Trivelle selvagge!
Legambiente: "Le attività di ricerca degli idrocarburi in mare rischiano di provocare un disastro nel Mediterraneo"
Nuove trivellazioni nel mare italiano: è la minaccia sottolineata da Legambiente nel rapporto "Mare Nostrum 2010", presentato sabato a Venezia.
"La preoccupazione è tanta e rimanda alla tragedia che si sta consumando negli ultimi due mesi nel Golfo del Messico con l'incidente occorso alla piattaforma petrolifera della British petroleum", affermano i responsabili dell'associazione ambientalista.
Secondo quanto reso noto da Legambiente, "molte società energetiche hanno avanzato richieste di ricerca e in alcuni casi ottenuto permessi, in un'estensione di circa 39mila kmq dislocati in 76 aree, per la gran parte di elevato pregio ambientale e considerate zone sensibili proprio per i loro ecosistemi fragili e preziosi da tutelare".
Le attività di ricerca in mare di idrocarburi sono concentrate nel mar Adriatico, Ionio e nell'area antistante la Sicilia meridionale e occidentale: si tratta di 24 permessi di ricerca rilasciati per una superficie complessiva di circa 11mila kmq. I luoghi più interessati dalle attività di ricerca di petrolio sono la costa tra le Marche e l'Abruzzo dove insistono tre permessi di ricerca, il tratto di costa pugliese soprattutto tra Bari e Brindisi con due, il golfo di Taranto ed il Canale di Sicilia con dodici.
L'ultimo permesso in ordine cronologico è stato rilasciato pochi giorni fa alla Shell Italia per avviare le prospezioni in un'area di mare di 1.356 kmq di fronte al golfo di Taranto, "ma la multinazionale energetica - afferma Legambiente - sta già pensando a nuove ricerche nel Canale di Sicilia a caccia di uno dei più grandi giacimenti d'Europa".
I tratti di mare che rischiano l'arrivo di "trivella selvaggia" e piattaforme, conclude il dossier, nei prossimi anni potrebbero essere molti di più: dal 2008 ad oggi sono state presentate altre 41 domande per 23.408 Kmq. [La Siciliaweb.it]
- Mare Monstrum 2010 (pdf)