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Tra fuoco e acqua

Catania spazzata da un violento nubifragio: una "bomba d'acqua" ha messo in ginocchio la città

22 febbraio 2013

Mentre una nuova, intensa attività stromboliana si registrava nel cratere di sud est dell'Etna (il quarto episodio di fontane di lava ed emissione di cenere in appena tre giorni), Catania diventava un enorme fiume in piena a causa di un violento nubifragio che si è abbattuto ieri pomeriggio sulla città.
La centralissima e barocca via Etnea trasformata in un fiume in piena, un alveo pieno d'acqua che la attraversata a forte velocità, travolgendo tavolini, sedie, auto e moto. Piazza Duomo trasformata in un lago, dove sono anche intervenuti i sommozzatori dei vigili del fuoco per un allarme disperso, in serata rientrato.
Tutti questi gli effetti della bomba d’acqua che ha trasformato Catania in una piccola Venezia.

La pioggia è stata battente e ha imperversato per meno di un'ora, e ha reso infuocato il 115, il centralino della sala operativa dei vigili del fuoco che ha ricevuto centinaia di richieste di aiuto. La pioggia ha allagato palazzi, scantinati, e isolato auto, con guidatori e passeggeri bloccati dentro gli abitacoli. Bloccate anche le strade, con code lunghissime. Una copiosa grandinata caduta a Gravina di Catania ha reso anche la tangenziale a rischio, per il fondo ghiacciato. Anche l'aeroporto Fontanarossa ha subito l'ondata di maltempo e per precauzione lo scalo è stato chiuso per un'ora e quattro voli in arrivo sono stati dirottati a Palermo, e sono poi rientrati in serata.
Le preoccupazioni maggiori sono state, però, per due dispersi: un operaio, alla zona industriale, che è stato salvato dai vigili, e condotto in ospedale per un politrauma, e un uomo di 34 anni, il cui codice fiscale è stato trovato in un borsello vicino alla fontana sopra il fiume Amenano, in piazza Duomo. Il documento, accerteranno polizia e carabinieri, è di un pastore, trovato a casa, a Castel di Judica, che ne aveva denunciato la scomparsa lo scorso anno. Lui era casa mentre Catania era sommersa dal nubifragio. I sommozzatori dei vigili del fuoco avevano scandagliato anche le acque del fiume che passa in condotti sotterranei di Catania.

La città già ieri ha cominciato la conta dei danni: tetti danneggiate, strade divelte, negozi e palazzi allagati. E, inevitabilmente, sono arrivate anche le polemiche. Ad accenderle è il Comune. Alla Protezione civile comunale, spiegano da Palazzo degli Elefanti, ancora allagato, non era giunto dagli organi competenti della protezione civile nazionale e regionale alcun bollettino di allerta meteo. Qualcuno, ha annunciato Stancanelli, dovrà spiegare il perché.
Nel frattempo il sindaco Stancanelli ha firmato un'ordinanza con cui è stata disposta per la sola giornata di oggi la sospensione delle lezioni nelle scuole cittadine di ogni ordine e grado, per consentire in via cautelativa ai tecnici comunali e ai responsabili delle strutture scolastiche di effettuare le opportune verifiche al fine di verificare eventuali danni causati dal nubrifagio.
Alla Protezione civile comunale non era giunto dagli organi competenti della protezione civile nazionale e regionale alcun bollettino di allerta meteo. "Una misura preventiva doverosa - ha detto il sindaco Stancanelli - affinché si possano verificare ed eventualmente rimuovere situazioni di pericolo per i ragazzi che sono la nostra priorità assoluta. Peraltro molti di questi plessi da sabato dovranno ospitare i seggi elettorali, un motivo in più per effettuare controlli accurati visto che poi dovranno ospitare in tutta sicurezza anche il flusso di migliaia di elettori".

Il Centro funzionale centrale del Dipartimento della Protezione civile aveva emesso l’altro ieri un bollettino di "criticità ordinaria" per la Sicilia Orientale, che prevede temporali e possibili allagamenti. Lo ha precisato lo stesso Dipartimento, che ha chiesto al Comune di Catania "se la città sia dotata di un piano aggiornato, e magari esercitato, di Protezione civile".
Il Dipartimento della Protezione civile ha precisato ancora che il proprio Centro funzionale centrale, "(che sostituisce quello della Regione Siciliana, inadempiente dal 2004: la normativa, infatti, prevede che ogni Regione abbia un proprio Centro Funzionale autonomo) nella giornata di mercoledì ha emesso un bollettino di criticità ordinaria per le zone della Sicilia orientale". Il Dipartimento ha invitato a non farsi trarre in inganno dall'aggettivo "ordinaria", poiché "il linguaggio tecnico è stato definito da e per gli esperti del settore", ed è "bene ricordare che con criticità ordinaria ci si possono attendere temporali, rovesci di pioggia, grandinate, colpi di vento e trombe d'aria, con possibilità di allagamento dei locali interrati, interruzioni puntuali e provvisorie della viabilità a valle dei fenomeni di scorrimento superficiale". E questo bollettino di criticità, "come avviene ogni giorno, anche l’altro ieri è stato inviato alla Protezione civile della Regione Siciliana cui spetta la comunicazione al territorio coinvolto. Si coglie l'occasione per chiedere all'amministrazione comunale di Catania - ha sottolineato il Dipartimento - se la città sia dotata di un piano aggiornato, e magari esercitato, di protezione civile, unico strumento che possa garantire la sicurezza dei cittadini, e se tale piano preveda l'attivazione dei presidi territoriali fondamentali in caso di eventi come quello che si è verificato; la Sicilia, infatti, è l'unica Regione a non avere ancora risposto alla richiesta del Dipartimento di conoscere quanti e quali comuni sono provvisti di un piano di emergenza. Prima di rifugiarsi nel ricorrente scaricabarile - conclude la nota - sarebbe utile che chi è autorità di protezione civile conoscesse il sistema e mettesse a regime quello che il sistema stesso prevede".

Oggi, "day after" del violento nubifragio, su Catania il cielo è terso, il sole splendente e l'Etna innevata svetta sul fondo, con tanto di pennacchio fumante. Nella quiete dopo la tempesta, si continuano a contare i danni mentre parte lo scaricabarile tra le istituzioni. Nella centrale piazza Duomo i commercianti sono al lavoro per ripulire i negozi invasi da fango e risistemare i locali. Tecnici del Comune stanno eseguendo sopralluoghi nelle strutture pubbliche, e in particolare nelle scuole.
Dall’amministrazione comunale dicono: "Una situazione davvero inaspettata e imprevedibile". Una vera bufera metereologica che, a poche ore dalle elezioni politiche e a pochi mesi da quelle amministrative, si è subito trasformata in un "calamità elettorale". Immediate, infatti, le polemiche contro l'amministrazione comunale, colpevole secondo tanti, di non aver effettuato la dovuta manutenzione dei tombini che, totalmente intasati, non avrebbero svolto la propria funzione, causando di fatto la metamorfosi della città in una grande palude.
"Catania va avanti da troppo tempo senza alcun progetto, senza una vera guida - ha commentato, ad esempio, il consigliere comunale e vice presidente del Consiglio, Carmelo Sofia, esponente del Partito democratico -. Oggi su via Etnea scorreva letteralmente un fiume in piena che ha trascinato cassonetti, motorini e automobili - ha proseguito - evidentemente persino la pulizia dei tombini non viene effettuata con efficacia".
Ma di reazioni simili se ne sono contate numerose. Commenti che l'amministrazione ha bollato come "da campagna elettorale", respingendo le accuse di essere concausa di una calamità naturale.

"Se si è fatto qualche passo in avanti nei modelli di previsione delle perturbazioni meteo, siamo ancora all'anno zero in merito alla prevenzione". Questa la chiara affermazione del vicepresidente dei Geologi di Sicilia Carlo Cassaniti in relazione al nubifragio che ieri si è abbattuto su Catania e parte della sua provincia. "Il problema - aggiunge Cassaniti - non sono solo le bombe d'acqua, ma la mancanza di sinergia tra i diversi 'attori' preposti alla prevenzione. Infatti, se da un lato la nuova legge ha ulteriormente chiarito ruoli e compiti, dall'altro subito dopo l'evento di ieri abbiamo assistito ai soliti rimpalli di responsabilità tra i diversi enti. Al cittadino tutto ciò non importa nulla perchè ciò che chiede è solo sicurezza".
Secondo Cassaniti "le responsabilità vanno gestite a livello orizzontale, facendo sistema e mettendo in mora tutti quei comuni che ancora non hanno redatto e aggiornato i piani di protezione civile e che non programmano le necessarie esercitazioni". "Le bombe d'acqua - conclude Cassaniti - diventano 'bombe sociali' perché negli ultimi cinquant'anni si è pianificato in modo scriteriato, prediligendo le cubature rispetto alla difesa del territorio, che resta la prima infrastruttura purtroppo costantemente disattesa dalla politica nei vari programmi elettorali".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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22 febbraio 2013
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