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Tragica "pesca" nel Canale di Sicilia

Aggrappati alla rete dei tonni... Il drammatico racconto di 95 superstiti soccorsi in mare

17 giugno 2013

Da molto non parlavamo di immigrati soccorsi in mare, di sbarchi disperati, di fatiscenti barconi approdati miracolosamente nelle coste di Lampedusa...  Dopo tanto tempo, oggi torniamo a parlarne, e dobbiamo farlo, purtroppo, usando il registro più drammatico, quello imposto dalla morte.
Annegati mentre tentavano disperatamente di aggrapparsi a una gabbia per l'allevamento di tonni trainata da un motopesca tunisino. Questa la sorte - secondo quanto raccontato dai supersiti - di sette migranti finiti in mare a 85 miglia a sud di Malta. Complessivamente oltre mille migranti partiti dal Nordafrica sono sbarcati tra sabato e domenica sulle coste siciliane e calabresi. Altre imbarcazioni sarebbero in arrivo.

Il bel tempo ed il mare calmo hanno dunque fatto scattare una nuova emergenza immigrazione. Superlavoro per le navi di Guardia costiera e Marina Militare, soprattutto nel Canale di Sicilia. E nel Centro di accoglienza di Lampedusa torna l’emergenza. Sabato, nella struttura che può ospitare un massimo di 300 persone, si sono raccolti  ben 855 extracomunitari. L'ultimo approdo nell'isola delle Pelagie, direttamente sulla terraferma, è avvenuto poco prima della mezzanotte di domenica: i carabinieri hanno bloccato sulla spiaggia di cala Pisana cinque tunisini e due cittadini del Bangladesh. In precedenza erano sbarcati in 121, fra cui 8 donne, soccorsi a 60 miglia a Sud-Est da Lampedusa e altri 33 subsahariani recuperati, dalle motovedette della guardia costiera, a 77 miglia a Sud-Est.
Ieri, cinquanta del gruppo dei migranti arrivati negli ultimi giorni nell’isola sono stati trasferiti a Porto Empedocle dove verranno smistati nei centri d'accoglienza siciliani.
Nei primi cinque mesi dell'anno erano sbarcati 4.391 stranieri. Con gli arrivi di questa metà di giugno il numero complessivo è decisamente salito.

La nuova tragedia del mare è stata riferita dai superstiti (circa 95) soccorsi dalla Guardia costiera italiana su un gommone, alcuni dei quali hanno parlato addirittura di una decina di vittime. Ma il racconto è ancora al vaglio degli inquirenti che lo valutano con grande cautela per la mancanza di riscontri. Secondo la ricostruzione fatta dai sopravvissuti, i loro compagni sarebbero finiti in mare dopo che l'equipaggio del motopesca 'Khaked Amir' aveva tagliato il cavo che trainava la gabbia. Alcuni avrebbero anche tentato di salire sul peschereccio, ma sarebbero stati respinti con la forza. I naufraghi erano stati avvistati poco prima della mezzanotte da un aereo della Marina Militare maltese, in parte ancora sul gommone alla deriva, in parte aggrappati alla gabbia dei tonni.
Sul posto era stata dirottata una delle motovedette della Guardia Costiera italiana, impegnate nella notte in diverse operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia, che aveva tratto in salvo i 95 migranti poi trasferiti a Lampedusa.
In merito alla vicenda il procuratore di Agrigento Renato Di Natale ha precisato che "ancora nessuna comunicazione ci è stata ufficialmente fatta. Se arriverà dagli investigatori, apriremo un fascicolo di inchiesta, probabilmente per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Il magistrato ha aggiunto che successivamente si dovrà accertare la competenza sulla tragedia, avvenuta a 85 miglia a Sud di Lampedusa, in acque internazionali che tuttavia ricadono sotto il controllo delle autorità maltesi.

Nel maggio di cinque anni fa 27 somali rimasero aggrappati per tre giorni alle gabbie del motopeschereccio maltese "Budafel", prima di essere soccorsi da una nave della Marina militare italiana, perché l'armatore si rifiutava di farli salire a bordo temendo di perdere il carico di tonni. L'immagine dei migranti abbarbicati ai galleggianti della gabbia fece il giro del mondo. Successivamente altri migranti utilizzarono la stessa tecnica con l'obiettivo di essere tratti in salvo dalle motovedette.
Monsignor Giancarlo Peregeo, direttore della Fondazione Migrantes della Cei, ha auspicato la creazione di "canali umanitari per fuggire da situazioni in Medio Oriente e in Nord Africa". Al contempo, ha aggiunto, "serve un pattugliamento che accompagni questi migranti nel contesto di una situazione nuova di accoglienza. Questa tragedia spinge a una politica sociale europea che guardi al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati con più attenzione".

Intanto, al Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Mineo (CT) la situazione è tutt’altro che tranquilla. L’associazione Borderline Sicilia Onlus, la Rete Antirazzista Catanese e la sezione siciliana dell’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) hanno più volte espresso preoccupazione per la sorte degli oltre 3.300 ospiti del Cara di Mineo che nei giorni scorsi hanno ripreso le azioni di protesta contro le lungaggini burocratiche delle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale.
Lo scorso mese circa 80 migranti avevano manifestato la loro esasperazione, organizzando un pacifico blocco stradale sulla Gela-Catania, che dopo circa due ore è stato sgomberato con le maniere forti da Polizia e Carabinieri intervenuti anche a cavallo. Da mesi gli ospiti del "villaggio della solidarietà" sono stipati in una struttura che potrebbe  contenere al massimo 2.000 persone, dove vivono nell’assoluto isolamento sociale e nell’indifferenza dei media da un tempo inaccettabile, che in alcuni casi ha raggiunto i due anni di soggiorno forzato.

Venerdì mattina le tensioni sarebbero scoppiate a seguito di un litigio fra alcuni operatori del centro e gli ospiti in fila presso il servizio di mensa, nonché dell’arresto di un ragazzo del Mali. Gli operatori sono stati evacuati ed all’interno del Cara sono rimasti centinaia di richiedenti asilo in balia dei militari impegnati a sedare con la forza le proteste. Per ore a nessuno è stato permesso di entrare o uscire dal centro dal quale si sono elevate sospette colonne di fumo.
Da settimane i migranti chiedono risposte certe sui tempi di attesa ed informazioni sulla possibilità di lasciare il centro, ottenendo la cd. buona uscita di € 500,00 prevista dal Ministero dell’Interno nel provvedimento di chiusura dell’Emergenza nord Africa. All’origine dell’ennesima rivolta sarebbe stato un avviso con cui i responsabili del Cara ricatterebbero gli ospiti di non consegnare loro il permesso di soggiorno se non rinunciando per iscritto al benefit spettante per legge. (Leggi l’avviso: http://siciliamigranti.blogspot.it/2013/06/si-riaccende-la-rivolta-al-cara-di-mineo.html)
L’associazione Borderline Sicilia Onlus, la Rete Antirazzista Catanese e la sezione siciliana dell’Asgi chiedono con forza che il governo si faccia carico delle istanze degli ospiti del Cara di Mineo ed impedisca l’uso della forza come strumento di repressione delle legittime istanze dei richiedenti asilo esasperati dal fallimentare sistema di protezione italiano. Le associazioni firmatarie invitano inoltre le competenti autorità giudiziarie a tenere in debita considerazione le fondate ragioni alla base delle azioni poste in essere dagli ospiti del Cara, costretti ad optare per metodi di protesta estremi pur di fare sentire all’esterno la loro voce.

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17 giugno 2013
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