Un affare troppo grande
La costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina continua ad avere troppe zone buie
E' troppo grande l'affare della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina per non far gola alla criminalità organizzata, e questa è troppo presente e radicata nel nostro territorio. La mafia, la 'ndragheta vogliono entrarci a tutti i costi e riuscire a contrastare questo loro volere è un operazione colossale più della costruzione stessa della 'Grande Opera Ponte'.
L'opera, quindi, è troppo grande e purtroppo, al di là di qualsiasi schieramento ''pro'' o ''contro'' ponte, continuano ad esserci troppe inquietanti ombre su quello che sta sotto, dietro, sopra o di lato ad esso.
Con le intercettazioni telefoniche all'ex presidente dell'Impregilo, Paolo Savona, attualmente al vaglio della procura di Monza e di Roma (leggi), è davanti agli occhi di tutti il fatto che la gara per il general contractor probabilmente non è stata totalmente trasparente. L'allarme lanciato dalla Dia qualche giorno fa, che parla della grande attenzione che la criminalità organizzata ha nei confronti di appalti, sub appalti e sub-sub appalti per la costruzione (leggi), conferma che non si possono avere assolute garanzie affinché l'inquinamento dei lavori possa escludersi. L'apertura di un procedimento di infrazione da parte della Commissione Ambiente dell'Ue nei confronti dell'Italia, proprio sulla questione Ponte sullo Stretto (leggi), ci indica che con molta probabilità tutti gli studi fatti sull'impatto ambientale non erano poi tanto soddisfacenti. Per ultimo, le preoccupazione del nuovo superprefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, riguardanti la ''Legge Obiettivo'', ci lasciano senza parole e il nostro sguardo si volge verso la classe politica carico di rimprovero e diffidenza.
Parliamo proprio dall'intervista che il superprefetto anti-'ndrangheta Luigi De Sena, mandato dal ministro dell'Interno Pisanu in Calabria, ha rilasciato al quotidiano la Repubblica due giorni fa. Nell'intervista si legge: ''L'attuale legge Obiettivo va cambiata. È criminogena, così com'è favorisce di fatto le infiltrazioni mafiose''. Parole che hanno fatto saltare sulla sedia in molti, pronunciate da un uomo spedito di gran fretta in Calabria per l'emergenza 'ndrangheta, anche perché seguono di pochissimi giorni la notizia dell'apertura dell'inchiesta della procura di Monza sull'aggiudicazione del maxiappalto da parte di Impregilo e l'allarme della Dia.
Il commento del presidente onorario di Legambiente e deputato della Margherita Ermete Realacci, è stato perentorio: ''Dopo le gravissime preoccupazioni espresse dal super prefetto De Sena, Lunardi e Pisanu dovrebbero riferire in parlamento sul Ponte sullo Stretto'', e ha aggiunto: ''Da tempo esprimiamo fortissime perplessità su una gara d'appalto di dimensioni impressionanti che avrebbe dovuto catalizzare gli interessi di tantissime imprese e che invece ha visto correre solo due soggetti - spiega Realacci - ed è stata praticamente disertata da gruppi stranieri''.
L'intervento del ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, non si è fatto attendere: ''È stata una montatura giornalistica di Repubblica''. Poi ha aggiunto: ''Mi sembrava strano che qualcuno dicesse qualcosa su questo argomento quando sappiamo bene che noi sin dall'inizio abbiamo combattuto le infiltrazioni mafiose con una parola: prevenzione''.
A smorzare i toni ci ha provato il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli: ''Non fare il ponte perché c'è la mafia? Vuol dire che lo Stato alza le mani''. Poi un commento sullo schiaffo europeo al progetto: da parte europea, per Matteoli, non ci sono scomuniche: ''L'Europa pone domande, se i chiarimenti ci saranno si procederà''.
È stato poi lo stesso De Sena a chiarire il suo pensiero: ''Non ho mai affermato che la legge sul ponte favorisce i boss. Ho soltanto detto che i relativi lavori possono interessare sicuramente le organizzazioni criminali ma che gli organi investigativi, territoriali e centrali, sono intervenuti tempestivamente con operazioni di polizia giudiziaria particolarmente significative''. Quanto alla legge Obiettivo, si legge ancora nella nota, ''non ho assolutamente valutato come criminogena la cosiddetta legge obiettivo e quindi non ho affermato assolutamente che va cambiata. In generale ed in modo del tutto dialogante alla giornalista ho accennato ad uno studio in corso per conto dell'Unione europea sulla criminogenesi legislativa che ha attirato la mia attenzione sempre nella precedente qualità di direttore centrale della polizia criminale''.
La rettifica del procuratore non fanno però cambiare idea al Wwf che, sulle relazioni tra mafia e ponte proprio nei giorni scorsi ha prodotto un dossier: ''La denuncia della Dia circa il rischio di interferenza della mafia nella realizzazione dell'opera Ponte sullo Stretto venerdì scorso e l'allarme del prefetto De Sena, per quanto corretto e ridimensionato, confermano quanto il Wwf denuncia da tempo: l'impalcatura della Legge Obiettivo, le operazioni di controllo sul general contractor e i sub-affidamenti che questi gestirà con ampia e poco trasparente capacità di manovra sono tutti elementi che allentano fortemente le maglie anti-mafia''.
Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, annunciando che il suo partito ha già depositato al Senato una mozione per la ''sospensione delle procedure per la stipula del contratto con Impregilo'', ha affermato: ''E' evidente che lo sciagurato progetto del Ponte non presenta solo irrisolti problemi ambientali, come confermato anche dall'avvio delle procedure di infrazione comunitaria, ma anche insostenibili rischi di infiltrazione mafiosa. Siamo convinti ha concluso Pecoraro che l'Unione si debba impegnare, una volta al governo, a cancellare la 'Legge Obiettivo', così da restituire norme certe e di garanzia dal punto di vista sociale e ambientale. Allo stesso modo, condividiamo l'auspicio del prefetto De Sena affinché i beni sequestrati ai mafiosi possano essere più facilmente utilizzati dallo Stato''.
- Dossier del Wwf sul Ponte sullo Stretto di Messina (La Nuova Ecologia)