Un 2003 da dimenticare per l'economia siciliana. Il calo della ricchezza prodotta dall'Isola
Rapporto della Banca d'Italia ''Note sull'andamento dell'economia della Sicilia''
Il 2003 è un anno da dimenticare per l'economia siciliana che si è chiuso con una crescita del Pil (il prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta) dello 0,4% che arriva dopo un + 03 % raggiunto nel 2002, solo con qualche eccezione nell'agricoltura e nell'edilizia).
Da fonti Bankitalia, tra il '96 e il 2001 la crescita era stata del 2,2%.
Per la seconda parte del 2004 si intravedono però i primi segni di ripresa che si consolideranno nei primi mesi del 2005. Il Pil si è attestato allo 0,4% poco al di sopra (0,3%) di quello nazionale, contro una previsione che fino a qualche mese fa era dell'1%. Questi dati sono stati rilevati nelle "Note sull'andamento dell'economia della Sicilia" presentate dal direttore della sede di Palermo di Bankitalia, Emanuele Pluchino, che hanno illustrato l'andamento dell'economia reale e quello del credito.
Come già accennato i segnali positivi arrivano dal comparto agricolo con una produzione di cereali cresciuta del 70%. In particolare per il grano duro si è registrato un incremento di produzione pari al 72,1%. Crescita del 27,6% per gli ortaggi, con un boom del 40% per i pomodoro. Più 4,6% i legumi. Aumento del 49% delle produzioni foraggiere, più 6% per quelle arboree (ma non le piante da frutta: -24%), del 20% delle piante da tubero a produzione di patate è risultata in linea con quella dell'intero comparto). In calo la produzione di olive (-8%), in crescita agrumi (più 7,2%) e uva da tavola (più 20,6%). La produzione di vino e mosto è aumentata infine del 5,5%.
Il favorevole andamento del comparto agricolo sposta poco però, rappresentando l'agricoltura appena il 4% del Pil regionale.
Anche i dati relativi al settore edilizio sono positivi, sia per la ripresa dell'edilizia residenziale, soprattutto per quanto riguarda gli interventi di ristrutturazione mentre si è assistito (stime Nomisma) a una dinamica crescente delle quotazioni delle abitazioni nelle principali città della Regione. Soddisfacente anche l'andamento dell'edilizia pubblica con gli importi complessivi delle aggiudicazioni delle gare di appalto aumentati del 15,1 %, anche se le gare di importo maggiore sono state vinte da imprese extraregionali. Quelle siciliane hanno strutture molto piccole e solo consorziandosi sono in grado di concorrere alle gare per i maggiori importi.
Il valore complessivo delle gare pubblicate è più che raddoppiato (più 111,9 %) nonostante una riduzione del 16,9% dei bandi, a causa di alcune opere di importo rilevante soprattutto nel settore delle infrastrutture di trasporto.
L'export è positivo (più 2,7%) solo se si considera tra le partite attive il petrolio che pesa per il 50%. Tolto il petrolio, si è registrato un calo delle esportazioni del 4,4%. In diminuzione l'export agricolo e alimentare mentre per quanto riguarda i mezzi di trasporto ha pesato negativamente la temporanea chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imprese.
Le maggiori vendite siciliane sono andate verso l'Africa (più 21,9%) mentre si sono in pratica dimezzate le esportazioni verso gli Stati Uniti (meno 47,5%).
E' allarme anche per l'occupazione con un incremento dello 0,1 % delle persone in cerca di un lavoro. Il tasso di disoccupazione resta al 20,1% contro l'8,7% del Paese e il 17,7% delle regioni del Sud. L'inflazione siciliana è stata pari a quella del resto d'Italia: 2,7%. Per quanto riguarda l'industria sono rimasti su livelli contenuti gli ordinativi, mentre per il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie si è registrato un calo delle vendite del settore commerciale con forti rallentamenti anche per quanto riguarda la grande distribuzione.
Diminuite anche le presenze turistiche nell'Isola soprattutto per quanto riguarda gli arrivi dalla Germania mentre appaiono in ripresa gli arrivi dagli Stati Uniti dopo la stasi del 2002. In generale assistiamo ad un incremento degli arrivi (più 0,7 %) con una presenza che cala però dell' 1,1%. Nonostante la stagnazione dell'economia infine il credito bancario ha continuato a crescere a ritmi sostenuti, soprattutto il segmento a medio e lungo termine. I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere a ritmo più sostenuti di quelli alle imprese. Si riducono invece le sofferenze (i crediti non onorati). Contenuta la crescita della raccolta bancaria (più 1,5%). La media dei tassi sui prestiti si è attestata sul 6,7% con la riduzione di circa un punto. Sui depositi invece un calo dello 0,5%. In leggero calo gli sportelli bancari.