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Un allarme da Telefono Azzurro: bambini soli e superaccessoriati

A vederli uno direbbe: che gli manca?

05 dicembre 2002
A vederli uno direbbe: che gli manca? Hanno tutto: la festa da McDonald per il compleanno, il cellulare in tasca, il pc in camera, un premio se vanno bene a scuola. Loro chiedono. Loro hanno. Semplice in fondo.

Ma la domanda delle domande, quella resta inascoltata perché i bambini non sanno neppure come formularla ed è la richiesta di affetto, di tempo, di attenzione, di rispetto vero, di gioco non preconfezionato, di parole, di fiabe inventate, di tenerezze non frettolose, di complicità.

Non così semplice, in fondo, se siamo sempre qui, al punto di partenza, con gli studiosi dell'Infanzia che ci tirano per la manica a dirci: questi bambini, i vostri bambini, vengono "circondati di oggetti e cose nella pretesa di riempire quei vuoti affettivi che la società narcisista porta inevitabilmente con sé, o li si affida ad una solitudine dorata che inaridisce progressivamente la naturale attitudine alle relazioni con i propri pari e con i "grandi".

Questo confermano i dati del Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia, della Preadolescenza e dell'Adolescenza che ci parlano del tempo infinito e solitario che i ragazzi trascorrono davanti alla tv e della pubblicità che li divora condizionando, nel 75 per cento dei casi, le loro scelte; della distrazione che porta gli adulti a rendersi conto di infantili disturbi del linguaggio o lievi ritardi mentali, a volte con un ritardo di 45 anni; del "disagio sommerso" che li affligge: il 20 per cento ha problemi psichici di diverso tipo (dalle ansie alle depressioni) e i tranquillanti sono utilizzati dall'8,6 degli adolescenti (11,5 % femmine, 5,3 maschi).

Ragazzi e ragazze che "promuovono" la famiglia, ma che invece nel 42,8 per cento dei casi preferisce stare con gli amici non di scuola, o con quelli del cuore (16,1) o con i compagni di classe (8,3); che vengono premiati per lo più in base ai risultati scolastici (66% alle elementari e 54 alle medie); che il 50,2 per cento delle volte hanno negli amici la primaria fonte di informazioni sulla vita sessuale alle medie. Giovani che respirano "modelli culturali che veicolano implicitamente o esplicitamente l'egoismo, la furbizia, il sopruso, l'edonismo, il disinteresse verso la comunità". E quindi c'è poco da stupirsi se, al dunque, il 72, 8 per cento dei più grandi non sa chi sia Prodi, o che solo il 29,7 avverta il rispetto delle leggi come primario dovere dei cittadini (per non parlare del pagare le tasse riconosciuto come dovere dal 5,6% degli studenti di scuola superiore); o, ancora, se scende di 7 punti la percentuale di chi parla di politica una o più volte a settimana.

Eppure sono gli stessi giovani che poi pensano alla casa come un "nido" (43,1%), o a una "tana" (14%). Ma anche come ad un albergo (24,7 %). Gli stessi che dai genitori vorrebbero protezione (58,3%) e che li giudicano "moderni" (28,9%) e "comprensivi" (25,8%). Gli stessi con i quali oggi, forse, all'ora di pranzo, cadrà un silenzio tombale.

Ma non scoraggiatevi. Non è (mai) troppo tardi. 

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05 dicembre 2002
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