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Tra speranza e angoscia

Sembra si sia raggiunti ad un punto di svolta per la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena

08 febbraio 2005

Sul sequestro della giornalista del quotidiano ''il Manifesto'', Giuliana Sgrena, si alternano in maniera ravvicinata speranza e angoscia.
Tra ieri e stamattina infatti sono stati due gli annunci, diametralmente opposti, riguardanti il sequestro della giornalista, rapita venerdì scorso a Baghdad, entrambi ritenuti dall'intelligence poco attendibili. 
Allo scadere dell'ultimatum di 72 ore, attraverso il solito sito Internet l'Organizzazione della Jihad islamica - la sigla che per prima aveva rivendicato il rapimento - ha annunciato ieri a sorpresa la liberazione "entro qualche giorno" di Giuliana Sgrena, affermando che dalle "indagini" sul conto dell'inviata del Manifesto rapita "è divenuto categoricamente chiaro" che la giornalista italiana "non è implicata in accuse di spionaggio".
Un messaggio di grande speranza dunque, subito obnubilato però da un messaggio comparso nelle
prime ore di stamattina sul web, dove veniva annunciata l'avvenuta esecuzione di Giuliana Sgrena, dopo essere stata processata da un tribunale dei mujaheddin "perché considerata una spia americana".
L'angoscioso  messaggio di stamane porta una firma fino ad ora sconosciuta, quella delle "Brigate musulmane in Iraq".

Entrambi i messaggi sono stati comunque giudicati dagli investigatori con grande scetticismo, visto la totale inesistenza di un concreto riscontro. Per quanto riguarda poi l'annuncio dell'esecuzione, gli uomini dell'intelligence italiana hanno escluso qualsiasi attendibilità.
L'annuncio dell'imminente liberazione, se pur considerato con grande cautela, secondo gli 007 sembra comunque segnare una svolta, dopo che il gruppo di Abu Musab al Zarqawi, il luogotenente di al Qaida in Iraq, ha seccamente smentito ogni coinvolgimento nel sequestro dell'inviata del Manifesto a Bagdad e il Consiglio degli Ulema sunniti ha ribadito la richiesta del suo rilascio.
Un chiaro segnale, secondo l'intelligence, che sottolinea come tutte le fonti considerino un errore il rapimento della giornalista.

"In risposta all'appello degli Ulema musulmani noi, l'Organizzazione della Jihad - è scritto nell'annuncio - libererà la prigioniera italiana entro qualche giorno. La liberazione della prigioniera è una prova irrefutabile del fatto che la Jihad in Iraq è una questione estremamente sacra e che i disonesti non possono nominarla". "Dalle indagini compiute dalla commissione giuridica dell'Organizzazione della Jihad è divenuto categoricamente chiaro che la prigioniera italiana non è implicata in accuse di spionaggio per conto degli atei nel paese di Rafidain (Mesopotamia)", si legge ancora nel comunicato.
La veridicità di questo comunicato si potrà chiarire soltanto nelle prossime ore e solo se il preannunciato rilascio della Sgrena verrà effettivamente seguito dai fatti o se si è trattato di uno dei messaggi depistanti che già in passato hanno caratterizzato altri rapimenti di occidentali nel caos iracheno.

Ma se l'annuncio dovesse trovare conferma, la svolta auspicata da molti - e ai quali si è unita ieri anche la Tv satellitare araba Al Jazira con un proprio e inedito appello per la liberazione della Sgrena e della giornalista francese Florence Aubenas - sarebbe senza dubbio il risultato delle ripetute richieste del Consiglio degli Ulema sunniti per il rilascio dell'inviata del Manifesto.
Richieste diventate ancor più pesanti dopo che, per smentire ogni suo coinvolgimento, il gruppo del super-ricercato giordano Zarqawi ha scelto la cassa di risonanza più ampia, proprio quella della televisione del Qatar alla quale è stato fatto recapitare dal gruppo, un durissimo comunicato per denunciare quello che ha bollato come il tentativo dei supposti rapitori della Sgrena per "infangare l'immagine dell'Organizzazione di al Qaida della Jihad nel paese di Rafidain e dei musulmani".
Una presa di distanza netta e senza precedenti, e che è sembrata ulteriormente avvalorare la pista di un sequestro improvvisato e a opera di una banda di miliziani spinti - più che da motivazioni legate alla "resistenza" antiamericana - dalla più banale richiesta di un riscatto, o in subordine, dalla possibilità di "vendere" l'ostaggio a qualche altro gruppo più organizzato.

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08 febbraio 2005
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