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Tra ''obblighi morali'' e retorica xenofoba

Il monito del presidente Napolitano e la determinazione del ministro Maroni

14 maggio 2009

Questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha attaccato "il diffondersi di una retorica pubblica che non esita - anche in Italia - ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". Parlando all'assemblea annuale delle Fondazioni europee, il capo dello Stato ha aggiunto: "Questo è tanto più importante nei nostri paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia".
Il Capo dello Stato ha sottolineato il dovere di innescare un "nuovo ciclo di sviluppo che non intacchi i livelli di equità e di coesione sociale raggiunti, ma anzi li migliori significativamente. Le nostre società devono dimostrare che questo è un obbiettivo raggiungibile. E' un sentiero stretto e impervio, ma è l'unico che l'Europa può ragionevolmente percorrere".

"Se si vuole far fronte alle sfide che provengono dalla povertà vecchia e nuova, e dalle disuguaglianze inaccettabili fra e all'interno delle nazioni - ha inoltre avvertito Napolitano - non possiamo certo rispondere con la mera conservazione e la difesa degli interessi nazionali". "Negli ultimi decenni la povertà e l'impoverimento non sono stati collocati in cima all'agenda politica, ma oggi li troviamo nuovamente al centro del dibattito pubblico. Infatti, nell'attuale congiuntura, non solo potremmo non riuscire a recuperare coloro che si trovano ancora al di sotto della soglia di povertà, ma rischiamo di vedere tanti altri cadere oltre la soglia", ha affermato il capo dello Stato.

Il ministro Maroni: "E' un obbligo morale combattere i clandestini con ogni mezzo" - "L'Italia è in prima linea nella lotta all'immigrazione clandestina, noi investiamo le nostre risorse per proteggere anche i paesi europei, ma vogliamo che la Ue prenda decisioni che finora non ha preso e aiuti i paesi più esposti su questo fronte". Lo ha detto il ministro dell'interno Roberto Maroni, nel corso della cerimonia di consegna alle autorità libiche di tre motovedette per fare i pattugliamenti.
Il ministro ha anche sottolineato "l'obbligo morale di contrastare il traffico di clandestini con ogni mezzo. Questo non vuol dire chiudere le porte a chi scappa dalla guerra e dalla fame: l'Italia ha sviluppato il miglior sistema di accoglienza per chi viene nel nostro paese per lavorare. Ma opporremo un netto contrasto nei confronti di chi vuol venire per altri scopi. Tanti sono gli strumenti a nostra disposizione e, con l'approvazione in Parlamento del ddl sulla sicurezza, ne avremo di ulteriori".
Maroni si è detto convinto che "oggi è una giornata importante ed è una ulteriore tappa della svolta iniziata nella lotta all'immigrazione clandestina". "Le forze dell'ordine italiane - ha aggiunto - hanno molti strumenti a disposizione per il contrasto all'immigrazione clandestina, ma non sono sufficienti se manca la collaborazione internazionale che è indispensabile per contrastare il traffico di essere umani, il più indegno che ci sia".
Le unità che saranno cedute alla Libia, "costituiranno un sistema di controllo e sorveglianza che si aggiunge ai mezzi navali italiani presenti nelle acque internazionali e a quelle europee".

Raffaele Lombardo: "Soluzioni sbrigative che non ci convincono" - "Certe soluzioni sbrigative sull'immigrazione non ci convincono per nulla. Se ci diciamo cattolici non possiamo far finta di non accorgerci di quello che dice il Vaticano. La politica dell'accoglienza non può essere fatta solo a parole, serve un approccio più umano e più cristiano". Questa la critica del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo al provvedimento del governo sulla sicurezza, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all'immigrazione.

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it, Adnkronos/Ing]

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14 maggio 2009
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