Tutti fuori?
Polemica sul numero degli scarcerati grazie all'indulto, numeri che si sono poi rivelati sbagliati
E' guerra di numeri sugli scarcerati grazie all'indulto. Il decreto legge che ha scontato di tre ani le pene detentive di migliaia di carcerati italiani, entrato in vigore a fine luglio e votato da una maggioranza bipartisan, ha innescato una nuova polemica.
Oltre 29 mila i beneficiari, molto più del doppio di quanto previsto al momento dell'entrata in vigore della legge. Il dato risulta da una missiva inviata dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) in commissione Giustizia di palazzo Madama, che aveva chiesto chiarimenti sugli effetti dell'entrata in vigore dell'indulto: 24.543 rilasciati e 4.964 che hanno ottenuto misure alternative (le scarcerazioni preventivate all'entra in vigore della legge erano 12.756 scarcerazioni).
L'arrivo di questi dati ha immediatamente innescato lo scontro politico, con la maggioranza che ha subito considerato inesatti i dati e alcune componenti dell'opposizione che hanno accusano il governo di aver mentito al Parlamento e al Paese. Infine è arrivata la precisazione del ministero della Giustizia: le persone scarcerate grazie all'indulto sono 17.449. Non il doppio, dunque, ma comunque circa 4.700 in più del previsto (37%).
I dati forniti dal Dap sembrano essere stati frutto di una certa confusione, soprattutto se confrontati con quelli di una precedente comunicazione del sottosegretario alla Giustizia Daniela Melchiorre. Prima che fossero stati però fatti, ulteriori controlli, i dati hanno immediatamente provocato la reazione di alcune componenti del centrodestra. A cominciare dall'ex ministro della Giustizia e presidente della Lega Nord Roberto Castelli: ''Il governo aveva dato dei numeri precisi, ci hanno mentito. Il sottosegretario Manconi è venuto deliberatamente a mentire al Parlamento su questa questione. Oggi è evidente il vero scopo della sinistra e del governo su questo tema, svuotare completamente le carceri e creare enormi danni ai cittadini''.
Giuseppe Consolo, capogruppo di An in commissione Giustizia alla Camera, ha osservato dal canto suo: ''L'aver appreso da un documento ufficiale dell'uscita dal carcere del doppio dei detenuti previsti non ci riempie certo di gioia, pur essendo stati facili profeti... Assistiamo a una amara ma concreta realtà: i guasti dell'indulto crescono sempre''.
Alle precipitose accuse dell'opposizione hanno subito replicato diversi esponenti della maggioranza. Secondo il senatore Massimo Brutti, responsabile giustizia dei Ds, i dati del Dap sui detenuti beneficiati dall'indulto ''sono approssimativi e confusi''.
Anche il premier Romano Prodi, ha affermato che i dati del Dap non sono esatti: ''No, non è il doppio'', ha affermato Prodi da Algeri dove è in visita, per poi sottolineare che è bene ricordare che il provvedimento ''è stato deciso dalla maggioranza e dalla minoranza del Parlamento''. ''Quando uno prende una decisione ne assume le conseguenze e questo è stato un atto del Parlamento ma - ha evidenziato ancora il presidente del Consiglio - preso a grande maggioranza''.
La precisazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è arrivata dopo lo scoppio della polemica, precisazione che conferma sostanzialmente le previsioni fatte al momento dell'entrata in vigore della legge. Le ultime stime facevano ''attestare le immediate scarcerazioni a 15.750. A costoro si sono poi aggiunti circa 2.000 reclusi che hanno via via maturato il fine pena per l'applicazione del beneficio''. Un dato che nella sostanza conferma la stima effettuata dall'ufficio statistica del Dipartimento di amministrazione penitenziaria prima dell'approvazione della legge.
A proposito delle discordanze sul numero dei detenuti effettivamente tornati in libertà il Dap ha ancora precisato che ''altre 7.178 persone che erano in custodia cautelare in epoca coincidente al trimestre di applicazione dell'indulto, hanno ricevuto la revoca della custodia cautelare. Di queste, 4.456 avevano anche un titolo definitivo e 2.722 erano sottoposte unicamente a misura provvisoria. Costoro non potevano rientrare nella stima richiesta perché la loro liberazione non è conseguente all'applicazione dell'indulto ma è frutto di una scelta discrezionale dell'autorità giudiziaria''.
In sostanza, ''la gran parte di questi scarcerati sarebbero comunque usciti dal carcere perché appartenenti a quella detenzione cosiddetta di flusso, che comporta un transito trimestrale dagli istituti di pena di circa 10-15 mila persone, che rimangono detenute per una media di circa 90 giorni''.
Insomma, l'errore che il Guardasigilli, Clemente Mastella, ha chiamato ''un'ingenuità tecnica degli uffici di un sottosegretario'', ha sostanzialmente dato la misura del disaccordo che corre tra maggioranza e opposizione, pronte alla rotta di collisione anche nei confronti di quelle decisioni prese di comune accordo. Che l'indulto sia stato un errore, perché deciso ed attuato frettolosamente in un momento difficile per l'Italia, ci sono pochi dubbi, così come risulta indubbio il fatto che anche un palese equivoco può diventare strumentale per qualsiasi manifestazione di ostruzionismo, sia per l'opposizione che per gli elementi interni alla maggioranza di governo unita solo in riferimento al nome della coalizione.