Tra ''Giornate Onu'' e ''Concertoni'', l'Ue ha pronto il super-piano contro il surriscaldamento globale
Per ogni seria problematica mondiale le Nazioni Unite hanno pronta una ''Giornata'', nella quale si svolgono eventi, manifestazione e dibattiti e che hanno lo scopo (fino ad ora sembra che abbiano avuto solo questo) di innalzare il grado di attenzione almeno per 24 ore. Ci sono poi i ''Concertoni'', dove artisti plurimilionari si ritrovano tutti insieme, senza chiedere alcunché, all'interno di questa o quella organizzazione che sente di dover lanciare il proprio ''messaggio prioritario'' al pianeta, contando che la ''forza dei fans'' è tanta.
Poi ci sono gli ''ALLARMI!'', che arrivano sulle pagine dei quotidiani, nei telegiornali e su Internet con una cadenza settimanale: ''allarme inquinamento XY''; ''allarme per la scomparsa del pesce Z''; ''allarme per il futuro crollo del massiccio W''; ''allarme causato dagli allarmi allarmati''.
Infine c'è l'inedia etica e morale dei politicanti planetari, che discutono, discutono, discutono e poi prendono decisioni del piffero. Oppure discutono, discutono, discutono e cancellano una decisione buona presa precedentemente.
Oggi, l'allarme più allarmante è quello climatico. Ne parlano tutti, in continuazione. Il prossimo ''concertone'', che si terrà il 7 luglio prossimo a Sidney, Shanghai, Tokyo, Johannesburg, Londra, Rio De Janeiro, Amburgo e New York, sarà dedicato proprio a questa tematica. L'ha pensato Al Gore, si chiama ''Live Earth'', e vi parteciperanno più di cento artisti di ogni parte del mondo, stelle del rock e del pop internazionale che hanno aderito a quello che Gore stesso definisce come ''il più grande evento mediatico mai organizzato''. Lo dice Al Gore... Comunque, l'importante è che ''Due miliardi di persone riceveranno il messaggio, e sarà l'inizio di una nuova era''. Lo dice sempre Al Gore.
Al di la dei concertoni, il buon senso comune ci dice in maniera sempre più pressante che sin da oggi dobbiamo prepararci ad affrontare le nuove condizioni climatiche che nel corso del XXI secolo cambieranno la nostra vita quotidiana. Educarci alla nuova quotidianità presuppone la totale acquisizione di gesti semplici, come il taglio agli sprechi d'acqua, o modificando abitudini millenarie, come quelle legate all'agricoltura o alle vacanze estive, ma anche eventi titanici, come l'innalzamento delle dighe e lo spostamento di porti e città a rischio di inondazioni.
Tutto ciò sta all'interno del ''piano d'azione europeo'' messo a punto per salvare il continente dalla perdita di vite umane e dal tracollo economico. Una strategia contenuta nel ''Libro verde sull'adattamento al cambiamento climatico'' che sarà approvato domani dalla Commissione Ue, mettendo in moto una serie di programmi e progetti che lentamente cambieranno il volto del nostro mondo.
Per Bruxelles limitarsi alla strategia approvata lo scorso marzo per mitigare il surriscaldamento non basta, visto comunque che il clima è destinato a cambiare. Dunque è meglio prepararsi, e anche subito, a vivere in un territorio martoriato da inondazioni, siccità, incendi, tempeste, carestie e nuove malattie, visto che ''un'azione immediata porterà benefici economici anticipando i danni e minimizzando le minacce all'ecosistema, alla salute, allo sviluppo, alla proprietà privata e alle infrastrutture''. E già, perché se ci muoveremo in ritardo dovremo fronteggiare disastri e crisi senza precedenti, spendendo negli anni compresi tra il 2020 e il 2080 fino a quattro volte di più e mettendo a repentaglio la sicurezza e l'intero sistema sociale ed economico del continente.
Per questa ragione la Commissione Ue è pronta a mettere in campo una serie di misure (dalle più morbide a quelle radicali) che coinvolgeranno Bruxelles, i governi, le autorità regionali, locali e tutti i cittadini.
Si partirà dalle cosiddette ''azioni soft'': taglio agli sprechi idrici; cambiamento delle rotazioni e della semina dei raccolti; uso di sementi resistenti alle siccità. E si arriverà alle ''azioni hard'', complesse e molto costose: l'innalzamento degli argini di canali e dighe; spostamento di porti, industrie e città costruite in aree costiere particolarmente basse o a rischio di inondazioni; costruzione di nuove centrali per sostituire quelle idroelettriche, destinate a chiudere i battenti. Molto da fare ci sarà nel campo delle infrastrutture, visto che le autorità dovranno incorporare nei progetti le ''attività di adattamento'', come l'innalzamento del mare per i ponti, rendendo le opere ''a rischio di clima'' per poter sopravvivere ai prossimi cento anni.
Ma non tutto il male, forse, verrà per nuocere, visto che se si muoveranno per prime le aziende europee diventeranno leader mondiali in ''strategie e tecnologie per l'adattamento'' al surriscaldamento, con tanto di nuove opportunità di export e posti di lavoro.