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Tra mancanza di fondi e cantieri che rischiano la chiusura, adesso all'Anas mancherebbero altri 3 mld di €

28 giugno 2006

La mancanza di fondi, le priorità, i cantieri che rischiano la chiusura e la conseguente perdita occupazionale. Le circostanze presentate dal ministero dell'Economia, da quello delle Infrastrutture e dall'Anas sono gatte da pelare molto grosse e complicate; come se non bastasse, il ministro Antonio Di Pietro pensa d'aver scoperto un altro altarino: un ''buco'' di 3,5 miliardi di euro nei conti dell'Ente nazionale per le strade.
L'ex pm di ''Mani Pulite'' ha quindi chiesto al collega Padoa Schioppa, il commissariamento dell'Ente e ha inviato una segnalazione alla procura della Repubblica sulla gestione dell'Anas. Lo ha fatto sapere nel corso di un'audizione alla commissione Ambiente della Camera.
Secondo Antonio di Di Pietro, infatti, qualcuno all'Anas ''ha fatto risultare a bilancio oltre 4 miliardi di euro'' che non erano disponibili. Cosicché oggi ''il patrimonio netto è minore rispetto all'indebitamento complessivo. Il prossimo amministratore dell'Anas come primo atto dovrebbe portare i documenti in Tribunale''.

Il problema della mancanza di fondi dell'Anas è nato ''a cavallo tra il 2001 e il 2002 quando da ente pubblico fu trasformato in Spa'', ha spiegato Di Pietro. Un errore dovuto all'aver destinato gli stessi soldi ad una ''duplice attività''. E che oggi fa registrare nel bilancio Anas una ''differenza negativa di 3,5 miliardi di euro''. Nel 2001, ha spiegato ancora Di Pietro, c'erano ''12 miliardi e 475 milioni di euro di residui passivi''. Anas Spa decide di rimodularli: 6 miliardi erano risultati vincolati a lavori effettivamente in corso, mentre 4 miliardi e 475 milioni erano legati ad opere da fare ma non più attuali. ''Nel 2003 - ha proseguito il ministro - viene varato un contratto di programma straordinario'' e per i 4 miliardi e 475 milioni di euro ''viene stilato un elenco di lavori importante da finanziare con questi soldi''. ''In realtà - ha continuato Di Pietro - di questi 4 miliardi e 475 milioni, 3 miliardi e 763 milioni di euro risultavano invece vincolati a impegni già presi''. Non è vero dunque che erano opere che non si facevano più ma erano opere ''in corso''.
Per il ministro delle Infrastrutture da ciò è nato tutto: ''questo è il motivo per il quale l'Anas non ha i soldi''. Al ''31 dicembre del 2005 il professor Laghi ha fatto un'analisi dei fondi da cui risultano 19 miliardi di impegni con una copertura per 15,5 miliardi''. E dunque mancano 3,5 miliardi di euro.


''Questi fatti - ha aggiunto il ministro - sono già all'attenzione della Corte dei conti e della procura della Repubblica: laddove fossero accertati si presenterebbe l'ipotesi di peculato''.
''In quanto società per azioni - sono ancora parole del ministro - c'è un problema di responsabilità quale quella di informare'', e riferendosi al presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi, Di Pietro ha  precisato di aver ''chiesto al ministro Padoa-Schioppa e al presidente del Consiglio Prodi risorse per l'Anas, ma anche di valutare se è il caso di cambiare management'', affinché i soldi non vengano gestiti da chi ha creato questa situazione di ''dissesto''. Di Pietro non ha escluso neanche un commissariamento dell'Anas, e, alla domanda sul quando, ha replicato: ''Per me andrebbe bene anche a mezzogiorno...''.
Nel corso dell'audizione Di Pietro ha anche frenato sull'ipotesi di fusione tra Autostrade e il gruppo spagnolo Abertis. Le proposte avanzate da Autostrade non sono convergenti con quelle avanzate dall'Anas per una rinegoziazione della concessione in vista della fusione con Abertis, ha ribadito il ministro per le infrastrutture. ''Le risposte di Autostrade - ha detto Di Pietro - non corrispondono allo schema operativo predisposto dall'Anas''. ''Si tratta - ha aggiunto il ministro - di mettersi intorno a un tavolo e vedere se può trovarsi un accordo''.

Il ministro Di Pietro è inoltre intervenuto anche sulla questione del Ponte sullo Stretto di Messina.
''Per opere ancora non cantierizzate servono 2,370 miliardi. Abbiamo in competenza 2 miliardi e 17 milioni, mancano finanziamenti per 353 milioni. In pratica riguardano una sola opera, il Ponte sullo Stretto di Messina. Se si decide di farlo bisogna trovare 353 milioni'', e questi soldi, ha spiegato Di Pietro, ''bisogna metterceli anche se non si dà il via perché il contratto è già fatto''.

Poi, a proposito del crollo nel cantiere della Catania-Siracusa, che è costato la vita ad un operaio, Di Pietro ha riferito alla Commissione che per le modalità dell'incidente, è difficile pensare a ''un caso fortuito'', sarebbe anomalo, anche se ''non sono individuabili ipotesi di responsabilità o di individuazione di responsabili perché sono passate poche ore''. Non sono stati fatti ulteriori accertamenti, ha spiegato, ''anche perché il cantiere è sotto sequestro, e non si può accedere''. Il ministro ha presentato alla Commissione una prima relazione della commissione tecnica ministeriale e un primo documento dell'Anas. La torre ''rompi-tratta'' che ha ceduto, indica Di Pietro, potrebbe essere stata realizzata in modo non adeguato al peso da sostenere.

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28 giugno 2006
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