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Trattativa Stato-mafia: la Consulta vuole gli atti della Procura

Scettici i pm palermitani, per quella che ritengono una richiesta "inusuale"

27 settembre 2012

Rischia di riaccendersi la polemica scoppiata attorno all'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia che ha portato all'intercettazione di alcune telefonate del capo dello Stato.
La Consulta, chiamata a decidere sul ricorso presentato da Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo, ha chiesto ai pm siciliani, fra le altre cose, il numero e le date delle chiamate registrate dalla Dia e riguardanti conversazioni fra il presidente della Repubblica e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Soprattutto, i giudici della Corte costituzionale, con la loro ordinanza istruttoria, arrivata l’altro ieri nel capoluogo siciliano, chiedono i "brogliacci".

Si tratta delle sintesi delle conversazioni captate per caso - così ha sempre sostenuto il procuratore, Francesco Messineo - mentre i magistrati cercavano di scoprire se Mancino, all'epoca non ancora indagato, dicesse la verità quando negava la trattativa. Napolitano ha poi sollevato la questione per la decisione dell'ufficio inquirente di non distruggere subito le conversazioni. La Consulta non vuol conoscere i dialoghi fra Napolitano e Mancino, oggi imputato per falsa testimonianza, ma pretende i brogliacci, anche se privi delle annotazioni degli investigatori che racchiudono il contenuto delle conversazioni.
Una richiesta giudicata poco chiara dai magistrati, che non fanno commenti ma si apprestano a mandare a Roma una richiesta di chiarimenti. Anche perché gli inquirenti palermitani ritengono "perlomeno inusuale" l'iniziativa, valutata anche come "un'intromissione, un'invasione di campo".

Fra le altre richieste anche la copia dei provvedimenti di separazione tra i vari pezzi dell'inchiesta: richiesta che sembra mirata a capire in quale parte del fascicolo siano i dialoghi (mai trascritti, perché giudicati "irrilevanti" dagli stessi pm) fra Napolitano e Mancino, ma anche se e quando siano stati fatti gli stralci e se vi siano altre parti dell'indagine ancora in corso. Iniziative come queste sono prerogativa degli ispettori del ministero della Giustizia, che in questo caso però non si sono mai mossi.
Nella loro ordinanza i giudici costituzionali citano però le regole che li autorizzano a superare i divieti posti dalla legge. La Consulta è chiamata a decidere non il merito, ma la legittimità e la conformità alle prerogative costituzionali del Capo dello Stato della decisione dei magistrati palermitani di rivolgersi al Gip perché egli decida se distruggere o meno le conversazioni giudicate "irrilevanti".

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica/Palermo.it, GdS.it, Corriere del Mezzogiorno]

- Conflitto di attribuzione: si accelera sui tempi (Guidasicilia.it, 21/09/12)

 

 

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27 settembre 2012
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