TUTTI RESPINTI!
''Non apriremo le porte a tutti. E' la sinistra che vuole un Paese multietnico''
Il governo maltese non ha autorizzato l'ingresso nel porto della Valletta della nave Spica della Marina Militare Italiana, con a bordo 69 migranti, tra i quali 16 donne, recuperati ieri nel Canale di Sicilia. Il salvataggio è avvenuto a circa 70 miglia sud di Lampedusa, in acque di competenza maltese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso.
Il pattugliatore, che in questo momento è fermo al limite delle acque territoriali maltesi, stava facendo rientro da Tripoli, dove aveva trasferito ieri mattina altri 162 extracomunitari (tra i quali 42 donne e due neonati) respinti in Libia dalle autorità italiane. Secondo alcune fonti la nave potrebbe ora fare rotta verso Porto Empedocle (AG), ma non è escluso nemmeno un nuovo respingimento in Libia dei profughi.
Dopo gli scontri diplomatici nei giorni scorsi tra Italia e Malta legati alla vicenda della Pinar, il mercantile turco rimasto fermo per quattro giorni con 144 migranti a bordo in attesa di un accordo sulla loro destinazione finale, La Valletta aveva detto di condividere pienamente la linea dei respingimenti adottato dal governo italiano.
Gli ultimi migranti respinti a Tripoli dal Viminale, perché soccorsi in acque internazionali, saranno trasferiti in un centro di detenzione libico così come avvenuto giovedì scorso per gli altri 227 accompagnati a Twescha, a 35 chilometri da Tripoli.
"La linea della fermezza - ha detto ieri il ministro dell'Interno, Roberto Maroni - continua e continuerà in maniera chiara finché gli sbarchi non cesseranno. Accanto a questo continuerà l'accoglienza per chi arriva e riesce a entrare, con la verifica che dirà se ci sono o meno i requisiti per l'ottenimento dello status di rifugiati. Ma la nuova linea sulla quale ci attestiamo e che continuerà è il respingimento. Chi non entra nelle acque territoriali italiane verrà rispedito da dove è venuto. Ciò è possibile grazie alle normative internazionali che noi applichiamo rigorosamente". Secondo Maroni "la Lega porta avanti una opposizione storica quella dell'impegno di contrastare l'immigrazione clandestina e ci stiamo riuscendo".
"Abbiamo cominciato cinque giorni fa - ha poi sottolineato il ministro -. Sino a oggi abbiamo respinto oltre sei barconi per circa 1500 clandestini che sarebbero dovuti essere ospitati da noi. Una svolta importante non è una novità in assoluto, ma assoluta nei confronti della Libia da cui arrivano oltre il 90% degli sbarchi avvenuti a Lampedusa. Chiudendo l'emorragia dalla Libia, possiamo dire che la piaga dell'immigrazione clandestina può dirsi risolta. Non è stato facile. Confermo e garantisco che le critiche, le accuse anche violente che ci vengono fatte da qualche rappresentante dell'Onu, che non è l'Onu, e da qualche organizzazione cattolica, che non è il Vaticano, mi entrano da una parte e escono dall'altra. Siamo i garanti per tutta Europa non solo per l'Italia".
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è detto in piena sintonia con quanto sta portando avanti il Viminale. "La sinistra con i suoi precedenti governi aveva aperto le porte ai clandestini provenienti da tutti i Paesi. Quindi, l'idea della sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica. La nostra idea non è così", ha detto Berlusconi. "La nostra idea - ha poi spiegato, annunciando anche che non c'è alcun progetto di modifica della Bossi-Fini - è di accogliere qui soltanto quei cittadini che sono nelle condizioni per poter chiedere asilo politico".
Pieno appoggio alle affermazioni del premier è arrivato dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Sostenere che la società italiana debba essere assolutamente convinta che occorra mantenere la propria identità, tradizioni, cultura, non significa che non possono diventare italiani persone di qualunque religione, razza e provenienza, ma significa che non bisogna disperdere la nostra storia che ci vede unici nel mondo".
Il respingimento dei clandestini, ha tenuto poi a precisare il ministro degli Esteri Franco Frattini, risponde alla "doverosa applicazione del patto che i leader europei hanno siglato nel dicembre scorso, a conclusione della presidenza francese" dell'Ue. Insomma "se respingiamo lo facciamo anche in nome della Germania, della Francia o dell'Olanda".
"Bisogna fare comprendere che le nostre frontiere non sono una groviera" ha infine aggiunto il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Noi abbiamo sottoscritto un trattato con la Libia - ha detto - e lo stiamo applicando. Siamo un paese libero, democratico e sovrano, e in questo ambito ha delle leggi che regolano l'ingresso in Italia". "Se queste leggi vengono violate, uno Stato che vuole mantenere la propria sovranità - ha sottolineato il Guardasigilli - deve porsi il problema dell'accoglienza ma anche comprendere che le frontiere non sono aperte a tutti". "Noi non abbiamo violato procedendo con i rimpatri - ha osservato Alfano - nessuna legge né alcun trattato internazionale, anzi stiamo applicando il trattato con la Libia".
"Respingere l'immigrato clandestino non viola il diritto internazionale, ma abbiamo il dovere di verificare se tra coloro che vengono respinti c'è chi ha diritto di chiedere l'asilo".
A smorzare la linea dura del governo, ci prova il presidente della Camera, Gianfranco Fini, oggi in visita ufficiale in Algeria. "Un conto - ha puntualizzato Fini - è l'immigrato clandestino, mentre un altro conto è chi gode della possibilità di chiedere asilo. Si tratta di due posizioni che non possono essere trattate allo stesso modo. Respingere l'immigrato che vuole entrare clandestinamente - ha spiegato il presidente della Camera - non viola il diritto internazionale. E' il diritto internazionale che lo prevede, ma è giusto che venga verificata la sussistenza dei requisiti per chiedere l'asilo prima di riaccompagnare il clandestino al paese da cui proviene".
Il presidente della Camera si è poi smarcato dalla linea introdotta dal ministero dell'Interno e ha preso le distanze dalla dichiarazione del premier che aveva assicurato di "non volere un'Italia multietnica". "Non credo abbia molto senso dire che si voglia o meno una società multietnica", ha detto fini. "E' una questione demografica. In Italia e nel resto della Ue, il numero degli stranieri è aumentato, ed è destinato a salire ancora per ragioni demografiche. Per questo - osserva il presidente della Camera - una politica lungimirante in tema di immigrazione deve basarsi certamente su una garanzia di sicurezza e legalità, ma anche su una forte cooperazione internazionale".
Sulla linea dura del nostro governo è intervenuto anche il Consiglio d'Europa: "Respingere gli immigrati clandestini direttamente in Libia è un'iniziativa molto triste, che mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d'asilo".
Dopo le critiche della Cei e della portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati, la politica introdotta dal governo per gestire gli sbarchi degli immigrati in Italia, anche il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg boccia "l'iniziativa italiana che viola il diritto di ogni essere umano di ottenere asilo politico. Spero che l'Italia non vada avanti con questa politica".
Critiche anche da Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, l'Agenzia Onu per i rifugiati. "Respingere in Libia gli immigrati entra in rotta di collisione col diritto di asilo, così come è regolato da leggi nazionali, europee e internazionali. Esiste infatti il principio del non respingimento nel caso di gente bisognosa di protezione". "La Libia - prosegue la Boldrini - non ha firmato la convenzione di Ginevra sui diritti di rifugiati, non ha un sistema di asilo in linea con gli standard previsti e non possiamo entrare in tutti i centri di detenzione. Non siamo in grado di garantire la loro effettiva protezione se vengono rispediti in Libia, dove stiamo lavorando per avere un riconoscimento formale della nostra presenza potendo così entrare nei centri". "Visto che sono stati mandati in un paese che non ha firmato la convenzione di Ginevra, per l'Unhcr sarebbe importante che l'Italia ottenga dalla Libia le rassicurazioni che le persone bisognose di protezione non verranno rimandate nei paesi di origine da cui sono fuggite a causa di persecuzione. In passato - conclude la portavoce dell'Unhcr - purtroppo ci sono state situazioni di questo genere e di alcuni non si è mai più saputo nulla".
[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it, Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it]
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