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Tutti a casa gli italiani sopravvissuti all'inferno di Mumbai

Il bilancio è salito a 195 vittime: volevano un 11 settembre indiano

01 dicembre 2008

Sono giunti nel tardo pomergiigo di sabato scorso all'aeroporto romano di Fiumicino, con un volo di linea dell'Air France, 13 degli italiani sopravvissuti agli attacchi terroristici che hanno devastato Mumbai. Uno di loro, ferito a una gamba, è stato trasportato su una sedia a rotelle. E' Patrizio Amore, rimasto prigioniero per 40 ore all'Hotel Oberoi, affetto anche da una flebite. Amore è stato uno degli ultimi italiani ad imbarcarsi a Parigi, insieme alla moglie, ferita anche lei. Altri sei italiani che avevano raggiunto Parigi con i 13 atterrati a Fiumicino hanno deciso di tornare in Italia con altri mezzi.
Una delle donne sopravvissute agli attacchi ha raccontato che laggiù era "un inferno". "Le bombe, i corpi morti, che altro devo dire", ha detto ai giornalisti che hanno atteso, in tanti, l'arrivo degli italiani all'aereoporto di Fiumicino. "Siamo in un momento critico - ha aggiunto un altro superstite - non posso dirvi niente. Stiamo bene ma siamo stressati". Sabato mattina hanno fatto rientro a Bolzano il farmacista Max Liebl e la moglie Annette. Il titolare della farmacia "Madonna", una delle più antiche del capoluogo, e la consorte, dopo la fuga dal ristorante nel quale erano stati sorpresi dall'irruzione dei terroristi, si erano rifugiati dapprima nelle cucine e quindi nelle cantine dell'albergo; infine in un'abitazione messa loro a disposizione dal consolato tedesco di Mumbai. La notte scorsa si sono imbarcati su un volo Lufthansa per Monaco, da dove poi hanno fatto rientro a Bolzano.

In India, intanto, è il momento delle polemiche e della grande preoccupazione. Il ministro degli Interni federale indiano, Shivraj Patil, ha presentato le sue dimissioni affermando di avere la "responsabilità morale" per gli attacchi a Mumbai in cui sono morte oltre 190 persone. A confermarlo è stato Jayanthi Natarajan, portavoce del partito del Congresso, precisando che Patil ha presentato le sue dimissioni durante una riunione del partito la notte scorsa e che il premier Manmohan Singh le ha accettate. "Shivraj Patil si è assunto la responsabilità morale ed ha deciso dimettersi - ha spiegato la portavoce - il governo sta affrontando in modo molto serio quello che è successo a Mumbai, la cosa principale è proteggere il paese ed i suoi cittadini". Singh ha affidato al ministro delle Finanza, Chidambaram, anche il dicastero degli Interni, secondo l'agenzia Ians che ha citato un leader del partito Ramesh Chennithala.
Patil era stato duramente criticato per le falle nel sistema di sicurezza interna nonostante che al governo fosse stato chiesto da tempo di assumere una politica più dura in materia di anti-terrorismo.

Intanto Amir Kasab, l'unico degli attentatori catturato dalle forze di sicurezza indiane, ha raccontato agli inquirenti che i terroristi responsabili degli attacchi avevano l'obiettivo specifico di uccidere israeliani per vendicare le "atrocità contro i palestinesi". Secondo quanto ha riportato ieri il Times of India il 21enne pakistano ha detto che alcuni dei terroristi erano stati nel Chabad center della Nariman House in precedenza, per studiare l'obiettivo. "Avevano affittato delle stanze presentandosi come studenti malesi" avrebbe detto il terrorista, mentre la polizia indiana sta verificando se al centro ebraico erano soliti affittare stanze a turisti non ebrei. Nell'interrogatorio, Karab ha anche fatto nomi ed indirizzi di almeno cinque persone di Mumbai che avrebbero fornito aiuto ed assistenza nei preparativi dell'attacco. [Adnkronos/Ign]

Come 10 terroristi hanno messo in ginocchio la città (NYT)
Erano solo in dieci e almeno uno aveva l'accento hindi: il New York Times con un reportage dell'inviata Emily Wax si chiede come il gruppetto dei terroristi che ha insanguinato Mumbai abbia potuto mettere in ginocchio da solo la grande città, e conclude puntando il dito contro la poca sicurezza della costa.
Erano le 21 del 25 novembre quando i pescatori di Mumbai hanno visto un gommone attraccare con 4 giovani a bordo; poi ne sono arrivati altri 4 su un motoscafo ma solo in 2 sono scesi. Erano giovani, muscolosi, carichi di zaini e borsoni. Uno dei pescatori insospettito gli ha chiesto dove andavano. E questo 25enne anonimo racconta alla Wax: "Uno si è girato e mi ha detto con un forte accento hindi: 'Lasciami in pace, sono di pessimo umore'. Abbiamo avuto paura e li abbiamo lasciati in pace".

Secondo il Times nella metropoli di 14 milioni di abitanti, l'anello debole è proprio questa colonia di pescatori vicino a Badhwar Park, a un chilometro dall'hotel Oberoi/Trident, dove vivono diecimila persone in capanne piantate su un porticciolo sul mar Arabico. "E' una baraccopoli, non abbiamo pensato a proteggerla" ammette L. Sankla, uno dei poliziotti messi lì di guardia dopo i fatti. Gli investigatori pensano che un'altra squadra di terroristi - altre 4 persone - sia scesa sempre dal mare in un luogo d'attracco più vicino al Taj Mahal Palace & Tower Hotel.  Gli stranieri si sarebbero spostati in taxi per cominciare la scia di distruzione che ha colpito 10 siti e ucciso quasi 200 persone a Mumbai, la ex Bombay che ospita la Borsa, l'industria del cinema di Bollywood, un mix di case vittoriane, grandi ville, baraccopoli, polo d'attrazione per migliaia di gente in cerca di fortuna.

Parlando con i testimoni e con fonti dell'antiterrorismo, il Times ricostruisce così le cose: i terroristi probabilmente in gruppetti di due o tre si sono sparpagliati per la città e in mezz'ora avevano colpito almeno 5 siti: la grande stazione ferroviaria, il centro ebraico alla Nariman House, il ristorante Leopold Cafe, e gli hotel Oberon e Taj. All'Oberon hanno fatto irruzione armi in pugno alle 21.35 circa sparando in aria. Contemporaneamente altri due terroristi aprivano il fuoco fuori del Leopold Café uccidendo sette persone. Secondo un testimone, pareva che avessero fretta, che volessero distrarre la stazione di polizia dall'altra parte della strada. Poi sono corsi verso l'entrata posteriore del Taj, a tre minuti di distanza, e lungo la strada sparando alla gente (una delle vittime è il proprietario di una farmacia). Arrivando sul retro, i due pistoleri si sono uniti a altri due che arrivavano da un vicolo e in quattro sono entrati nell'albergo. A circa 5 chilometri un altro commando composto di soli due terroristi pesantemente armati ha assalito la stazione Chhatrapati Shivaji. Magliette nere, zaini aperti hanno sparato sulla folla e tirato granate: 48 i morti. Un fotografo del Mumbai Mirror che era casualmente sul posto ha scattato varie foto: "c'erano poliziotti armati dappertutto ma nessuno ha mosso un dito" dice quest'uomo, Sebastian D'Souza. Eppure l'assalto nella stazione sarebbe durato ben venti minuti. I due usciti dalla stazione e tornati in strada hanno sparato su vari bersagli nella loro visuale; poi hanno bloccato una macchina della polizia - arrivata, spiegano le forze dell'ordine in risposta a una chiamata urgente - uccidendo gli occupanti. La chiamata veniva dall'ospedale Cama a pochi minuti dalla stazione dove un altro gruppetto di terroristi (non si sa quanti, due o tre) aveva aperto il fuoco verso le 22.30 uccidendo almeno 5 persone.
I due terroristi della stazione, nella macchina della polizia si sono diretti al cinema Metro, un edificio art deco su un grande incrocio. Qui hanno sparato ai passanti. Da lì, la strada sarebbe diretta su viale Mahatma Gandhi verso il Taj dove forse avrebbero dovuto raggiungere i compagni. Ma i due sono stati intercettati: uno ucciso dalla polizia, l'altro, il 21enne pachistano di nome Azam Amir Kasab, è il famoso unico superstite arrestato: la polizia ha confermato che Kasab era uno dei terroristi della stazione.


Kasab avrebbe ammesso che l'operazione era stata lanciata da Karachi in Pakistan, da cui i terroristi sarebbero partiti in barca, assaltando in mare un peschereccio. Quando Kasab è stato arrestato, però, l'assedio al centro ebraico e agli hotel Oberoi e Taj era già avviato - da altri 8 terroristi in tutto - e l'incubo sarebbe finito solo sabato pomeriggio, quando la polizia ha annunciato che i 9 compagni di Kasab erano tutti morti. [Apcom.net]

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01 dicembre 2008
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