Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Tra pensioni e vitalizi

Il governo Monti sta pensando ad una clamorosa riforma riguardate le pensioni di anzianità

30 novembre 2011

Potrebbe valere 20 miliardi la manovra che il governo si appresta a varare per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Secondo quanto si apprende da tecnici al lavoro in questi giorni sui conti, con l'ipotesi di un calo del Pil dello 0,5% servirebbe una correzione di 20 miliardi comprensiva di 4 miliardi della delega fiscale.
A lanciare l'allarme per la probabile entrata dell'Italia in recessione a partire dal prossimo anno era stata l'altro ieri l'Ocse, prevedendo per il paese nel 2012 un prodotto interno lordo dello -0,5% contro il +1,6% prospettato sei mesi fa, mentre per il 2013 la previsione è di una crescita dello 0,5% (LEGGI).

Tra le misure che il governo sta studiando per la manovra economica che dovrebbe fare fronte a questa situazione potrebbe esserci, stando alle indiscrezioni, anche un'ipotesi clamorosa che riguarda le pensioni di anzianità con l'innalzamento (comperso tra i 41 e i 43 anni) del numero di anni obbligatori per il ritiro dal lavoro. Altro provvedimento al vaglio dell'esecutivo sarebbe poi il blocco totale del recupero dell'inflazione per le pensioni per il 2012. L'intervento, secondo quanto si apprende da tecnici che stanno lavorando alla manovra, varrebbe 5-6 miliardi compreso il blocco della perequazione già previsto per le pensioni più alte.
Una possibilità, quest'ultima, alla quale però si oppone il sindacato pensionati della Cgil. "E' impensabile - ha affermato il segretario generale dlelo Spi-Cgil Carla Cantone - verrebbero penalizzate tutte quelle persone che vivono con un reddito da pensione bassissimo. Se fosse confermato un intervento di questo tipo verrebbe meno quel segno di equità auspicato dal presidente del Consiglio Mario Monti nel suo discorso programmatico. Non vi è, infatti, nulla di più iniquo che andare a fare cassa con milioni di persone che hanno una pensione che arriva a malapena ai 700 euro mensili".
"Se fossero vere le notizie anticipate dalla stampa riguardo alle misure sulle pensioni, ci troveremmo di fronte a provvedimenti inaccettabili", afferma Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. "Se sono vere le anticipazioni - aggiunge - l'approccio ai temi più generali della previdenza sarebbe ancora una volta basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni, e sarebbe anche la dimostrazione che il tema giovani viene usato solo strumentalmente, e non per dare risposte effettive".
Valutazioni nettamente contrarie anche dalla Fnp Cisl. "Diciamo un no deciso all'ipotesi di un blocco totale del recupero dell'inflazione per le pensioni che il governo vorrebbe attuare nel 2012", replica il segretario generale Gigi Bonfanti. Si tratterebbe, prosegue, di una decisione che "andrebbe ad aggravare la situazione già fin troppo difficile di fronte alla quale si trovano i pensionati, che ancora una volta sarebbero chiamati a farsi carico di sacrifici enormi per dare respiro al paese di fronte a una crisi che colpisce i soggetti più deboli della società".
Altre misure allo studio riguardano un giro di vite sui vitalizi dei parlamentari, l'anticipo del passaggio al sistema pensionistico contributivo già al 2012 e l'anticipazione dell'adeguamento dell'età pensionistica delle donne che lavorano nel settore privato a quella degli uomini. Al momento l'inizio del percorso è fissato per il 2014 con conclusione nel 2026.

Intanto Silvio Berlusconi è tornato a ricordare quelli che sono stati i paletti posti all'azione del governo in cambio del sostegno del Pdl. "Nelle conversazioni con Monti - ha affermato l'ex premier - noi siamo stati molto chiari su due punti: noi non daremo in parlamento un voto sull'introduzione dell'imposta patrimoniale o su una legge elettorale che sia proposta dal governo". "La patrimoniale - ha aggiunto - è contraria al nostro programma e poi siamo convinti che sarebbe negativa perché farebbe diminuire del 12-15% il valore degli immobili".

La riforma sui vitalizi della "casta" - Decisa la riforma del sistema previdenziale di deputati e senatori. A partire dal primo gennaio del 2012 ci sarà il passaggio al contributivo. Per ricevere l'assegno, serviranno almeno 60 anni se si è accumulata più di una legislatura in Parlamento. Almeno 65 per chi ha alle spalle un solo mandato.
La decisione dopo un vertice tra il presidente del Senato, Renato Schifani, quello della Camera, Gianfranco Fini, e il ministro del Welfare, Elsa Fornero sul nodo del riassetto del sistema previdenziale dei parlamentari. Riunione cui hanno partecipato anche i questori di Senato e Camera.
La scorsa settimana il consiglio di presidenza di palazzo Madama aveva deciso la loro abolizione, ma solo per gli eletti nella prossima legislatura. "Perché è impossibile toccare i diritti acquisiti", questa la spiegazione. Un analogo provvedimento era stato presentato, nelle scorse settimane, anche alla Camera. Era, quindi, solo questione di giorni l'abbandono del sistema retributivo per i senatori con più legislature alle spalle, 'salvati' dalla riforma Dini del 1995.
In virtù di questa modifica, dal primo gennaio 2012 sarà introdotto il sistema di calcolo contributivo, con le stesse regole previste per la generalità dei lavoratori. Questo sistema opererà per intero per i deputati e i senatori che entreranno in Parlamento dopo questa data, pro rata per chi invece è già eletto.
Sempre dal 1° gennaio 2012 i parlamentari che hanno terminato il mandato potranno percepire l'assegno non prima dei 60 anni di età se sono stati alla Camera o in Senato per più di una intera legislatura; solo dopo i 65 anni di età se hanno versato i contributi per una sola intera legislatura.

"La decisione di anticipare al 2012 l'entrata in vigore del sistema contributivo per i vitalizi dei parlamentari va nella giusta direzione", ha commentato il capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro che parla di "un passo verso una maggiore equità tra la condizioni dei parlamentari e quella degli altri lavoratori".
Parere non condiviso dal vicecapogruppo Idv alla Camera Antonio Borghesi che ha chiesto "più coraggio" nell'agire sui privilegi della casta. Secondo il deputato dipietrista "richiamare diritti acquisiti, che non esistono per gli altri lavoratori, appare quanto mai inadeguato e si tratta dunque, ancora una volta, di un interventicchio". [Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ign]

La riforma delle pensioni nel governo Monti - Flessibilità dell’età pensionabile e introduzione per tutti del sistema contributivo, accompagnato da un meccanismo di premi e penalizzazioni a seconda dell’età di uscita. Applicazione di queste regole a tutti per arrivare a una effettiva equiparazione.
Sono questi i punti, a quanto è dato di sapere, sui quali si focalizzerà l’azione del nuovo governo in materia di previdenza. Ma vediamo cosa tutto ciò comporta in concreto.

CONTRIBUTIVO PRO-RATA - Per capire meglio occorre fare un passo indietro, e cioè alla riforma Dini del 1995, che in fatto di calcolo della pensione ha individuato tre tipologie di lavoratori:
- i "fortunati" del 1995, esonerati dall’applicazione del contributivo se avevano maturato a quella data almeno 18 anni di anzianità. Fortunati perché a loro si applica il più vantaggioso sistema retributivo;
- i "parzialmente fortunati", cioè coloro che avevano, sempre entro il 1995, maturato meno di 18 anni di contribuzione. A loro si applica il sistema di calcolo pro-rata, ossia in base alla regola retributiva per l’anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l’anzianità dal 1996;
- gli «sfortunati», coloro che sono entrati nel mondo del lavoro a partire dal 1996, la cui pensione sarà interamente contributiva.
La prima conseguenza dell'introduzione del contributivo pro-rata è un generale avvicinamento dei trattamenti tra le categorie. È bene fare una precisazione, per non spaventare. L’introduzione del criterio contributivo per tutti, sarà comunque effettuato con il meccanismo del pro-rata. Riguarderà cioè la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà solo per i versamenti futuri (per la contribuzione versata dal 1° gennaio 2012). Questo significa che gli effetti negativi, il sistema retributivo è certamente più vantaggioso, saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento (e quanto maggiore sia la retribuzione pensionabile).

ETA' FLESSIBILE - Quanto al pensionamento, stando alle indiscrezioni, la fascia di età stabilita nel 1995 (57-65 anni) dovrebbe essere adeguata all’aumentata aspettativa di vita e portata quindi a 62 (63)-68 (70) anni. Una forchetta che dovrebbe essere in seguito automaticamente adeguata, secondo una delle norme recentemente introdotte e non ancora in vigore, alle variazione della longevità, cosicché il minimo e il massimo salirebbero (ogni tre anni) con l’aumento di quest’ultima.
Potrà essere consentito il pensionamento anticipato con età inferiore a 62 (63) anni, ma in questo caso l’assegno mensile verrebbe ridotto proporzionalmente all’anticipo. Come sarà peraltro consentito andare al di là dei 65 (68) anni, con una proporzionale maggiorazione dell’assegno mensile.

I 40 ANNI - Ma resterà la possibilità di andare in pensione dopo 40 anni, a prescindere dalla età? È una domanda a cui è difficile rispondere. Non è escluso, stando alle indiscrezioni, che resti in piedi, limitatamente però ad alcune specifiche categorie: operai ed "equivalenti", lavoratori, questi ultimi, appartenenti a attività i cui contratti non prevedono la qualifica di operaio, ma svolgono mansioni appunto equivalenti.
Un’ultima annotazione. Il modesto sacrifico in termini di assegno finale, per chi raggiunge tale traguardo, convincerebbe più di uno a prolungare l’attività oltre i 40 anni, tetto massimo di anzianità presa in considerazione dal "retributivo", recuperando peraltro in pensione l’anno in più di lavoro (e versamento di contributi) che deve scontare per via della finestra mobile (decorrenza fissata 13 mesi dopo). Sempre che non venga soppressa (come sarebbe giusto). E queste sembrano essere le intenzioni del nuovo ministro. [Domenico Comegna - Corriere della Sera, 29 novembre 2011]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

30 novembre 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia