Tra recuperi e ritrovamenti, la Sicilia trabocca letteralmente di reperti archeologici
Tra recuperi e ritrovamenti effettuati dai carabinieri la Sicilia si conferma eterna arca di Storia
La settimana scorsa i carabinieri della tutela patrimonio culturale di Palermo hanno recuperato circa 300 reperti archeologici depredati dai tombaroli in tutta la Sicilia, e hanno denunciato 15 persone.
Tra i manufatti sequestrati, anfore puniche e romane, statuette in terracotta e monete in bronzo di varie dimensioni e riconducibili ad antiche zecche siciliane attive dal V secolo avanti Cristo al Medioevo.
Il materiale, che è stato sequestrato nelle province di Palermo, Catania, Siracusa ed Enna, sarà consegnato alle Soprintendenze ai beni archeologici.
Il territorio siciliano, che contiene immense ricchezze dal punto di vista storico e archeologico, viene sistematicamente e continuamente devastato dai tombaroli. Purtroppo sono tante (diciamo pure troppe) le zone archeologiche non adeguatamente protette. Ad Hymera (Palermo), a Morgantina (Enna) e a Mineo (Catania), i tombaroli fanno periodicamente scavi clandestini danneggiando opere d'arte e preziosità archeologiche'.
E dal terreno e dal mare siciliano continuano a fuoriuscire reperti di altissimo valore che potrebbero sicuramente far gola ai tombaroli di turno. Infatti importanti reperti archeologici sono stati recuperati nel mare delle Egadi.
Un'ancora in piombo e a ceppo mobile che apparteneva ad una grossa nave da carico greca del quarto secolo a.C. è stata ripescata dai carabinieri a 150 metri da Cala Tonda nell'isola di Favignana. Il ritrovamento è stato reso ancora più prezioso da un'inconsueta dicitura "Euploia" (che in greco significa Buona traversata, o buon viaggio) sul piombo.
Alla scoperta si è giunti grazie alla recente localizzazione, nelle acque antistanti l'arcipelago, di un elmo, risalente apparentemente all'epoca romano-repubblicana, da parte di un pescatore dell'isola che lo ha consegnato ai carabinieri. I militari si sono avvalsi di un sistema di ricerca subacquea "filoguidato" con monitor di superficie, denominato "Pluto" in dotazione ai carabinieri del nucleo subacquei di Messina, che ha permesso di individuare, a circa 50 metri di profondità, l'antico manufatto, che verrà esaminato dagli esperti della soprintendenza di Trapani e dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo.
"La presenza di una nave greca nelle acque di Favignana del quarto secolo - dice il professore Sebastiano Tusa, soprintendente per i Beni archeologici marini della Sicilia - dovrebbe essere connessa con la guerra che condussero i cartaginesi per la conquista dell'isola di Mothia. È l'ipotesi molto verosimile e anche molto affascinante. Si tratterebbe di una nave in transito".
Le ancore rinvenute dai carabinieri nelle acque delle Egadi sono tre. Le altre due sono romane e decisamente più piccole di dimensione.
Alcuni reperti Saranno presto portati a Trapani per essere sottoposti a restauro e consolidamento. Le ancore, invece, resteranno a Favignana per essere conservate nel locale Museo.