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Tre indagati per la morte dell'operaio all'Eni di Gela

Cantieri chiusi e uffici deserti al petrolchimico all'indomani dell'incidente in cui ha perso la vita Francesco Romano

30 novembre 2012

AGGIORNAMENTO - La procura di Gela ha iscritto tre persone nel registro degli indagati perché coinvolte, a vario titolo, nell'incidente mortale sul lavoro, avvenuto mercoledì scorso al petrolchimico dell'Eni, nel quale ha perso la vita Francesco Romano. Si tratta dei "responsabili delle aziende interessate ai lavori" che il giovane metalmeccanico, dipendente dell'impresa Cosmi Sud, stava eseguendo quando è rimasto schiacciato sotto uno dei pesanti tubi da 36 pollici che con altri colleghi stava spostando, all'interno dell'area di cantiere alla radice del pontile del porto-isola, per prepararli al montaggio di una nuova linea destinata al trasferimento del greggio dalle navi in arrivo al parco serbatoi.
Le indagini del procuratore Lucia Lotti coinvolgono la committente, cioè la Raffineria di Gela Spa (azienda dell'Eni), la ditta esecutrice, ovvero la Cosmi Sud srl e la società di controllo per la sicurezza nei cantieri, la Sgs Sertec di Livorno, appositamente incaricata per quei lavori. Nelle ore successive all'incidente sono stati interrogati tecnici ed operai che si trovavano nel cantiere, posto subito sotto sequestro.
Dalle prime indagini svolte da carabinieri e guardia costiera, si ipotizza che Romano, come riferisce una nota della Procura della Repubblica, sarebbe stato "investito dal tubo di metallo con altri accatastato a piramide, senza adeguati puntellamenti di sicurezza". Si attendono ora gli esiti dell'autopsia che dovrebbe essere eseguita oggi pomeriggio.

Un operaio metalmeccanico di Gela, Francesco Romano, 30 anni, dipendente dell'impresa appaltatrice Cosmi Sud, è morto schiacciato sotto un pesante tubo di 32 pollici sganciatosi da una gru, durante i lavori di movimentazione all'interno dell'area della ditta alla radice-pontile del porto-isola dello stabilimento. L'incidente è avvenuto mercoledì pomeriggio in un cantiere dell'indotto al petrolchimico di Gela nel Nisseno.
Il forte vento che in quel giorno soffiava sulla costa gelese sarebbe la causa dello sganciamento della benna che reggeva il tubo. Romano e i suoi colleghi stavano operando per preparare una barra pre-saldata da montare lungo il pontile dove sono in corso i lavori di sostituzione della condotta per lo scarico di greggio dalle petroliere in arrivo, destinato alla lavorazione nella raffineria gelese. L'area di cantiere dove è avvenuto l'incidente è stata sequestrata. Anche la direzione della raffineria dell'Eni, committente dei lavori, ha avviato una sua indagine interna.

Ieri mattina, cantieri chiusi e uffici deserti al petrolchimico dell'Eni per uno sciopero improvviso, con sit-in silenzioso di sindacati, lavoratori del diretto e dell'indotto, che hanno rivendicato maggiore sicurezza in fabbrica, dopo l'incidente fatale per Francesco Romano. I dipendenti dell'azienda dell'Eni si sono astenuti dal lavoro per tre ore mentre il personale dell'indotto ha preferito incrociare le braccia per l'intera giornata. Il sindaco, Angelo Fasulo (Pd), ha proclamato il lutto cittadino per la giornata dei funerali.
Le segreterie provinciali di Cgil Cisl e Uil hanno diffuso un documento nel quale rivendicano una più incisiva politica di prevenzione degli infortuni e chiedono che la "formazione diventi l'elemento principe della gestione", che i lavoratori siano opportunamente informati e "che vi sia una costante vigilanza degli enti preposti".
Pochi giorni addietro la Raffineria di Gela aveva tenuto con le imprese dell'indotto un incontro sulla sicurezza in fabbrica e nei cantieri, comunicando che l'affidabilità di ogni ditta sarebbe stata valutata in maniera inversamente proporzionale agli infortuni. Intanto, proseguono le indagini della magistratura che ha incaricato per i rilievi carabinieri, Arpa e guardia costiera.
Il cadavere di Francesco Romano è ancora nell'obitorio in attesa che il pm decida se disporre o meno l'autopsia.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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30 novembre 2012
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