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La Corte dei Conti ha emesso il proprio giudizio sulle spese della Sicilia: la sanità siciliana ha speso il 57% dell'intera spesa regionale

30 giugno 2006

E' stato definito un attacco politico alla Sicilia che ha scelto di rimanere sotto l'ala del centrodestra. Un pegno da pagare al nuovo governo, un pegno che i cittadini dovranno pagare. Parliamo dell'aumento dell'Irap, ed eventualmente dell'Irpef, per quelle regioni (sei in tutto, fra cui la Sicilia) che nell'ultimo anno hanno registrato un disavanzo economico per via delle spese sanitarie. Una decisione attuata dal ministero dell'Economia del governo Prodi, ma che, ha sempre tenuto ha sottolineare il ministro Padoa Schioppa, era già stata decisa nella precedente Finanziaria.
''Nessun disavanzo è stato riscontrato nell'anno 2005 nel servizio sanitario di questa Regione'', ha affermato fino a pochi giorni fa il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, che ha inviato un promemoria ai ministeri competenti.

Un promemoria che parte da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 306 del 2004), che ha riconosciuto alla Regione Siciliana l'attribuzione del gettito dell'imposta sulle assicurazioni RC auto, un imposta dovuta dagli assicuratori con domicilio fiscale o rappresentanza fuori dal territorio regionale. ''Per effetto di questa sentenza - ricorda Cuffaro - la Regione ha richiesto alla Stato il versamento delle somme riconosciute che erano state indebitamente incamerate dall'Erario nazionale''.
A questo ha fatto seguito un protocollo d'intesa, che risale allo scorso 8 ottobre 2005, tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Regione Siciliana. In base a tale intesa è stato attribuito alla Regione un acconto pari a 953 milioni 475 mila euro a valere sulle spettanze relative alle imposte sulle assicurazioni RC auto. Per corrispondere tale somma lo Stato ha disposto in favore della Regione un contributo annuo quindicennale articolato in tre tranche.
Il governo della Regione, in data 11 novembre 2005, ha messo a punto un disegno di legge (n .1084) atto a destinare, nell'ambito di una più ampia manovra finanziaria, una parte di queste somme (pari a 645 milioni 276 mila e 179 euro) alla copertura del maggiore fabbisogno finanziario del sistema sanitario regionale. ''Cosa che ha consentito alle Aziende sanitarie di chiudere i propri bilanci in pareggio'', ha precisato Cuffaro. (leggi)

Ieri la Procura Generale della Corte dei Conti ha pubblicato il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione Siciliana: il risultato è stato quello di un fermo invito da parte del procuratore generale Giovanni Coppola, ad ''effettuare attente analisi per scongiurare pericolose situazioni regressive'', dopo che per l'esercizio 2004 ''l'amministrazione aveva operato in maniera da migliorare significativamente i dati differenziali del rendiconto rispetto all'anno precedente. Lode che, purtroppo, non si può ripetere nel 2005''.
Nella sintesi della relazione della sezioni riunite della Corte dei Conti, si parla di ''risultati che configurano una situazione di sofferenza della finanza pubblica regionale, che presenta segni di deterioramento di alcuni dei principali saldi di bilanci''.
In altre parole, ha aggiunto Coppola, ''la Regione spende troppo per l'alto numero di dipendenti e per la Sanità''. ''I costi (circa 700 milioni di Euro) per l'elevatissimo numero di dipendenti regionali che, a fine 2005, raggiungevano il numero di 14.498 unità, di cui ben 2.180 erano costituiti da Dirigenti (divisi in 9 Dirigenti di I fascia, 134 di II fascia e 2037 di III fascia), che rapportati al numero totale dei dipendenti regionali di qualifica non dirigenziale (di comparto) danno un Dirigente ogni cinque dipendenti e mezzo. laddove negli Uffici statali vi è in media di un Dirigente ogni sessanta dipendenti''.
''La spesa molto rilevante per la Sanità pari a quasi otto miliardi di euro, assorbe da sola il 57% dell'intera spesa regionale: con essa si retribuiscono 47.789 dipendenti sanitari, escluso il personale delle Aziende Ospedaliere Universitarie Policlinici; oltre 250 milioni di Euro sono stati erogati per rimborsi per ricoveri, interventi e cure fuori del territorio siciliano; quasi un miliardo di euro sono stati spesi per convezionamenti esterni (436 milioni di Euro sono stati spesi per assistenza specialistica convenzionata e 547 milioni di Euro per assistenza ospedaliera). Particolarmente elevata è risultata la spesa farmaceutica che ha superato il miliardo e duecento milioni di euro, che costituisce il 17,17% del fondo sanitario con uno scostamento significativo rispetto al tetto previsto del 13%''
.

Secondo la Corte dei Conti, dunque, la Sanità siciliana non solo non ha chiuso in pareggio i propri bilanci, ma versa in una condizione che ''definire allarmante è un eufemismo'' - ha continuato Coppola - spiegando che si è arrivati a queste conclusioni mettendo insieme i numerosi casi di malasanità (in Sicilia ''sembra esservi la più alta percentuale di decessi post-operatori''), gli alti oneri finanziari sostenuti a fronte dello ''scadente livello di alcune prestazioni'', l'elevato livello della spesa farmaceutica.
Nel 2005 la Sanità siciliana ha aperto nei conti della Regione una grande voragine: è costata quasi otto miliardi di euro che sono stati utilizzati in gran parte per pagare gli stipendi dei 47.789 dipendenti già citati, a cui vanno aggiunti i quasi 46 milioni pagati ai 1732 autisti assunti per guidare 157 ambulanze del 118. Poco meno di un miliardo - per la precisione 983 milioni - è stato speso per l'assistenza convenzionata sia specialistica (436 milioni) sia ospedaliera (547 milioni) mentre sono stati rimborsati 250 milioni per cure e ricoveri fuori dalla Sicilia.

Per avere un elemento di valutazione sulla qualità delle prestazioni e sui risultati di gestione della sanità in Sicilia, la Procura generale della Corte dei conti ha fatto un raffronto con la spesa sanitaria sostenuta dal Veneto, che ha quasi la stessa popolazione siciliana. E così la magistratura contabile è arrivata alla ''incredibile constatazione che in Veneto si spende meno che in Sicilia'', e il risparmio è di quasi il 10 per cento.
Nel 2005 il costo della sanità siciliana è cresciuto ancora del 6,95 per cento fino a raggiungere il 57 per cento dell'intera spesa regionale. ''In pratica - ha concluso Coppola - l'assessorato alla Sanità spende da solo molto di più di quanto spendono tutti gli altri assessorati messi insieme, compresa la Presidenza''.

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30 giugno 2006
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