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Tragico sbarco a Scicli

Tredici extracomunitari sono annegati nel mare di Sampieri nel tentativo di raggiungere a nuoto la riva

30 settembre 2013

Tragico sbarco di migranti nel Ragusano: tredici extracomunitari, tutti uomini, sono morti annegati nel mare di Sampieri, nel tentativo di raggiungere a nuoto la riva, dopo essere lanciati in acqua da un natante che si era arenato. Il barcone si è arenato a circa 15-20 metri dalla riva. Sul posto stanno operando carabinieri, polizia, guardia di finanza e personale del 118.
L'imbarcazione, di otto metri, trasportava circa 150-200 persone. Sono in corso controlli di sommozzatori per cercare eventuali dispersi, anche se la maggior parte dei migranti è fuggita a piedi. A dare l'allarme sono stati dei turisti che erano in spiaggia.
Gli extracomunitari che sono riusciti a raggiungere la riva sono stati assistiti dalle forze dell'ordine, dal personale del 118 e da volontari. Fermate due persone sospettate di essere gli "scafisti".

Il naufragio è avvenuto nella stessa zona dove il 18 novembre 2005 morirono altri 25 migranti in un tragico sbarco. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Alessandro Cavalli, ha detto che il barcone è riuscito a raggiungere la costa ragusana sfuggendo ai controlli delle motovedette. Fino a questo momento le forze dell'ordine hanno rintracciato a terra 70 profughi, tutti sedicenti eritrei. Tra loro 20 bambini e una donna incinta, che è apparsa in condizioni gravi ed è stata trasportata all'ospedale Maggiore di Modica.
A bordo del barcone, secondo il racconto degli stessi migranti, c'erano circa 250 persone. Le tredici vittime sono state trascinate dalle onde e sono morte annegate. Alcuni dei superstiti hanno parlato di un quattordicesimo morto, sul quale non c'è al momento conferma da parte delle autorità. Sono in corso ricerche in acqua.
I superstiti hanno raccontato che sono stati gli scafisti a costringerli a buttarsi in acqua. "Gridavano aiuto, gridavano dicendo di non sapere nuotare ma gli scafisti non hanno avuto pietà. Li hanno bastonati, frustati con delle cime e minacciati con i coltelli costringendoli a buttarsi in mare. E chi resisteva attaccandosi a qualsiasi cosa veniva preso e gettato in acqua".

Il barcone si è arenato davanti alla fornace Pisciotto, in una contrada che viene soprannominata 'a mannara' (l'ovile ndr) dove è stato ambientato uno degli episodi della fiction televisiva del Commissario Montalbano. A pochi chilometri di distanza, davanti al faro di Punta Secca, si trova invece la villa sul mare del commissario.
Una secca ha bloccato l'imbarcazione a poche decine di metri dalla spiaggia e quasi tutti quei disperati a bordo avevano ringraziato il loro Dio pensando di essere finalmente in salvo. Ma non è andata così. Quando l'imbarcazione si è arenata gli scafisti hanno "ordinato" agli extracomunitari di buttarsi in acqua, alcuni sapevano nuotare molti altri no. Pensavano gli scafisti che alleggerendo l'imbarcazione potessero scappare per ritornare da dove erano partiti per fare un altro "carico". Ma un'altra secca li ha bloccati proprio quando sul litorale sono arrivati i primi uomini delle forze dell'ordine. Tra di loro il maresciallo capo della stazione di Scicli Carmelo Floriddia, che da lontano vedeva gli immigrati incapaci di nuotare e che se rifiutavano di tuffarsi in acqua venivano colpiti con bastoni e con cime bagnate.
"Quei senza Dio  - dice il vicequestore di Ragusa Francesco Marino - non hanno avuto pietà, li spingevano in acqua nel tentativo di fuggire con la loro imbarcazione. Per fortuna una secca gli ha impedito di fuggire e così insieme con i colleghi carabinieri e della guardia di finanza, abbiamo fermato quelli che potrebbero essere gli scafisti".

La dinamica ricorda lo sbarco di Catania del 10 agosto scorso in cui morirono sei extracomunitari sulla spiaggia del lungomare della Plaia, nei pressi del "Lido Verde", annegando, proprio nel tentativo di raggiungere la riva (LEGGI).

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30 settembre 2013
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