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Un altro colpo alla ''Piovra''

Arrestato a Catania il boss Eugenio Galea, il ''ministro degli esteri di Cosa nostra'' affiliato al clan Santapaola

28 giugno 2006

E' stato inferto un altro duro colpo alla mafia siciliana. Stavolta a dover chinare la testa davanti alla ''Giustizia'' è stata la mafia della Sicilia orientale che ha visto l'arresto di quello che è stato soprannominato il ''ministro degli esteri di Cosa nostra di Catania'', Eugenio Galea, 62 anni, indicato dagli inquirenti come affiliato alla cosca Santapaola e ritenuto il capo clan di Catania e provincia
Galea è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale etneo, e nei suoi confronti è stato emesso un ordine di carcerazione dal gip di Catania su richiesta della Procura distrettuale antimafia per associazione mafiosa ed estorsione aggravata.
Gli stessi reati sono stati ipotizzati per Biagio Greco, 36 anni, anche lui arrestato dai militari dell'Arma di Catania. I due arresti rientrano nell'ambito dell'operazione denominata 'Dionisio', condotta dai carabinieri del Ros nel luglio del 2005, con 83 arresti nella Sicilia orientale.

Secondo quanto detto dagli inquirenti, Eugenio Galea sarebbe stato arrestato per dei tentativi di estorsioni a grosse imprese edili. Titolare di un'azienda di conservazione di prodotti agricoli, Galea, era stato arrestato la prima volta il 13 gennaio del 1995, dopo due anni di latitanza. Quella volta Galea fu definito dalla Procura della Repubblica il ''ministro degli esteri di Cosa nostra di Catania'' per i suoi presunti investimenti in attività immobiliari e case da gioco nei Paesi dell'Est Europa, e in particolare in Romania.

Eugenio Galea, un boss carismatico e autorevole - così lo ritraggono gli investigatori - non è però riuscito in questi ultimi anni di sua reggenza, a ricomporre la profonda frattura che esiste all'interno di Cosa nostra a Catania, dove due opposte fazioni della stessa famiglia si contendono la leadership, soprattutto nel settore delle estorsioni.
È questo il quadro che è emerso dalle indagini dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Catania, avviate due anni fa dopo la scarcerazione dell'indagato, e che sono culminate con il suo arresto e del un suo luogotenente di fiducia, Biagio Greco.
Galea, dopo la sua scarcerazione, nel 2004, ha assunto il ruolo di ''supervisore'' nella spartizione delle ''entrate'' della cosca. Ma neppure la sua gestione, più ''flessibile'' e ''moderata'' (nel segno, forse, di Bernardo Provenzano, ndr) rispetto a quella precedente del presunto boss Alfio Mirabile, avrebbe ricomposto la frattura nella ''famiglia''. Le frazioni infatti, lo storico gruppo Ercolano-Mangion-Santapaola da una parte e i fratelli e un nipote del capomafia Benedetto Santapaola e il boss Francesco La Rocca dall'altra, sarebbero ancora in forte contrapposizione tra loro.

Tra le estorsioni scoperte dagli investigatori del Ros contestate a Galea c'è quella all'impresa Ira costruzioni i cui rapporti era stati delegati a Biagio Greco. La riscossione del pizzo avveniva in maniera indiretta, secondo l'accusa, ovvero con rapporti di forniture e di subappalto che consentivano di dissimulare, anche contabilmente, il pagamento della tangente.
Come abbiamo già detto l'arresto di Galea e di Greco rappresenta il proseguo dell'operazione Dionisio dei carabinieri del Ros realizzata nel luglio del 2005 contro 83 presunti appartenenti a cosa nostra della Sicilia orientale. Le indagini misero in luce i rapporti di cosa nostra di Catania con le articolazioni mafiose di Enna (tramite Raffaele Bevilacqua), Agrigento (Maurizio Di Gati), Gela (Daniele Emanuello), Messina e Mistretta (Sebastiano Rampulla).

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28 giugno 2006
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