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Troppo grande e profondo...

Si teme il peggio per i 130 immigrati a bordo di un barcone che si è disperso ieri nel Canale di Sicilia

04 agosto 2005

Prima c'è un mare di sabbia. Le alte dune sembrano onde bloccate nel loro movimento, poi ci sono enorme distese d'oro, lisce come il mare in assenza di vento.
Prima si deve atterversare questo mare fatto di minuscoli granelli, ed è dura arrivare fino alla linea della sua fine.
Poi c'è il mare vero. Verde, blu, in certi tratti nero tanto è profonda l'acqua, e fa paura.
Dall'altra parte della curva dell'orrizzonte però, se tutto va bene, può esserci la speranza. Tanto vale rischiare.
Certo non è più come prima. Adesso è difficile arrivare nella sponda di una altra terra e cominciare una nuova vita. Si viene fermati molto prima, mentre ancora si è in mare. Il tempo d'arrivare sulla terra ferma e si è rimandati indietro. Alle volte si va a finire in altri posti dove la ricerca della speranza è vista come tremendo reato e per questo ci sono punizioni terribili.
Comunque, deve tutto andare bene prima, per andare male poi...
Si deve sperare di non morire bruciati dal fuoco del deserto... Si deve sperare di non essere inghiottiti dal mare...

La notte scorsa a Linosa sono sbarcati 168 immigrati, tra cui alcune donne e bambini. Un altro barcone, con almeno 130 persone a bordo, si è disperso e non se ne trova traccia. Chi è, o era, in quel barcone, ha lanciato la richiesta di soccorso telefonando con un cellulare ad alcuni parenti in Puglia e Piemonte. Questi ultimi hanno avvisato la Guardia di Finanza e la polizia. La segnalazione è stata smistata anche alle centrali operative della Guardia Costiera.
Non è escluso che il barcone, date le avverse condizioni del mare, abbia fatto ritorno in Libia, ma per le persone a bordo, si teme il peggio: ''Ho visto buttare in acqua sei corpi non più in vita'', hanno raccontato infatti ai carabinieri alcuni dei cladestini, in gran parte eritrei, sbarcati ieri, parlando di quest'altro barcone, partito assieme al loro da un porto della Libia sei giorni prima, e di cui poi si sono perse le tracce.

All'alba sono riprese le ricerche nel Canale di Sicilia, dove in questo momento le condizioni meteo-marine sono proibitive, con mare forza 4-5 e vento forza 7 da nord-ovest. Nelle operazioni di soccorso, coordinate dalla Capitaneria di porto di Palermo sono impegnati una motovedetta della Guardia Costiera, un aereo Atlantic, un elicottero e la nave Foscari della Marina Militare. Il raggio d'azione delle ricerche è molto vasto e si estende dalla zona a nord a quella a sud di Lampedusa.
Sempre stamane i 168 immigrati avrebbero dovuto lasciare la più piccola isola delle Pelagie, ma le avverse condizioni meteo hanno impedito l'arrivo dell'aliscafo. Così i clandestini eritrei resteranno oggi a Linosa.

L'altro ieri invece, a Porto Empedocle (AG), un gruppo di immigrati in procinto di salire a bordo del traghetto proveniente da Lampedusa che doveva trasferirli nel Centro di Permanenza di Crotone sono riusciti a fuggire durante una protesta della Rete Antirazzista. Gli attivisti, che hanno da giorni iniziato un tour delle coste siciliane con delegazioni di parlamentari chiedevano che una delegazione composta da un avvocato e due interpreti salisse sull'autobus dei 60 immigrati per spiegare agli stranieri i loro diritti. Alla risposta negativa delle forze dell'ordine si è generata una situazione di tensione e un gruppo di una trentina di immigrati ne hanno approfittato per rompere i vetri dei finestrini e scappare.
Solo uno degli stranieri scappati è stato ripreso e fatto salire sul pullman che lo ha portato verso Crotone.
Per gli altri che sono fuggiti, dopo il deserto e il mare, forse una speranza...

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04 agosto 2005
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