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Traghettatori infernali

Fermati otto scafisti che hanno incassato un milione di dollari dai 162 migranti soccorsi lunedì scorso

07 novembre 2012

Un milione di dollari: tanto ha fruttato agli scafisti il viaggio compiuto da 162 immigrati di varie nazionalità sbarcati lunedì scorso nel porto di Reggio Calabria da un peschereccio d'altura intercettato in mare da unità navali della Guardia di Finanza (LEGGI).
È quanto è emerso dalle indagini condotte subito dopo lo sbarco dai finanzieri del Gruppo e dai poliziotti della squadra mobile di Reggio Calabria con il coordinamento del pm della Procura reggina Sara Amerio e del procuratore aggiunto Michele Giarritta Prestipino. I passeggeri avrebbero pagato agli scafisti circa 5.000-6.000 dollari a persona.

Il peschereccio battente bandiera turca, partito dal porto di Istanbul, dopo essere stato intercettato nella notte tra domenica e lunedì scorsi, da due pattugliatori veloci ed un elicottero della Guardia di finanza di Messina, supportati da un aereo Atr 42, è stato abbordato dai finanzieri che hanno isolato parte dei presunti componenti l'equipaggio, portati in caserma una volta arrivati in porto. L'imbarcazione era stata avvistata nel tardo pomeriggio di domenica a circa 140 miglia a Sud est di Capo Passero (Siracusa). A bordo 162 immigrati tra i quali 34 bambini e 25 donne di cui una in stato di gravidanza, che hanno riferito di essere afgani e di essere partiti tre giorni fa dal porto turco.

Le indagini dei finanzieri del Gruppo e dei poliziotti della squadra mobile diretti dal pm Amerio e dal procuratore aggiunto Prestipino, hanno quindi permesso di individuare, grazie anche alle immagini scattate e ai video girati al momento dell'abbordaggio e dalle numerose testimonianze, gli scafisti nel cittadino azero Ahamed Mahmudou, di 31 anni, nel cittadino iracheno Ahmad Maryvan (27). I due avevano cercato di allontanarsi dalla plancia di comando per confondersi con i migranti. I rimanenti sei componenti l'equipaggio hanno, invece, coadiuvato gli scafisti a vario titolo e con precise mansioni a bordo, garantendo l'ordine e la "disciplina" dei trasportati e provvedendo alla saltuaria distribuzione di viveri ed acqua. Alla fine, su disposizione di Prestipino e di Sara Amerio, i baschi verdi e la squadra mobile hanno sottoposto a fermo, oltre ai due scafisti, Rafia Mashaali (19), iracheno, Haydari Jallat (25), iraniano, Abdollah Jabar Ahmad (20), iracheno, Armand Mohammad Reza (37), iraniano, Jhanizada Ruhid (21), afghano, e Zabeehullah Muhammad (31), afghano per favoreggiamento ed introduzione illegale nel territorio dello Stato italiano di immigrati clandestini con le aggravanti di aver esposto adulti e bambini a grave pericolo di vita sottoponendoli ad un trattamento inumano e degradante.

"E' un'operazione sicuramente importante perché abbiamo individuato gli organizzatori e gli scafisti che con questo viaggio hanno incassato circa un milione di dollari". Così il procuratore aggiunto Prestipino ha commentato l'inchiesta. "Quegli sfortunati viaggiatori - ha aggiunto Prestipino - sono rimasti ammassati sul peschereccio per sei giorni, tenuti in condizioni degradanti e disumane. Quando sono arrivati erano fortemente provati ed esausti. Senza dimenticare che sono stati costantemente in pericolo di vita per tutto il viaggio. Le indagini dei finanzieri del Gruppo e dei poliziotti della squadra mobile hanno accertato che l'equipaggio li ha trattati in maniera disumana. Tra i fermati c'erano anche coloro che erano incaricati proprio di garantire la disciplina a bordo. E solo saltuariamente sono stati distribuiti viveri ed acqua".

Intanto, questa mattina, intorno alle 7, un cittadino ha allertato la Guardia costiera dopo che un'imbarcazione in legno era approdata a Porto Palo di Capo Passero, nel siracusano. Gli uomini delle capitanerie di porto hanno subito fermato otto extracomunitari, i quali hanno dichiarato che a bordo erano in tutto 106. Ne sono stati rintracciati 35. Gli extracomunitari (a bordo dell'imbarcazione anche 50 donne) hanno dichiarato di essere eritrei e di essersi imbarcati in Libia. Il barcone di legno con cui sono arrivati in Sicilia è stato trovato in prossimità della riva, ancora con i motori accesi.

L’appello del sindaco di Lampedusa all'Ue: "Basta tragedie" - "Da quando sono sindaco, ho già contato 20 corpi senza vita. Mi sembrano un'enormità. Da quelle barche insieme ai migranti scendono sempre disperazione e speranza. Sentimenti che toccano profondamente i lampedusani che partecipano agli aiuti e gli uomini delle istituzioni impegnati nei soccorsi. Ma pare che questo dramma non colpisca altri, che non importi a nessuno".
Lo afferma in una nota il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che lancia anche "un appello all'opinione pubblica e alle istituzioni europee perché è tempo di fermare questo assurdo, vergognoso e anacronistico eccidio".
Il sindaco denuncia inoltre le carenze strutturali che impediscono all'isola di Lampedusa di garantire una degna sepoltura ai migranti che muoiono annegati in mare. "Sono 15 anni che l'isola è meta dei barconi della speranza - osserva - ma ancora non esiste una camera mortuaria refrigerata e un luogo consono dove accogliere le bare. Anche il cimitero è al completo". "Colgo l'occasione per ringraziare il prefetto di Agrigento e i sindaci dei comuni di Siculiana, Montevago, Sciacca, Favara, Cammarata, Campobello di Licata e Aragona - conclude Nicolini - che hanno testimoniato concreta e solerte solidarietà offrendo la disponibilità ad accogliere le salme delle ultime vittime. Il neo presidente della Regione Rosario Crocetta ha vissuto accanto a noi questi terribili momenti, dimostrandosi un testimone sensibile e assumendo l'impegno di avviare subito un dialogo con i paesi rivieraschi per scongiurare nuove drammatiche traversate e nuove vittime".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it, Lasiciliaweb.it]

 

 

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07 novembre 2012
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