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Uccisi dall'amianto. Rinviati a giudizio, con l'accusa di omicidio colposo, i vertici dei Cantieri navali di Palermo

08 giugno 2006

Con l'accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime il gup di Palermo Agostino Gristina, accogliendo la richiesta del pm Emanuele Ravaglioli, ha rinviato a giudizio cinque ex dirigenti della Fincantieri nell'ambito dell'inchiesta su casi di morti per tumore polmonari causato dall'amianto tra gli operai dei Cantieri navali di Palermo.
Imputati al processo, che si aprirà il prossimo 2 novembre a Palermo, sono Luciano Lemetti, Claudio Bucci, Raniero Fabbri, Antonino Cipponeri e Giuseppe Cortesi tutti legali rappresentanti dell'azienda. Alcuni familiari delle vittime sono rappresentate dall'avvocato Fabio Lanfranca, legale anche della Fiom di Palermo che si è costituita parte civile assieme a Legambiente e alla Camera del Lavoro di Palermo, difesa dall'avvocato Nino Caleca.

L'indagine, condotta dal Pm Emanuele Ravaglioli, è stata avviata in seguito a una segnalazione trasmessa in Procura dall'Inail, che ha registrato numerosi casi di malattie polmonari nel cantiere navale di Palermo, legati all'inalazione di fibre di amianto. Nel corso di un incidente probatorio era stata disposta una perizia collegiale per fare luce sulle morti e le gravi patologie da cui, dal dopoguerra a oggi, sono stati colpiti oltre sessanta operai dell'azienda, molti dei quali sono morti, secondo le ipotesi dell'accusa, a causa delle inalazioni di amianto.
I consulenti, due docenti universitari di Napoli, avrebbero accertato la natura delle malattie, la data di inizio e quella di manifestazione e l'eventuale nesso di causalità con le attività lavorative che le vittime svolgevano. Nel procedimento aperto dalla Procura sono decine le parti offese. Oltre ai dipendenti, che avrebbero contratto la malattia lavorando a contatto con le fibre di amianto, nella lista delle parti lese sono stati inseriti i familiari degli operai morti, secondo l'accusa, per l'asbestosi.

Dal 1991 l'utilizzo dell'amianto è disciplinato da una legge che impone la bonifica dei luoghi in cui il materiale viene adoperato, ma già un provvedimento del 1956 prevedeva l'adozione di cautele a tutela dei lavoratori che utilizzano sostanze nocive per la salute. Di qui la decisione del magistrato di indagare tutti i vertici della società a partire da quella data.
L'asbestosi e il mesotelioma pleurico, quest'ultimo incurabile, hanno una incubazione che può raggiungere anche i trent'anni: numerosi dipendenti colpiti dalla malattia professionale sono morti quando già erano andati in pensione. Tra le vittime dell'amianto - secondo gli inquirenti - ci sarebbe anche la moglie di un operaio che per anni aveva lavato la tuta del marito, sporca dei residui di lavorazione dell'amianto.

Fonte: La Sicilia, 07 Giugno 2006

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08 giugno 2006
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