Tra le nuvole
Un film sulla crisi economica. Ma anche il ritratto di una società dove tutti, licenziatori e licenziati, sono tragicamente soli
Noi vi segnaliamo...
TRA LE NUVOLE
di Jason Reitman
Ryan Bingham, è un 'tagliatore di teste' aziendale, viaggiatore professionista, abituato a vivere tra aeroporti, alberghi e automobili in affitto portandosi dietro tutto ciò di cui ha bisogno in una valigia a rotelle. Tuttavia, alle soglie dell'ambito traguardo di 10 milioni di miglia, l'incontro di Ryan con l'attraente Alex porterà scompiglio nella la sua raminga, ma ben organizzata, esistenza di viaggiatore incallito mettendolo di fronte all'opportunità di un lavoro in sede e di una vera e propria casa dove metter su famiglia...
Anno 2009
Tit. Orig. Up in the Air
Nazione Usa
Produzione Ivan e Jason Reitman, Jeffrey Clifford e Daniel Dubiecki, per The Montecito Picture Company, Rickshaw Productions
Distribuzione Universal
Durata 108'
Regia Jason Reitman
Sceneggiatura Sheldon Turner e Jason Reitman
Tratto dall'omonimo romanzo di Walter Kirn
Con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, Danny McBride, Melanie Lynskey, Steve Eastin
Genere Commedia
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"È arrivato il nuovo 'Harry, ti presento Sally'. Si intitola 'Up in the Air', lo ha diretto Jason Reitman, il regista del delizioso 'Juno', e come il film di Rob Reiner del 1989 fa il punto sulle relazioni amorose (e non) in tempi di sentimenti virtuali e di crisi reale. Senza dimenticare il crescente nomadismo connaturato a molti mestieri. (...) Scritto e girato con tagli e tempi da grande commedia americana, ma asciutto e senza sconti; incorniciato da immagini suggestive di grandi città viste dall'alto (Phoenix, Detroit, Omaha, Wichita, St.Louis: quelle in cui la crisi ha morso più forte); impreziosito da anonimi impiegati che hanno rivissuto il loro licenziamento davanti alla macchina da presa, 'Up in the Air' coglie con nitidezza l'intreccio pericoloso fra l'era del virtuale e la necessità reale di mettere radici, fermarsi, avere qualcuno accanto, anche nel nostro mondo (e nel nostro inconscio) sempre più delocalizzato. Ne riparleremo la sera dei premi."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
"E' ovviamente un film sulla crisi economica. Ma anche il ritratto di una società dove tutti, licenziatori e licenziati, sono tragicamente soli. Retiman lo racconta mescolando l'estetica di google.maps (splendidi i titoli di testa!) con uno spirito umanista a tratti un po' zuccheroso - ma anche con un umorismo nero che gronda da tutti i dialoghi, brillanti e benissimo recitati."
Alberto Crespi, 'L'Unità'
"'Up in the Air', nuova malin-commedia con cui Reitman jr torna in concorso al festival di Roma, dopo averlo vinto con 'Juno'. Clooney, pur dietro le sue massime da filosofo da quattro soldi almeno ha l'etica necessaria, per quanto distorta, di pugnalare in pieno petto e non alle spalle questi lavoratori immolati sull'altare del profitto e dei grafici di rendita. Saliamo 'Tra le nuvole' per un tour nell'America dei licenziamenti di massa, da Omaha a Detroit, da Wichita a Tulsa, le nuove Flint, città natale di Michael Moore e primo esempio, made in General Motors, di questa strategia che ha ucciso città e generazioni. Jason Reitman, col sorriso sulle labbra e una malinconia nichilista, dopo 'Thank You for Smoking', si rimette dalla parte dei cattivi, allora erano i lobbyisti di armi, fumo e alcol, ora un eraser, uno che per mestiere licenzia migliaia di persone all'anno per industrie troppo codarde per farlo. Ci mette una punta di romanticismo amaro con l'irresistibile Vera Farmiga e la famiglia di lui trascurata, una redenzione che non porta felicità e con tutti questi ingredienti - bravo regista, o meglio cuoco: un po' di Soderbergh, un po' di Demme, tanto Clooney e qualcosa di papà - porta a casa un film piacevole e intelligente. Che ci dice, volando nei cieli, quanto siamo caduti in basso, ora che la nostra fedeltà si misura solo nelle raccolte punti."
Boris Sollazzo, 'Liberazione'
"I cambiamenti mutano i personaggi. Clooney è meraviglioso, Vera Farmiga e Anna Kendrick sono brave. Il regista Reitman è autore con Sheldon Turner di una sceneggiatura scritta benissimo, scintillante di battute non soltanto brillanti. Idee: trascendere i generi, realizzare una commedia seria che accosta fatti drammatici a situazioni comiche; le sequenze veloci e perfette di preparazione dell'unico bagaglio a mano e dei passaggi al metal detector, che restituiscono la familiarità e l'appagamento del viaggiatore. E aver fatto interpretare i licenziati non da attori ma da persone comuni che davvero hanno perduto il lavoro." Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
"Liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Walter Kirn, 'Tra le nuvole' è una commedia agrodolce (già accolta con successo al festival del Film di Roma e vincitrice del Golden Globe come migliore sceneggiatura) che affronta temi di scottante attualità. (...) Jason Reitman, con il bel 'Juno' e l'accattivante 'Thank You for Smoking', ci aveva già regalato due visioni cinematografiche (e di vita) assolutamente nuove e convincenti. La missione è riuscita anche stavolta, la storia estrema è ricca di sorprese. Il talento attoriale di George Clooney, in stato di grazia, è affiancato da due attrici di grande spessore. Vera Farmiga, nei panni di una donna che riuscirà a far innamorare il protagonista, e Anna Kendrick nel ruolo della giovane goffa e nevrotica, capace per di riscattarsi. Il finale, non proprio lieto, rafforza il significato dell'intera opera, moltiplicando le emozioni."
Dina D'Isa, 'Il Tempo'
"Uno dei tanti meriti di quel gran bel film, intelligente, divertente, amaro e massimamente attuale che è 'Tra le nuvole' (Golden Globe per la sceneggiatura, troppo poco), del geniale regista Jason Reitman (quello del cinico 'Thank You for Smoking' e del dolcissimo 'Juno'), è di aver scelto un gruppo di licenziati veri di S. Louis e di Detroit nel momento in cui viene loro comunicato, ad uno ad uno, all'improvviso, "Il suo posto non è più disponibile, raccolga le sue cose e se ne vada". (...) Tra la ragazzina Kendrick e la donna Formiga, brilla quest'ultima per sapienza femminile e inafferabilità misteriosa: è di quelle che non chiedono nulla, anzi quando lui starebbe per chiedere, lei si fa reticente. La vita non è un'evasione, l'amore non è una parentesi, almeno per uno dei due: o per tutti e due. Le scene degli aeroporti paiono fiabesche, in tempi in cui la paura del terrorismo ha reso faticosi, interminabii, insopportabili tutti gli inevitabili controlli e le interminabili code: si prova invidia per quel Clooney che solo mesi fa, con un solo gesto di una sola carta speciale, passa veloce dalle barriere vip salutato dalle hostess grate di un suo sorriso; e che conosce tutte le regole per evitare code sbagliate con la sua valigetta a mano che contiene tutto il suo mondo." Natalia Aspesi, 'la Repubblica'
"Con 'Tra le nuvole' Clooney ha potuto mostrare le molte facce del suo talento, recitando un personaggio assai simile all'immagine mediatica che abbiamo di lui, ma molto più amaro e introspettivo di quanto quell' immagine non faccia sospettare. Il film è diretto da Jason Reitman, già regista di 'Thank you for smoking' e di 'Juno', un esperto nel parlare degli Stati Uniti in modo controverso e provocatorio. I suoi eroi sono persone che Hollywood non metterebbe mai al centro della storia, almeno non dalla parte dei buoni: un lobbista dell'industria del tabacco, un'adolescente incinta (e non vittimista), e adesso un tagliatore di teste. E i suoi film hanno la carica eversiva e i dialoghi intelligenti del cinema indipendente americano, nonostante la confezione e i mezzi siano hollywoodiani. Ricordiamo che Reitman è figlio d'arte: suo padre Ivan è il regista di 'Ghostbusters' e del divino 'Stripes', e ha fatto parte di quel gruppo di registi americani (come John Landis, come Harold Ramis) che, all'interno del genere commedia demenziale , hanno saputo inserire una sottile satira politica e sociale. Jason è il degno erede del padre, e si spinge ancora più lontano. Tra le nuvole infatti spazia attraverso vari generi, dalla commedia romantica al dramma esistenziale, dalla parodia del mondo del business al trattato di psicologia maschile: ma soprattutto è un modo originalissimo di raccontare l'attuale crisi economica degli Stati Uniti, la crescita della disoccupazione e la disperazione dei neodisoccupati (importante anche il fatto che a interpretare gli ex dipendenti fatti fuori da Ryan, il tagliatore di teste interpretato da Clooney, sono non- attori che nella vita sono stati davvero licenziati in tronco). Per questo, nella colonna sonora, c'è 'This land is your land' di Woody Guthrie (il bardo della Grande Depressione) come amaro commentario, a ricordarci che questo non è solo 'entertainment'. (...) La sceneggiatura di 'Tra le nuvole' (che infatti il Golden Globe l'ha vinto) è stratificata, i dialoghi sono talvolta spassosi e talvolta profondi, la storia entra ed esce dagli stereotipi con grande agilità, e il montaggio è veloce come si conviene alla vicenda di un uomo che ha una gran paura di fermarsi («più lento ti muovi, più veloce cominci a morire»). Ma il film, lo ripetiamo, è George: non solo perché il personaggio di quasi cinquantenne che fatica a trovare una stabilità emotiva ricorda da vicino la biografia dell'attore, ma anche perché solo Cary Grant, ai suoi tempi, avrebbe potuto cogliere, come fa Clooney, l'eleganza malinconica e il glamour autoironico del personaggio di Ryan, il suo charme marpionesco e la sua cattiva coscienza. L'interpretazione di Clooney sta sempre in bilico (il titolo originale era 'Up in the air', che vuoi dire anche 'in sospeso') fra commedia e dramma, fra sfacciataggine e pudore, fra ingenuità e sapienza. E grazie a George, alla sceneggiatura e alla regia fluida di Reitman, 'Tra le nuvole' riesce ad essere un film da grande pubblico ma anche di qualità, di quelli che ti fanno divertire ma anche riflettere, e a lungo. Clooney si è messo a nudo in modo anche più interessante che se si fosse letteralmente spogliato (anche perché il tempo passa per tutti...) e si è donato a questo ruolo con un'assenza di vanità e una capacità di autocritica davvero rara, in un divo di Hollywood, benché 'sui generis'."
Paola Casella, 'Europa'