto una lettera, dicendogli: ''Ti chiamerei Mabrouk, che in italiano significa 'Donato', per affermare che sei un dono di Dio. 'Un bambino come tutti gli altri bambini, bello nella chiara brunezza della tua pelle'. Uno dei nuovi cittadini di Gela''.
I medici che si occupano di lui e della madre, nella divisione di ostetricia e di neonatologia, hanno affisso dietro la porta un fiocco azzurro e un cartoncino a forma di cuore con questa scritta: ''Ho attraversato un ponte, teso fra due continenti, per realizzare un sogno''.
Parlando con Crocetta, la puerpera ha detto che intende raggiungere la Germania dove vive e lavora il marito, anche lui clandestino.

Tra le pazienti e gli operatori dell'ospedale è scattata una gara di solidarietà. A Marsha e a suo figlio, il sindaco ha offerto ospitalità a Gela e l'aiuto dell'amministrazione comunale fino a quando vorrà restare.
Il sindaco Crocetta (esponente del PdCI) non ha risparmiato una frecciatina polemica alla legge Bossi-Fini, quando, nella lettera al bambino, scrive: ''Per molti tu sei uno straniero, figlio di una straniera. Per me tu sei Gesù, figlio di Maria, che cerca un tetto e deve difendersi dall'editto di Roma, che vuole cacciare tutti gli stranieri per tutelare i cittadini dell'impero''.
Il sindaco, l'uomo Crocetta, nella sua ''lettera a Mabrouk'' parla di accoglienza, ''perché l'amore per il prossimo non conosce frontiere, né altre leggi, e coniuga la legalità con la giustizia e la carità''.

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03 giugno 2005
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