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Tragedia aerea al largo di Palermo

Partite le inchieste sulle cause dell'incidente aereo nel quale hanno perso la vita 13 persone

08 agosto 2005

Intorno alle 16.00 di sabato scorso con un'edizione straordinaria il TG2 dava notizia di un'incidente aereo a 12 miglia a Nord Est di Capo Gallo, sulla costiera palermitana. Ecco l'attentato all'Italia, si è inevitabilmente pensato.
Dopo pochi minuti però, mentre la fisionomia dell'accaduto cominciava ad essere più dettagliata, l'ipotesi terroristica è andata via via sfumando. Un tragico incidente.
Erano circa le 15.30 quando il comandante di un Atr72 della compagnia tunisina ''Tuninter'' diretto a Djerba, Chafik Gharbi, ha comunicato via radio alla torre di controllo dell'aeroporto ''Falcone-Borsellino'' di Palermo che qualcosa non andava.
Subito dopo l'avviso ai 34 passeggeri a bordo di allacciare le cinture e prepararsi a un atterraggio di emergenza. Ma il tentativo purtroppo non riuscito. Il pilota ha quindi deciso di provare l'ammaraggio. Ma i motori non hanno risposto più ai comandi e hanno in parte vanificato la manovra. L'aereo è piombato in mare spaccandosi in diversi tronconi, ma la parte più importante della carlinga ha resistito all'impatto, continuando a galleggiare.

L'aereo era partito da Bari, e trasportava 34 passeggeri tutti italiani e tutti che stavano andando nella splendida Djerba per le vacanze. Sopra la Sicilia, purtroppo hanno invece trovato paura e morte.
A erdere la vita sono state 13 persone, tra cui certamente una bambina.
Altre tre sono disperse. Ventitrè i sopravvissuti, alcuni dei quali sono ricoverati in condizioni gravi nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Civico del capoluogo siciliano.
I soccorsi sono scattati subito. Mobilitate le motovedette della capitaneria di porto, della Guardia di Finanza, il disegno della piccola Maria Graziadella Polizia, elicotteri della marina militare, della Finanza di altri corpi dello Stato.
I sopravvissuti, molti dei quali sono saliti sulle ali ad aspettare che arrivassero i soccorsi, hanno tutti parlato di aiuti tempestivi, mezzora, un'ora al massimo. E in quel limitato arco di tempo sono state tante le tragiche storie che adesso si possono raccontare.
Come la storia di Salvatore, eroe involontario e disperato che per aiutare gli altri passeggeri ha perso la propria fidanzata, inghiottita dal mare. Come quella di Raffaele, che per la prima volta prendeva l'aereo. O come quella di Paola e Luca che dopo aver disdetto il viaggio per Sharm el-Sheikh, per paura degli attentati terroristici, avevano organizzato all'ultimo momento il viaggio in Tunisia. Oppure come la storia della piccola Maria Grazia, di 11 anni, che ha perso il papà, e che ha raccontato lucidamente il suo dramma, e quello di tutti, in un disegno.

''I motori hanno perso potenza e sono stato costretto ad ammarare''. Questa la ricostruzione fatta da Chafik Garbi, il comandante dell'Atr72. Ai tecnici dell'Enac, l'ente per l'aviazione civile, Garbi ha detto che la manovra di ammaraggio, proprio a causa della mancata potenza dei motori, non sarebbe riuscita perfettamente.
Secondo la ricostruzione dei fatti fornita dal presidente dell'Enac Vito Riggio, prima di ammarare il comandante dell'Atr72 ha segnalato alla torre di controllo di Punta Raisi di avere necessità di tentare un atterraggio di emergenza. Dopo la segnalazione di una grave avaria a uno dei due motori dell'aereo, la direzione dell'aeroporto ha disposto la chiusura dello scalo e ha dato all'Atr l'autorizzazione all'atterraggio in una pista subito sgomberata. Anche i mezzi di soccorso sono stati immediatamente mobilitati. Ma pochi attimi dopo il pilota ha fatto sapere che non era in grado neppure di tentare l'atterraggio perché l'unico motore rimasto in funzione non riusciva a mantenere una quota di sicurezza. Il pilota avrebbe a questo punto comunicato che l'ammaraggio restava l'unica disperata manovra da tentare e purtroppo finita in tragedia.

A cercare di accertare le cause del tragico tentativo di ammaraggio sarà adesso più di un'inchiesta.
E mentre proseguono le ricerche dei tre dispersi e si procede al riconoscimento dei corpi delle 13 vittime, sono partite a ritmo serrato le inchieste sulla sciagura aerea di Capo Gallo.
E tutto sembra indicare che l'Atr72 della Tuninter in volo da Bari a Djerba sia finito in mare per un guasto ai motori, che si sono bloccati quasi contemporaneamente: secondo gli esperti un caso più unico che raro. In particolare si punta sul carburante che era contenuto nei serbatori. E' ormai esclusa con certezza l'ipotesi del sabotaggio, come hanno confermato ieri il procuratore di Palermo Pietro Grasso e il ministro Pietro Lunardi.
Nelle inchieste sono impegnati i tecnici dell'agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) e i magistrati di Bari e Palermo. I fascicoli delle due procure ipotizzano il "disastro aereo colposo" contro ignoti.
Ed è stato proprio il procuratore Grasso, che lavora col sostituto Marzia Sabella, a decidere, quasi a sorpresa, di far svolgere le autopsie sui 13 corpi recuperati, rinviando la partenza delle salme con qualche malumore dei parenti giunti a Palermo sconvolti dal dolore. ''Ho disposto di eseguire le autopsia - spiega il magistrato - perché è fondamentale accertare le cause della morte anche ai fini di eventuali cause di risarcimento del danno. I familiari delle vittime giustamente richiedono le salme per poter piangere i propri cari, ma è stato spiegato loro che l'accertamento sarà fatto nel più breve tempo possibile ed è necessario e non rinviabile''.

I primi esami sui corpi hanno rivelato che più della metà dei corpi presenta grossi traumi soprattutto al cranio. Sarebbero stati questi traumi a provocare la morte immediata. Quindi molte delle vittime sono decedute a causa della violenza dell'impatto e non per annegamento.
A Bari, dove sulla strage lavorano il procuratore Emilio Marzano e il sostituto Giuseppe Scelsi, i magistrati hanno chiesto alla Polaria di acquisire il piano di volo, quello di carico, la scheda tecnica dell'Atr72, e hanno interrogato alcuni tecnici aeroportuali.
E sempre a Bari i magistrati hanno sequestrato l'autocisterna utilizzata in aeroporto per rifornire di carburante l'aereo. Il kerosene sarà analizzato. L'occhio investigativo, sia dei magistrati penali che dell'Ansv, è infatti puntato sugli impianti di afflusso del carburante.
Un disastro diventato un giallo perché, come dicono i vertici dell'Enac, ''c'è una possibilità su un miliardo'' che due motori si blocchino a distanza di sette minuti l'uno dall'altro. L'Atr72 è costruito infatti con motori e serbatoi indipendenti per viaggiare anche con una sola elica. E quel jet della Tuninter era stato sottoposto a tutti i controlli possibili. In America, in Francia, all'Avio di Napoli, l'ultimo a Catania pochi mesi fa.

''I tecnici dell'agenzia nazionale sicurezza volo stanno esaminando i due motori dell'Atr che sono stati trasportati, con quel che resta dell'aereo, nel porto di Palermo. Anche le ali e il serbatoio saranno controllati''. Lo dice il presidente dell'Enac, Vito Riggio. ''Il blocco di due motori - ha aggiunto Riggio - è un evento molto raro. I tecnici ipotizzano anche un problema del carburante infatti a Bari è stata sequestrata l'autocisterna che ha rifornito il velivolo''. ''Scatole nere e altre parti dell'Atr - ha concluso - sono a oltre mille metri di profondità e recuperarli sarà difficile. Per fortuna il pilota è vivo e i due motori sono a terra. Le indagini potranno essere condotte nel migliore dei modi''.
Più precise le indicazioni del direttore generale dell'Enac, Silvano Manera: ''L'unica ipotesi che al momento resta in piedi, anche se non si esclude nulla è quella che in fase di crociera, con i motori regime ridotto, si sia verificato un difetto di alimentazione ad uno dei due motori e per sopperire alla mancanza di carburante il pilota deve aver aperto una valvola di collegamento tra i due serbatoi, creando così un vuoto di carburante e provocando l'arresto anche del secondo motore''.
Quella dell'errore umano è dunque un'ipotesi che, sebbene non sia stata ancora confermata dai rilievi tecnici eseguiti su entrambi i motori recuperati dal mare questa mattina, per Manera è altamente probabile.

Il problema della sicurezza
La tragedia dell'Atr 72 Bari/Djerba , con la morte di tanti turisti diretti sul luogo delle vacanze e del riposo, secondo Telefono Blu apre un capitolo enorme sulla sicurezza dei voli charter. Secondo il Prof. Pierre Orsoni presidente di Telefono Blu, l'associazione di tutela dei turisti e consumatori: ''Pare d'obbligo controllare con grande attenzione tutti i veivoli charter che operano nel nostro territorio, se necessario con revisioni straordinarie e trasparenti''.
Secondo Telefono Blu infatti il pericolo c'è a fronte di controlli che non sempre avvengono in modo accurato, in particolare nei periodi di vacanza in cui sono molti i voli charter allestiti dalle compagnie per i Tour Operator. L'appello di Telefono Blu è stato rivolto anche al Ministro Lunardi per intervenire con urgenza.
''I controlli sui charter li facciamo da tempo e costantemente, adesso li faremo intensificare ancora di più, ma gli utenti possono stare tranquilli perché la sicurezza è assicurata''. Questa è stata l'affermazione del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Pietro Lunardi, che si è recato subito a Palermo per rendere omaggio alle 13 vittime dell'incidente aereo.
Lunardi ha spiegato che si farà piena chiarezza sull'incidente. ''Sulla base delle prime indicazioni non è un atto terroristico, vedremo cosa decideranno le commissioni d'inchiesta, non resterà niente di intentato o di nascosto''. Infine Lunardi ha ricordato la prontezza dei soccorsi: ''Grazie alla tempestività dei soccorsi, all'abnegazione degli uomini e delle donne delle forze dell'ordine, 23 persone sono state salvate. I soccorsi - ha aggiunto il ministro - sono scattati due minuti dopo l'incidente''.

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08 agosto 2005
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