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Un'altra bella mazzata!

L'aumento dell'Iva penalizzerà il "Made in Italy" e più in generale tutti i consumatori e tutti i commercianti

01 ottobre 2013

Oggi, 1 ottobre, è il "d-day": l’aliquota ordinaria dell’Iva salirà al 22%. Alla luce di questa novità, l’Ufficio studi della CGIA di Mestre ha individuato, sulla base della spesa media annua delle famiglie italiane, quali saranno i prodotti ed i servizi che subiranno i maggiori aggravi; la stima si basa sull’ipotesi che nel 2014 la propensione alla spesa al consumo delle famiglie italiane rimanga la stessa di quella registrata l’anno scorso (ultimo dato statistico oggi disponibile).
Al vertice di questa particolare graduatoria troviamo i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa. A fronte di una spesa annua delle famiglie italiane pari a 68,5 miliardi di euro, l’aumento dell’Iva comporterà un aggravio annuo di queste voci di 567 milioni di euro. Fatto 100 il gettito atteso dalla spesa delle famiglie, con l’aumento di un punto dell’Iva sulle famiglie, questa tipologia di spesa inciderà sul totale per una quota pari al 19,8%.
Al secondo posto troviamo l’abbigliamento e le calzature. Con una spesa famigliare annua pari a 66,5 miliardi di euro, il ritocco dell’Iva porterà un gettito aggiuntivo di 550 milioni di euro, pari al 19,3% del maggior gettito totale atteso.
Al terzo posto di questa classifica troviamo le riparazioni, le manutenzioni e i pezzi di ricambio dei mezzi di trasporto. A seguito di una spesa famigliare annua di 36 miliardi di euro, l’incremento dell’aliquota ordinaria dell’Iva su questa spesa "garantirà" un gettito aggiuntivo di 298 milioni di euro, pari al 10,4% del maggior gettito previsto.

"A subire l’aggravio più pesante - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA - saranno gli acquisti dei prodotti made in Italy che costituiscono l’asse portante del nostro manifatturiero. Pertanto, il probabile calo dei consumi che interesserà queste voci avrà degli effetti molto negativi anche sulla miriade di piccole e medie imprese che già oggi operano in condizioni di grave difficoltà a seguito di una tassazione a livelli record, ad una burocrazia eccessiva ed asfissiante e di una crisi che continua a produrre i suoi effetti negativi".
La CGIA ricorda che il gettito annuo atteso dall’incremento dell’aliquota ordinaria dell’IVA dal 21% al 22% è pari a 4,2 miliardi di euro all’anno: questa somma graverà per il 67% (in valore assoluto pari a 2,85 miliardi di euro circa) sulle tasche delle famiglie, mentre il rimanente 33% (1,35 miliardi) "colpirà" le imprese, il settore "no profit" e in parte anche l’Amministrazione pubblica.

Nel 2012 l’ammontare totale della spesa per consumi finali delle famiglie sul territorio nazionale è stata di 965 miliardi: di questi, circa il 36% (pari a 345,4 miliardi di euro) subirà l’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21 al 22%.
Infine, la CGIA ricorda che l’incremento dell’Iva al 22% comporterà un aumento medio annuo in capo ad una famiglia italiana di 4 componenti di 103 euro. Chiaramente, essendo una media, ci saranno nuclei famigliari che pagheranno meno, mentre in altri potranno raggiungere importi anche superiori ai 200 euro.

Aumento Iva: in Sicilia colpo di grazia per migliaia di attività - In Sicilia l'aumento dell’Iva sarà il colpo di grazia per migliaia di attività in crisi. Lo afferma Francesco Tanasi Segretario Nazionale Codacons.
"L’incremento dell’aliquota al 22% non potrà essere assorbito dalla quasi totalità delle imprese siciliane, già schiacciate dalla crisi economica, e si riverserà direttamente sui prezzi al dettaglio, determinando una contrazione dei consumi fino al -3% - spiega Tanasi -. L’ulteriore riduzione degli acquisti porterà migliaia di piccole attività a chiudere i battenti nel corso del 2014. Saranno migliaia gli esercizi commerciali al dettaglio che, per gli effetti diretti e indiretti dell’Iva, saranno costretti a chiudere entro la fine del prossimo anno". "Per questo - conclude Tanasi - è giusto affermare che l’aumento dell’Iva sarà  in Sicilia un vero e proprio "colpo di grazia" per il commercio, e produrrà la perdita di almeno migliaia  posti di lavoro nei prossimi mesi."

Proprio nel giorno dell’entrata in vigore della nuova aliquota Iva al 22%, Tanasi rivolge un appello a tutte le organizzazioni dei commercianti  e alla grande distribuzione, chiedendo di bloccare i prezzi e non applicare la maggiore aliquota fino al prossimo 31 dicembre.
"Per una volta consumatori e commercianti sono sulla stessa barricata - affema Tanasi - La maggiore aliquota introdotta oggi, infatti, determina una stangata per le famiglie ma anche un danno tangibile per gli esercenti, in quanto la riduzione dei consumi (stimabile in un -3%) che farà seguito ai rincari dei prezzi per effetto dell’Iva, causerà una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, già stremato dalla crisi economica in atto".

"Per questo - conclude Tanasi - rivolgo un appello a commercianti e grande distribuzione: bloccate i prezzi fino al 31 dicembre 2013, senza applicare ai listini la nuova Iva e senza rincari. Solo così infatti, in assenza di un decreto che cancelli l’incremento dell’aliquota, sarà possibile annullare gli effetti dirompenti che la nuova Iva avrà sui consumi, e il mondo del commercio eviterà una strage di piccoli negozi, destinati a scomparire per effetto dei minori acquisti da parte degli italiani".

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01 ottobre 2013
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