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Trattativa Stato-mafia: qualcuno spia i magistrati

Il "Protocollo fantasma" inviato a Nino Di Matteo: "Impunitas semper ad deteriora invitat"

03 gennaio 2013

Nella Procura di Palermo, chi si occupa dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia è spiato. A denunciarlo è un esposto anonimo inviato al pm Antonino Di Matteo e sui cui la Procura sta cercando di fare luce.
Come riportato da Repubblica, la lettera anonima indica anche dove trovare altre prove del patto tra Stato e boss mafiosi dopo le stragi mafiose del ’92, fa i nomi di vecchi uomini politici che potrebbero essere a conoscenza di molti fatti. Non solo. Secondo l’anonimo, inoltre, l’agenda rossa di Borsellino "è stata rubata da un carabiniere" e la mattina del 15 gennaio 1993, poco prima della cattura di Totò Riina, qualcuno entrò nel rifugio del boss prima della perquisizione del procuratore Caselli per ripulire l'archivio del capo dei capi di Cosa Nostra.

L’esposto è composto da dodici pagine e secondo gli investigatori della Dia sarebbe "attendibile". Sul frontespizio c’è anche lo stemma della Repubblica italiana. L’autore avrebbe attribuito un numero di fascicolo, proprio come si usa nei documenti ufficiali. È in codice: "Protocollo fantasma".
Insomma, come pensano gli stessi inquirenti, l’anonimo sarebbe "persona molto informata sui fatti", tanto che i pm di Palermo starebbero già verificando ogni sua dichiarazione.

Nella lettera si ripercorrono i più noti delitti mafiosi di Palermo: dall’omicidio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre, a Capaci e via D’Amelio. L’anonimo avverte i magistrati che "uomini delle Istituzioni", ma anche alcuni magistrati, li stanno sorvegliando, "canalizzano tutte le informazioni che riescono ad avere sul vostro conto". E spiega che questi dati sono contenuti "a Roma", in una "centrale". L’anonimo rivela anche che "ci sono catacombe all’interno dello Stato sepolte e ricoperte di cemento armato, ma alcune verità si possono ancora trovare", indicando luoghi e nomi politici della prima Repubblica. Anche ancora mai emersi nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.
La lettera a Di Matteo si chiude E in maniera criptica: "Tieni sempre in considerazione che sto lavorando con te, nelle tenebre". E di seguito in latino: "Impunitas semper ad deteriora invitat", ovvero l’impunità invita sempre a cose peggiori.

"Stiamo indagando sul contenuto dell'esposto anonimo arrivato per accertare se quanto scritto all'interno corrisponda al vero o sia falso. Siamo alla ricerca di riscontri perché ci sono fatti ancora inediti. Soltanto allora potremo capire se l'autore è una persona che denota una vera conoscenza interna dei fatti". Così il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo commenta con l'Adnkronos l'esposto anonimo arrivato al pm Antonino Di Matteo. La Procura ha delegato la Polizia giudiziaria per trovare eventuali riscontri a quanto scritto dall'anonimo.
Alla domanda se si possa trattare di una persona vicina ai Servizi segreti, come si dice in ambiente giudiziario, Messineo replica: "Non sono in grado di rispondere".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, BlogSicilia.it]

 

 

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03 gennaio 2013
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