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Un addio allo scultore Pietro Consagra, che verrà sepolto nella ''sua'' amata Gibellina

Un grande interprete della scultura contemporanea

18 luglio 2005

Lo scultore Pietro Consagra è morto sabato mattina a Milano, a 85 anni. La sua ultima volontà, comunicata dalla moglie, è di essere sepolto a Gibellina, sede del grande museo en plein air, di cui fu l'autentica anima, e dove la salma verrà tumulata mercoledì, 20 luglio, dopo le esequie solenni in Campidoglio.

A voler isolare in un solo elemento il contributo singolare che Pietro Consagra ha dato all'arte italiana è necessario ricordare la sua assoluta padronanza tecnica nel lavorare la materia, sia la pietra, che il metallo, che il legno in suggestive forme astratte.
Non a caso i suoi critici ricordano una frase precisa della sua autobiografia ("Vita mia"): ''Mi sono sentito fortunato a entrare nella scultura in marmo con tutta la variabilità del colore che gli altri scartano come disturbo all'unità plastica''. Quasi un manifesto dell' idea dell'arte dello scultore siciliano.
Nato a Mazara del Vallo (TR) nel 1920, Consagra, figlio di un ambulante, grazie all'aiuto di mecenate mazarese studia all'Accademia di Belle Arti di Palermo. Mentre la guerra finisce, nel 1944, si trasferisce a Roma, dove lavora nello studio di Mazzacurati e in quello di Renato Guttuso. In quei mesi aderisce all'astrattismo. Nel 1947, insieme con Ugo Attardi, Pietro Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato e i siciliani Carla Accardi e Antonio Sanfilippo, fonda il movimento ''Forma 1'', che teorizzava la lezione dell'astrattismo, appresa durante un viaggio parigino organizzato dalla gioventù comunista. ''Trovammo lì la chiave che cercavamo'' ricorderà Consagra tanti anni dopo. E la chiave fu l'aver conosciuto artisti come Brancusi, Pevsner, Arp; l'aver osservato i lavori in ferro di Julio Gonzales, sbirciato nello studio di Picasso, compiuto un giro nelle maggiori gallerie d'arte, che riaprivano dopo la guerra, fino a una significativa visita all'atelier di Giacometti.

Al ritorno del viaggio, in quello 'stanzino', che lo scultore condivideva con Renato Guttuso in via Margutta, nascono le sculture astratte di Consagra, caratterizzate da ora in poi dalla ricerca della frontalità, innovativa e rivoluzionaria riduzione ad unico punto di vista per la scultura. Nasceranno così le strutture metalliche di spessore che varia da parecchi metri a un millimetro, blocchi di legno, marmi, sculture monumentali o leggere come l'aria, preziosissimi gioielli; e ancora le serie dei ''Colloqui'', i ''Piani sospesi'', i ''Piani appesi'', i ''Ferri trasparenti'', gli ''Addossati'', le ''Sottilissime'', fino a giungere all'idea della ''Città frontale'', che in Sicilia a Gibellina divenne la straordinaria scenografia dell'Oedipus Rex, nel 1988, con quarantotto sagome disposte su tre livelli.

La sua carriera non è stata avara di riconoscimenti. Nel 1948 è tra gli organizzatori della mostra Arte Astratta in ''La materia poteva non esserci'', scultura di Pietro Consagra nella Fiumara d'ArteItalia. Nel 1950 è invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia, alla quale parteciperà anche nel '52 e nel '54, e con una sala personale nel '56, '60 e '72. Alla XXX Biennale di Venezia riceve il Gran Premio internazionale della scultura.
Nel corso della sua intensa attività partecipa ad importanti mostre internazionali in Europa e negli Stati Uniti (Palais des Beaux Arts di Bruxelles; World House Gallery e Malborough Gerson Gallery di New York; Galerie de France, Parigi; Boijmans van Beuningen Museum di Rotterdam). All'Eremitage di San Pietroburgo - dove brillano i capolavori di Antonio Canova - porta una scelta di sculture e la Porta del Cremlino.
Parallela all'attività principale di scultore si sviluppa anche la sua vena di scrittore. Pubblica vari scritti tra cui: ''La necessità della scultura'' ('52), ''La città frontale'' e l'autobiografia ''Vita mia'' ('80). Nel 1966, il Palazzo di Brera a Milano, ospita la grande ''Porta in ferro'' (6x8 m) in occasione della mostra ''Consagra. Scultura e Architettura''.

Per la ricostruzione di Gibellina nel Belice realizza nel 1981 una grande Stella, alta 24 metri, in acciaio inox, la ''Porta del Belice''. Tra le altre opere di Pietro Consagra a Gibellina, le porte del cimitero, il teatro in fase di completamento, la scultura posta all'ingresso della casa per anziani, le scenografie per l'Oedipus Rex di Stravinskij, oggi in piazza Municipio, le ''Luminarie'' e l'imponente ''Carro processionale di San Rocco'', che sono in fase di restauro grazie ad un finanziamento dell'assessorato regionale ai Beni Culturali.
Fra le sue ultime grandi opere, nel 1998, esegue una scultura in marmo, dedicata a Giano, alta più di cinque metri, situata a Largo Santa Susanna a Roma. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito della medaglia d'oro come Benemerito della Cultura e dell'Arte.

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18 luglio 2005
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